Roma, cuochi assunti come lavapiatti, uno su tre non corrisponde alle reali mansioni svolte

Un lavapiatti a Roma

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Roma è la Capitale dei contratti “pirata”. Nel settore della ristorazione, una persona su tre lavora senza che il contratto corrisponda alle mansioni reali. Cuochi pagati come lavapiatti, direttori di sala registrati come camerieri: il fenomeno non riguarda solo stipendi, ma anche qualifiche e diritti previdenziali. Questo sottobosco contrattuale riguarda soprattutto ristoranti, bar e pubblici esercizi, e influisce direttamente sulla qualità del servizio offerto ai clienti e ai turisti.

Retribuzioni a rischio

Secondo le analisi della Confcommercio, i contratti pirata provocano perdite significative per i lavoratori. La differenza retributiva annua può oscillare tra i 3.000 e gli 8.000 euro lordi. Un cuoco non formalmente riconosciuto può perdere fino a 4.000 euro, un macellaio specializzato circa 5.800 euro, un magazziniere quasi 8.000 euro, un salumiere circa 5.000 euro.

Anche la contribuzione previdenziale ne risente, con mancati versamenti superiori a 1.500 euro annui in alcuni casi. La ristorazione a Roma, che conta oltre 20.000 esercizi e rappresenta il 10% del settore a livello nazionale, è quella più colpita.

La concorrenza sleale tra ristoranti

I contratti pirata generano effetti anche sul mercato. Due ristoranti con lo stesso numero di dipendenti e clienti ottengono risultati economici diversi se applicano contratti diversi. La concorrenza diventa sleale: chi applica contratti corretti garantisce formazione e aggiornamento professionale, mentre chi ricorre a contratti minori risparmia sulle tutele, ma a scapito della qualità del servizio. Questo squilibrio distorce il mercato e crea un circolo vizioso di insoddisfazione tra i lavoratori e peggioramento dell’offerta al pubblico.

Dequalificazione del settore

Il fenomeno influisce anche sulla reputazione della ristorazione romana. In centro storico si registrano aperture e chiusure frequenti di locali di bassa qualità, spesso basati su piatti precotti spacciati per freschi. L’assenza di regole uniformi sui contratti contribuisce a dequalificare l’intero comparto, con effetti negativi sul turismo e sulla clientela locale.

Legami con attività illecite

Oltre al danno economico e professionale, alcuni ristoranti finiscono nell’orbita di organizzazioni criminali. Diversi locali sono stati utilizzati per riciclare denaro, spesso intestati a prestanome, trasformandoli in vere e proprie “lavanderie” del denaro illecito. Questo intreccio tra contratti pirata, gestione opaca e criminalità rende ancora più urgente l’intervento delle autorità e delle associazioni di categoria per riportare trasparenza e regole nel settore.

Verso regole più chiare

Il settore della ristorazione a Roma necessita di standard uniformi. La diffusione dei contratti pirata non solo penalizza i lavoratori, ma crea squilibri economici tra imprese e abbassa la qualità del servizio. L’obiettivo è rendere applicabili le stesse regole per tutti, garantendo la giusta retribuzione, la formazione professionale e il rispetto dei diritti dei dipendenti. Solo così la ristorazione romana potrà crescere in modo sostenibile e competitivo, senza compromettere l’immagine della città e la sicurezza economica dei lavoratori.