Roma, corse gratis ATAC su monopattini e e-bike: la promessa si inceppa: l’Antitrust indaga Bird, Lime e Dott


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Roma, doveva essere una piccola rivoluzione di buon senso, una di quelle misure che parlano direttamente alla vita quotidiana: hai l’abbonamento annuale ATAC/Metrebus, ti muovi con bus e metro, e per l’“ultimo miglio” puoi contare su un pacchetto di corse gratuite su monopattini ed e-bike in sharing. Un ponte tra trasporto pubblico e micromobilità pensato per ridurre traffico, tempi morti e uso dell’auto privata. E invece, per molti romani, quel vantaggio sarebbe rimasto un miraggio: pass richiesto, attivazione rimandata, giorni che diventano settimane, e risposte dell’assistenza che suonano tutte uguali — “attenda l’evasione della pratica”.

L’Antitrust entra in scena (e il tema diventa pubblico)

Ora su questa storia si accendono i riflettori dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha avviato un’istruttoria su Bird, Lime e Dott per verificare una possibile pratica commerciale scorretta legata proprio alla gestione di quei pass riservati agli abbonati. Un’indagine che non è una condanna, ma è un segnale politico forte: quando un beneficio pubblico viene “venduto” come parte di un sistema di mobilità integrata e poi non diventa concretamente fruibile, il danno non è solo economico. È un danno di fiducia.

Una questione politica: la credibilità delle promesse

Ed è qui che la vicenda smette di essere “tecnica” e diventa inevitabilmente politica. Perché Roma ha scelto di affidare ai privati una parte strategica della mobilità cittadina, autorizzando un numero limitato di operatori per il periodo 2023-2026. Se l’integrazione con il trasporto pubblico si inceppa — e soprattutto se si inceppa proprio sul punto più delicato, quello dei vantaggi promessi agli utenti — il messaggio che passa è devastante: “paga l’abbonamento, ma i bonus non li vedi”. E quando questo avviene in una città che già fatica a reggere la pressione quotidiana su bus e metro, l’effetto è benzina sul malcontento.

Sulla carta era semplice, nella realtà no

La promessa, sulla carta, era semplice e comprensibile: chi possiede un abbonamento annuale Metrebus avrebbe diritto a un pacchetto di corse gratuite (con limiti e regole, come durata massima e tetti mensili o giornalieri). Un incentivo per rendere davvero comodo lasciare l’auto e completare i tragitti con un mezzo leggero. Ma proprio nell’attuazione pratica — l’attivazione del pass, i tempi, la gestione delle richieste — si sarebbe creato il collo di bottiglia che ha generato segnalazioni, reclami e frustrazione.

Roma e la micromobilità: tra utilità e caos

A rendere il quadro ancora più teso c’è il contesto: la micromobilità a Roma è un tema che divide, tra chi la vede come una risorsa moderna e chi la associa al caos sui marciapiedi, alle soste selvagge e alle multe. Negli ultimi mesi si è perfino parlato di stop temporanei del servizio legati a un accumulo di sanzioni. Insomma: non è solo una questione di “monopattini sì o no”, ma di governo dello spazio pubblico e di credibilità delle regole.

Ispezioni e controlli: non solo carte

Non a caso, l’Antitrust non si è limitata alle carte. I funzionari, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno effettuato ispezioni nelle sedi delle tre società. Tradotto: la questione è presa sul serio e punta a capire se i ritardi e i rimbalzi abbiano finito per impedire, nei fatti, l’utilizzo delle corse gratuite promesse.

Cosa può fare chi aspetta ancora il pass

Per i cittadini, però, la domanda resta una sola: “io che ho pagato l’abbonamento, come faccio a ottenere ciò che mi spetta?”. La risposta più utile è anche la più concreta: controllare con attenzione requisiti e passaggi richiesti, conservare prove e schermate delle richieste inoltrate, sollecitare attraverso canali tracciabili e, se l’attivazione continua a non arrivare, formalizzare la segnalazione. Perché la micromobilità funziona solo se è semplice: pochi click, regole chiare, benefici reali. Quando diventa un labirinto di attese e “ticket aperti”, non è più un servizio. È un ennesimo motivo per tornare in macchina.

Il vero rischio: perdere la fiducia dei romani

E Roma, oggi più che mai, non può permettersi che la mobilità sostenibile si trasformi nell’ennesima promessa che suona bene in conferenza stampa ma si perde nella realtà di una città che corre, aspetta, e alla fine si stanca.