Roma, ciclabile su via Panama, nuova rivolta dei Parioli: il comitato chiede “Stop del cantiere e riprogettazione”
Roma, via Panama, Parioli: giovedì mattina (18 dicembre) i residenti sono tornati in strada nel pieno dell’ora di punta: cartelli su ringhiere e balconi, e un messaggio chiaro: la ciclabile nata dentro il progetto del Grab (Grande raccordo delle biciclette) e finanziata nell’alveo degli interventi Pnrr non piace ai residenti. Il comitato “SOS Via Panama”, che parla di circa duecento cittadini coinvolti, sostiene che l’infrastruttura sia stata “pensata male e realizzata malissimo”, e rivendica di aver chiesto modifiche “prima che fosse troppo tardi”.
L’idea di spostare la pista dal marciapiede alla carreggiata, con tracciato bidirezionale, che punterebbe a liberare lo spazio pedonale e a dare continuità al percorso ciclabile, non convince i residenti. Ma nel quartiere il tema non è più “bici sì o bici no”: è come, dove e con quali effetti collaterali sulla vita quotidiana. Nel mirino c’è soprattutto la sensazione di non essere stati ascoltati quando il cantiere era ancora correggibile senza strappi.
Dieci correttivi e una fermata Atac in meno: la retromarcia parziale
Il Campidoglio, davanti a proteste organizzate e tecnicamente dettagliate, ha già messo mano al progetto con una serie di aggiustamenti: dieci misure di miglioramento. Tra cui la rimozione di una fermata Atac, semafori riprogrammati e interventi su marciapiedi e geometrie stradali. La linea dell’amministrazione, spiegata anche dall’assessorato alla Mobilità, resta però quella di non arretrare sull’obiettivo strategico. Roma che punta a una rete ciclabile più estesa, indicata nel “bici plan” da 1000 km in dieci anni.
Il punto di rottura: sicurezza e incidenti lungo i cordoli
Adesso, però, il fronte si è spostato dalla viabilità alla sicurezza. Secondo quanto riportato nelle ultime settimane, lungo via Panama si sarebbero verificati diversi sinistri, alcuni gravi, con persone finite in ospedale. L’ultimo episodio citato dai residenti riguarda l’area di piazza Ungheria e un cordolo della nuova ciclabile. Un elemento pensato per proteggere chi pedala, ma che — nella narrazione del comitato — sta diventando un ostacolo imprevisto per automobilisti e moto in una strada percepita come “strozzata” dal passaggio da due corsie a una.

“Transenne tolte senza collaudo”: l’accusa social e la domanda su chi paga
Nel post diffuso dal comitato nelle stesse ore, la contestazione diventa anche amministrativa. I residenti affermano che le transenne sarebbero state rimosse “senza collaudo” e che l’asfalto sarebbe stato steso “in fretta e furia”, con “errori evidenti”. Sono accuse che, per loro, aprono due domande politiche: quando verranno fatte verifiche pubbliche puntuali e chi sosterrà i costi di eventuali rettifiche. Tradotto: se un’opera Pnrr finisce contestata e da rifare, la responsabilità non può restare anonima.
La sfida per il Campidoglio: transizione ecologica senza perdere la città reale
Il caso Via Panama è un laboratorio di consenso: da una parte la transizione ecologica che chiede infrastrutture e scelte nette; dall’altra la città reale, dove un cordolo di troppo può significare traffico, smog percepito più alto e paura che un’ambulanza resti imbottigliata. La richiesta del comitato — “verifiche subito e riprogettazione” — mette il Campidoglio davanti a un bivio: difendere il simbolo o garantire, con dati e interventi visibili, che la sicurezza non sia il prezzo da pagare per la mobilità sostenibile.
