Roma costretta a pagare 7 milioni al costruttore: 4 anni di ‘silenzi’ (2021-2025) di sindaco e assessore costano cari ai romani
Roma è stata non solo “commissariata” ma anche costretta dai giudici a pagare subito e con urgenza (quasi) 7 milioni di euro ad un costruttore, in cambio il Campidoglio riceverà soli 25mila metri quadri (2 ettari e mezzo) di terreni a Tor Marancia destinati a divenire (forse) un nuovo parco pubblico. Il via libera al pagamento è stato disposto dal Commissario nominato dal Tribunale che riconosce un debito fuori bilancio, a carico del Campidoglio, pari a 6 milioni e 960mila euro. La sostanza politica è brutale: i romani pagano un conto enorme perché per quattro lunghi anni (dal 2021 al 2025) l’amministrazione Gualtieri (sindaco e assessore all’Urbanistica Veloccia) non avrebbe non solo risposto adeguatamente alle richieste del costruttore, ma poi non avrebbe nemmeno eseguito quanto imposto dai giudici. Ma procediamo per gradi.
Quattro anni di “non risposte” (2021-2025) che diventano un assegno da 7 milioni
La data che accende la miccia è scritta negli atti: 19 aprile 2021. Proprio quel giorno la società edile ha inviato una diffida al comune di Roma chiedendogli di individuare le aree dove poter dar seguito ai diritti edificatori compensativi (maturati in passato) previsti in particolare nell’area del Divino Amore, al confine con i Castelli Romani. La risposta del Comune di Roma non sarebbe arrivata nei termini di legge. Così si è aperto un primo contenzioso sul ‘silenzio-inadempimento’: un concetto tecnico, ma politicamente chiarissimo. Il Comune di Roma non avrebbe dato seguito a un’istanza del tutto legittima del costruttore e relativa a un dossier milionario che pendeva sulle spalle del Campidoglio da tempo.
31 dicembre 2021: il TAR “certifica” il silenzio del Campidoglio
Il Tribunale, con la sentenza n. 13664 del 31 dicembre 2021, accoglie il ricorso della società edile e accerta che quel silenzio del Campidoglio non ha ragione di essere. Il Campidoglio avrebbe dovuto – così scrivono i giudici – “Provvedere a trovare una soluzione urbanistica compensativa”, oppure “monetizzare”, ossia pagare il maltolto al costruttore. Ma negli anni successivi la vicenda non si è chiusa. Il Comune di Roma avrebbe continuato – a dispetto delle richieste del Tribunale – a non risponde in modo adeguato al costruttore, a tergiversare, a prender tempo.
Marzo 2024–settembre 2024: prima l’ordine di pagare, poi la sostituzione del Comune
Il Tribunale, con una nuova sentenza del 5 marzo 2024, ha quindi indicato al Comune di Roma la strada del pagamento. Ma Roma ha scelto, dopo il silenzio, anche di non pagare. Così è scattato il meccanismo “straordinario” della nomina del Commissario, scelto dai giudici, subentrato per prender il posto del Campidoglio. A marzo del 2025 il Tribunale ha stabilito che l’amministrazione era condannata a pagare € 5 milioni e 853mila più interessi.
Giugno 2025: i giudici dicono “pagare sì, ma con il trasferimento dei terreni”
Il Tribunale, infine, con la con sentenza n. 11189 del giugno 2025 ha chiarito un altro principio: ossia che il pagamento dovrà andare di pari passo con l’acquisizione formale delle aree (niente soldi “sine titulo”) di Tor Marancia. E aggiunge un dato politicamente pesante: il Commissario deve muoversi “senza indugio” per pagare il maltolto, segno che il tempo delle mediazioni infinite è finito.
Il contesto: Roma già in affanno, e ogni ritardo è una tassa occulta
Il caso Tor Marancia – ossia il pagamento dei 7 milioni – esplode proprio mentre Roma affronta altre tensioni di bilancio. I debiti di AMA arrivati a circa 287 milioni (con +115 milioni nel solo 2024). Il via libera recente a un mutuo da 117,39 milioni per il Ponte dei Congressi per Fiumicino, un ulteriore via libera al mutuo da 58 milioni per le strade di Roma che verrà gestito da Risorse per Roma, e altri mini-mutui vari che portano il debito totale sulle spalle di Roma a circa mezzo miliardo di euro.
Le responsabilità politiche le pagano i romani, con 7 milioni di
il “silenzio” e poi l’inerzia che lascia correre interessi e rivalutazione si consuma sotto il mandato di Gualtieri-Veloccia, fino al commissariamento. Il risultato? Quando la politica non decide e non pretende decisioni dagli uffici, decide il Tribunale e pagano i romani. E qui sta la beffa finale: Roma mette sul tavolo quasi 7 milioni per chiudere una partita giudiziaria e acquisire le aree, ma nessun atto di questa vicenda garantisce automaticamente anche i soldi, i tempi e il progetto per realizzare davvero il parco pubblico a Tor Marancia. Insomma: il conto è certo, il parco no.
