Roma chiude lo storico ristorante di via della Scrofa: “Stop alla musica”. Il Tribunale bastona il Campidoglio

Il Comune di Roma chiude lo storico ristorante di via della Scrofa per 15 giorni: “Stop alla musica all’esterno del locale, tra i tavoli su strada”. Il Tribunale bastona il Campidoglio. Con un provvedimento firmato dal Comune di Roma, uno storico ristorante (pluripremiato per la sua storicità e per l’eccellenza imprenditoriale che rappresenta da decenni) attivo su via della Scrofa è stato chiuso per 15 giorni.
Il motivo? L’uso reiterato di diffusori acustici all’esterno del locale, in violazione – secondo il Campidoglio – del Regolamento di Polizia Urbana (DAC 43/2019). Ma la vicenda non si è chiusa lì. Il caso è finito dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio che con una sentenza destinata a far discutere, ha bocciato l’azione dell’amministrazione comunale capitolina.

Nel mirino della giustizia amministrativa è finita proprio la norma che consentiva al Comune di ordinare la sospensione dell’attività commerciale. Il Tar ha annullato il provvedimento, accogliendo il ricorso della società ricorrente, titolare del locale, e demolendo le basi giuridiche della pesante sanzione.
Il contenzioso tra Roma e storico ristorante: dal doppio sopralluogo allo stop
Il caso ha avuto origine il 29 maggio 2024, quando la Polizia Locale di Roma ha riscontrato la presenza di un amplificatore acustico all’esterno del locale. Una prima infrazione, seguita da una diffida formale inviata il 28 agosto 2024, avvertendo la società che una recidiva avrebbe comportato la sospensione dell’attività.
Nonostante ciò, un nuovo sopralluogo del 19 luglio 2024 ha rilevato un’ulteriore violazione. A quel punto, il Campidoglio ha disposto, con provvedimento del 30 agosto 2024, la sospensione del ristorante a partire dal 9 settembre 2024. Il blocco, però, è stato subito congelato.
Il TAR ha infatti concesso la sospensione cautelare prima con decreto monocratico (5 settembre 2024) e poi con ordinanza collegiale (8 ottobre 2024), mantenendo intatta la situazione in attesa della sentenza definitiva.
Il Tribunale: sanzione del comune di Roma contro il ristorante sproporzionata
Nel corso del procedimento, il Tribunale ha analizzato nel merito la legittimità della norma su cui si fondava il provvedimento di chiusura. Secondo la sentenza, il Regolamento di Polizia Urbana non può introdurre sanzioni afflittive come la sospensione dell’attività commerciale, in mancanza di una legge primaria che ne disciplini presupposti e limiti.
La previsione regolamentare è stata definita priva di fondamento legale, oltre che sproporzionata rispetto alla violazione contestata. Per i giudici, la sospensione per una recidiva legata alla diffusione sonora, priva di valutazioni sulla gravità concreta del fatto, risulta una misura “oltremodo afflittiva” e non sorretta da adeguato bilanciamento tra interesse pubblico e libertà d’impresa.
Roma sotto accusa sul ristorante
La bocciatura del TAR rappresenta un duro colpo per Roma Capitale, che ha visto annullare sia il provvedimento del 30 agosto 2024, sia la norma regolamentare (art. 33, comma 5, DAC 43/2019) su cui si basava. Per il Tribunale, il Comune ha travalicato i propri poteri normativi, attribuendo ai Direttori municipali una facoltà – quella della sospensione dell’attività economica – che spetta esclusivamente alla legge statale o regionale.
Anche il richiamo a norme di ordine pubblico, come l’art. 100 del TULPS o il D.L. 14/2017, non ha convinto i giudici. In quei casi, infatti, la competenza è attribuita al Questore e comunque con limiti temporali ben definiti e previsti dalla legge.
Un precedente destinato a pesare
La decisione del TAR Lazio si inserisce in un filone giurisprudenziale sempre più attento al principio di legalità in ambito sanzionatorio. In particolare, il Tribunale ha ribadito che nessuna sanzione può essere prevista o applicata tramite regolamenti comunali, ma solo attraverso fonti normative primarie. Un principio già espresso con la sentenza n. 22497/2024, a cui i giudici si sono espressamente richiamati.
Con questa nuova pronuncia, si delinea un precedente importante per le attività commerciali della Capitale, molte delle quali operano in contesti storici, turistici e sensibili dal punto di vista del decoro urbano. Ma le regole, avverte il Tribunale, devono essere chiare, proporzionate e soprattutto fondate su basi legislative legittime.
Il Campidoglio
Il caso del ristorante di via della Scrofa, che ha visto un semplice amplificatore diventare oggetto di una battaglia legale, finisce con una netta sconfitta per l’amministrazione capitolina. Il Tribunale ha accolto il ricorso della società ricorrente, annullando il provvedimento e censurando l’intera disciplina regolamentare che lo sosteneva.
Nessuna condanna alle spese: il TAR ha ritenuto la questione “nuova” e meritevole di approfondimento. Ma resta l’impatto politico e amministrativo di una decisione che, in sostanza, ammonisce Roma Capitale: le regole si fanno con le leggi, non con i regolamenti.
Un caso analogo, aveva avuto luogo anche nei giorni scorsi, a due passi da via dei Coronari: anche in quel caso, il Comune aveva sbagliato.