Roma, Centro Sportivo pubblico torna al privato, il Tribunale boccia il Campidoglio. “Ignorata l’emergenza Covid”

Roma, sullo sfondo l'ingresso al centro Sportivo, via Taverna, foto Google Maps, in primo piano il sindaco Gualtieri e l'assessore Alessandro Onorato

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Roma, un Centro Sportivo pubblico situato in via Taverna, nel quadrante nord della Capitale, torna in mano al privato. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato la decisione con cui il Campidoglio aveva revocato la concessione alla società S. I., affidataria dell’impianto dal 2020. Secondo la sentenza n. 09345/2025 pubblicata il 15 maggio, il Comune di Roma non avrebbe tenuto conto degli effetti della pandemia da Covid 19 sulla gestione della maxi piscina capitolina. La decisione, destinata forse a fare giurisprudenza anche per casi analoghi, riapre la discussione sull’uso dei beni pubblici in tempi di crisi.

Il centro Sportivo pubblico di Roma torna nelle mani del privato

La società S.I. aveva ottenuto la gestione del centro sportivo capitolino poco prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria. La revoca della concessione, decisa a fine 2023, era stata motivata da un presunto debito di oltre 150.000 euro per mancati pagamenti del canone tra il 2020 e il 2022. Il Campidoglio aveva contestato anche il mancato rispetto di obblighi contrattuali. Ma per il Tar le condizioni eccezionali causate dal Covid rendevano insostenibile la gestione dell’impianto e non giustificano il provvedimento.

Il Covid 19 cambia le regole e stravolge il mondo interno, il Campidoglio se n’è accorto?

I giudici hanno sottolineato come l’Amministrazione abbia sostanzialmente ignorato l’impatto delle restrizioni imposte dalla normativa emergenziale. La piscina, di fatto, è rimasta chiusa per quasi tutto il 2020 e per buona parte del 2021. Nessuna attività, nessun incasso, ma canoni comunque richiesti. Il Tar ha riconosciuto che in base al diritto emergenziale – in particolare ai decreti legge n. 6/2020 e n. 18/2020 – il mancato pagamento in quel contesto non può essere considerato morosità vera e propria.

Il Campidoglio non ha ascoltato

Uno degli elementi centrali della sentenza è l’omessa considerazione delle controdeduzioni presentate dalla concessionaria. La S.I. aveva segnalato in tempo utile le difficoltà legate alla pandemia, senza ottenere riscontro formale. Secondo il Tar, il Comune ha violato i principi fondamentali di correttezza e buona fede procedimentale, ignorando le istanze e prolungando il procedimento per oltre un anno e mezzo prima di adottare la decisione di decadenza.

Agevolazioni Covid 19 negate, ma perchè?

Il nodo più delicato riguarda però il mancato accesso della società sportiva alle agevolazioni economiche approvate da Roma Capitale con la Deliberazione n. 81/2021, pensate proprio per sostenere i concessionari pubblici colpiti dal lockdown.

Il Comune ha sostenuto che la SSD Imperium non avesse fatto richiesta nei tempi previsti. Ma per i giudici non c’è alcuna prova che la società sia stata effettivamente informata delle modalità di accesso. Inoltre, una richiesta formale era stata comunque inviata nel giugno 2022. Un segnale – secondo il TAR – di volontà collaborativa da parte del concessionario.

Un servizio pubblico di Roma sacrificato: qui prodest?

Altro elemento rilevante per il giudizio è la continuità del servizio garantita dalla SSD Imperium, che nonostante le difficoltà ha mantenuto operativo l’impianto e ha ripreso i pagamenti del canone a partire dal 2023.

Il Tribunale ha ritenuto che Roma Capitale avrebbe potuto adottare soluzioni alternative, come la rateizzazione del debito o la rinegoziazione della concessione. Scelte proporzionate al contesto e finalizzate a salvaguardare un servizio pubblico essenziale come lo sport di base.

Il verdetto: provvedimento di Roma annullato

La sentenza è chiara: il Comune ha sbagliato. Il provvedimento di revoca è stato annullato per difetto di motivazione, mancata considerazione della normativa emergenziale e violazione dei principi di buona fede.

Roma dovrà ora riesaminare la posizione della concessionaria, valutando l’accesso ai benefici economici negati e ricalcolando l’eventuale debito residuo. La sentenza impone anche un confronto con la società, nel rispetto del contraddittorio e della trasparenza amministrativa.

na decisione che fa rumore

La pronuncia del Tar del Lazio apre interrogativi più ampi sulla gestione dei beni pubblici in periodo di crisi. Se da un lato l’Amministrazione ha il dovere di vigilare sulla corretta esecuzione dei contratti, dall’altro è tenuta a operare con equità, soprattutto quando emergenze straordinarie colpiscono servizi di pubblica utilità.

Il caso della piscina di via Taverna è destinato a diventare un precedente importante per centinaia di realtà simili, sospese tra bilanci fragili e burocrazia spesso insensibile alla realtà.

Mappa dell’area di via taverna, Roma, in cui si trova il Centro Sportivo pubblico capitolino
Roma, ingresso al Centro sportivo pubblico di via Taverna, foto Google Maps
Roma, ingresso al Centro sportivo pubblico di via Taverna, foto Google Maps – www.7colli.it