Roma, corse Atac bus e metro in ritardo, dall’Antitrust 3 milioni di rimborsi per gli abbonati Metrebus: come ottenerli

Roma, sullo sfondo un bus Atac, in primo piano il sindaco Gualtieri e l'assessore alla Mobilità Eugenio Patanè, foto del Comune di Roma

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Roma, bus che non arrivano, metro che accumula ritardi, coincidenze perse, giornate di lavoro e visite mediche a rischio: per tanti romani il trasporto pubblico Atac non è un disagio “saltuario”, ma una fatica quotidiana. Ora arriva una notizia che suona come una toppa su uno strappo enorme: Atac riconoscerà rimborsi complessivi per oltre 3 milioni di euro agli abbonati annuali Metrebus, dopo un procedimento che contestava carenze ripetute del servizio negli anni passati.

In concreto, l’indennizzo previsto è semplice: 5 euro a chi ha avuto un abbonamento annuale valido almeno un giorno nel 2024. La cifra sale a 10 euro per chi, oltre al 2024, aveva l’abbonamento attivo anche in almeno uno degli anni tra 2021 e 2023. È un rimborso uguale per tutti, senza distinguere tra chi subisce i disservizi ogni mattina e chi usa i mezzi più raramente. Ed è qui che nasce la prima domanda di pubblica utilità: questa misura ripaga davvero il danno reale?

Come chiedere i rimborsi (e dove)

Per i rimborsi legati agli abbonamenti annuali Metrebus, Atac prevede un indennizzo riconosciuto agli aventi diritto: la richiesta (o l’accredito) passerà dai canali ufficiali dell’azienda, in particolare l’app Atac e l’area dedicata sul sito Atac. Per il nuovo meccanismo “anti-ritardo”, invece, l’indennizzo da 0,50 euro scatterà tramite app, quando il mezzo supera 15 minuti di attesa, con accredito su un borsellino elettronico utilizzabile per comprare altri titoli di viaggio. In caso di dubbi o problemi, resta attivo anche il servizio assistenza clienti Atac (online e tramite contatti ufficiali) per verificare requisiti e stato della pratica.

Il punto non è solo Atac: la responsabilità politica è del Campidoglio

Atac è un’azienda, certo. Ma il trasporto pubblico a Roma è una scelta politica, e dunque un terreno su cui la Giunta Gualtieri e l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè non possono limitarsi a commentare: devono rispondere. Perché se per anni il servizio non ha raggiunto livelli accettabili, il problema non è solo “tecnico” o “organizzativo”. Il problema è di indirizzo, controllo, investimenti, priorità.

I romani non chiedono miracoli: chiedono regolarità, informazioni chiare, sicurezza, accessibilità. E invece la realtà raccontata da migliaia di utenti è fatta di attese infinite, mezzi pieni, corse soppresse senza spiegazioni, stazioni dove spesso l’impressione è di cavarsela “a fortuna”.

Arriva il rimborso automatico per ritardi oltre 15 minuti: svolta o marketing?

Dentro gli impegni annunciati c’è una novità che potrebbe cambiare qualcosa: un sistema di rimborso tramite app che dovrebbe riconoscere 0,50 euro se il mezzo che l’utente intende prendere accumula oltre 15 minuti di ritardo. L’importo finirebbe in un borsellino elettronico utilizzabile per acquistare nuovi biglietti o abbonamenti.

È una promessa interessante, ma la sua efficacia dipenderà da una cosa sola: funzionerà davvero, in modo semplice e automatico, per tutti? Perché Roma è piena di riforme “annunciate” che poi diventano labirinti di passaggi, schermate, procedure e scaricabarile.

Più personale e presidi in metro: bene, ma perché solo adesso?

Atac promette anche nuove assunzioni e formazione con personale da destinare ai presidi nelle stazioni della metro, oltre a un potenziamento dell’informazione ai cittadini: percorsi, servizi, accessibilità per persone con mobilità ridotta, canali più chiari.

Ottimo, sulla carta. Ma resta la sostanza: se questi interventi erano necessari, perché non sono stati imposti prima con la stessa determinazione? E soprattutto: chi controllerà che gli impegni diventino realtà, mese dopo mese, stazione dopo stazione, linea per linea?

La vera notizia: la politica ora deve metterci la faccia

I rimborsi non sono un premio: sono un segnale che qualcosa, nel rapporto tra servizio e cittadini, non ha retto. E a Roma non basta “mettere una pezza” con 5 o 10 euro: serve un cambio di passo misurabile, fatto di frequenze reali, tempi certi, manutenzione continua, sicurezza percepita, comunicazione immediata e veritiera.

La mobilità è la cartina di tornasole di una città che funziona o si inceppa. Per questo, oggi, la domanda non è solo “quanto rimborsa Atac”. La domanda è: la Giunta Gualtieri e l’assessore Patanè sono pronti ad assumersi fino in fondo la responsabilità politica di un servizio che per troppi cittadini resta un’incognita quotidiana?