Roma, colpo da Louis Vuitton, rubate 140 borse: è caccia a una banda di cinque uomini
Roma. Dieci minuti. Tanto è bastato, nella notte tra domenica e lunedì, a una banda di professionisti per svuotare il magazzino Louis Vuitton a due passi da via Condotti. Cinque persone, un’Alfa Romeo Stelvio, una smerigliatrice per forzare la porta a vetri: il tempo di entrare, arraffare 140 tra borse e valigie griffate – valore stimato 307 mila euro – e sparire nel buio del centro storico. Il colpo non è solo un episodio di cronaca nera: è un segnale chiaro sulla vulnerabilità delle vie del lusso, ma anche sulla capacità dei ladri di muoversi con rapidità chirurgica in una delle zone più sorvegliate della Capitale. La notizia è stata riportata dal quotidiano Il Messaggero.
Telecamere e allarmi: cosa ha funzionato e cosa no
L’allarme è scattato subito: il sistema antifurto del negozio, collegato a una centrale di vigilanza, ha avvisato il 112 in tempo reale. Quando le pattuglie sono arrivate, però, la banda era già lontana.
Le telecamere di almeno sei esercizi di zona – tra via Condotti, via Mario de’ Fiori e persino quelle di marchi come Bulgari e Cartier – hanno ripreso ogni fase: arrivo, scasso e fuga. Un patrimonio di immagini prezioso per gli investigatori, ma che da solo non basta a impedire il furto. La lezione per commercianti e residenti è evidente: la videosorveglianza è fondamentale, ma va accompagnata da misure di sicurezza fisica più robuste e da una forte collaborazione con le forze dell’ordine.
Professionisti del furto: perché è difficile identificarli
I ladri hanno agito con estrema attenzione. Guanti, passamontagna, niente attrezzi o oggetti “dimenticati” sul posto che potessero fornire impronte o tracce di Dna. La scientifica, chiamata a raccogliere ogni minimo indizio, non ha per ora trovato elementi utili.
Non si tratta quindi di improvvisati, ma di una banda che conosce perfettamente tempi, strumenti e limiti dei sistemi di allarme. Per i cittadini questo significa una cosa: non sottovalutare mai movimenti sospetti, neanche di notte e neanche nel centro turistico. Un’auto ferma in doppia fila, qualcuno che manda via altri veicoli a urla, una porta forzata: ogni dettaglio può diventare decisivo se segnalato subito al 112.
Il mercato nero delle borse di lusso: perché è un problema per tutti
Le borse Louis Vuitton rubate non sono semplici “oggetti di lusso”. Ognuna è dotata di un microchip con codici antifrode che rende difficile rivenderle sul mercato italiano ufficiale. Per questo, secondo gli investigatori, è concreta l’ipotesi che la banda sia collegata a un circuito internazionale di ricettazione.
Inchieste recenti hanno già mostrato come accessori rubati a Roma e in altre città italiane finiscano all’estero, in Paesi lontani, dove vengono piazzati al mercato nero. Per il consumatore comune il messaggio è chiaro: dietro l’affare “troppo bello per essere vero” – una borsa di lusso a prezzo stracciato – può nascondersi proprio questo tipo di furto. Comprare merce sospetta alimenta un giro criminale che parte dai nostri quartieri.
Un fenomeno che riguarda tutta la città (e non solo i marchi di élite)
Gli investigatori non escludono che la stessa banda possa aver già colpito altre boutique di lusso a Roma e in altre città italiane. Negli ultimi anni, a finire nel mirino, sono stati marchi come Fendi, Bulgari, Valentino, Cartier. Questi colpi non toccano solo i grandi brand: hanno ricadute sull’indotto, sui lavoratori, sulla percezione di sicurezza di chi vive e lavora nel centro storico.
Per questo la caccia alla banda delle “Millionaire bag” non è solo una partita di polizia: è una questione di sicurezza urbana e di tutela dell’economia legale.
Denunciare, segnalare, rifiutare il mercato parallelo del lusso rubato: sono gesti concreti, alla portata di tutti, per non lasciare la città in mano ai professionisti del furto.