Roma, decine di auto depredate fuori l’Olimpico, i cittadini: “Accade dopo ogni partita, ma nessuno interviene”

Roma, decine di auto depredate fuori l’Olimpico, i cittadini: “Accade dopo ogni partita, ma nessuno interviene”. Una scena ormai ricorrente, quasi rituale, che si ripete puntualmente a ogni fischio finale. Fuori dallo stadio Olimpico, al termine degli eventi sportivi, decine di auto vengono sistematicamente danneggiate e saccheggiate. Vetri infranti, sportelli forzati, cruscotti sventrati: il bottino prediletto resta sempre lo stesso – borse, zaini, navigatori, monetine lasciate incustodite. Ma stavolta c’è un dettaglio in più: tutto è stato ripreso e diffuso tramite una video-denuncia pubblicata sul portale Welcome to Favelas, popolare canale di denuncia sociale.
Non è la prima volta che accade. Anzi, secondo chi abita o frequenta l’area, episodi simili avvengono con una regolarità inquietante. Ogni evento calcistico o concerto allo stadio si trasforma in una ghiotta occasione per bande di predoni urbani. E ogni volta, il silenzio delle istituzioni si fa assordante.

Stadio Olimpico di Roma blindato, ma senza controllo
Il paradosso è evidente. L’area intorno allo stadio Olimpico, in occasione di partite e manifestazioni, è una delle più sorvegliate della città. Centinaia di agenti tra Polizia, Carabinieri e Municipale presidiano le strade, i varchi d’accesso, le curve del Tevere. Le telecamere di sicurezza sono ovunque. Eppure, proprio lì, sotto gli occhi delle forze dell’ordine, si consuma il furto seriale delle auto posteggiate dai tifosi e dai residenti.
Chi colpisce sembra farlo con metodo e in totale tranquillità. Approfitta della confusione, del traffico in uscita, del caos del deflusso. Un copione sempre uguale, che nonostante le denunce e le segnalazioni, continua a ripetersi. A quanto pare, il controllo del territorio termina ai cancelli dello stadio. O forse, semplicemente, si finge di non vedere.
La rabbia dei cittadini di Roma: “Tante segnalazioni, ma nessun intervento”
Il malcontento è diffuso. I cittadini parlano di un’incuria istituzionale che sfiora la complicità. “Lo abbiamo segnalato più volte”, è il coro unanime tra i residenti e gli abituali frequentatori della zona. Ma le segnalazioni sembrano cadere nel vuoto. Nessuna misura concreta, nessun piano di prevenzione, nessuna indagine evidente. Solo porte chiuse, vetri spaccati e assicurazioni da rincorrere.
Chi vive nei pressi del Foro Italico racconta di una situazione ormai fuori controllo. Alcuni evitano perfino di spostarsi in macchina nei giorni di evento. Altri parcheggiano lontano, temendo danni peggiori. Ma non è una soluzione. È una rinuncia, l’ennesima resa a una microcriminalità che agisce indisturbata, sentendosi intoccabile.
Una falla nella sicurezza di Roma e dello Stadio Olimpico
L’emergenza non è solo criminale. È anche, e soprattutto, istituzionale. Perché in una città come Roma, che mobilita risorse ingenti per garantire la sicurezza durante le partite, è inaccettabile che proprio fuori dallo stadio si consumino furti a catena. Il sospetto, sempre più diffuso tra i cittadini, è che manchi la volontà politica di intervenire. O peggio: che si preferisca chiudere un occhio per evitare problemi “collaterali”.
La video-denuncia pubblicata online non lascia spazio a dubbi. Immagini nitide, volti visibili, auto danneggiate una dopo l’altra. Eppure, anche di fronte a questa evidenza, nessuna risposta da parte delle autorità. Nessuna indagine annunciata, nessuna task force all’orizzonte. Solo l’indignazione virale di chi non può più permettersi il lusso di restare in silenzio.
Un fenomeno da spezzare
È ora che il Comune, la Questura e le istituzioni locali affrontino il problema con la serietà che merita. Non si tratta di semplici atti vandalici. È un vero e proprio sistema, che sfrutta l’inerzia e l’abbandono. Servono presìdi fissi, controlli mirati, indagini approfondite. Servono risultati. E soprattutto serve far capire che Roma non è una zona franca per chi delinque.
Nel frattempo, i cittadini restano in trincea. Con le portiere chiuse e lo sguardo rivolto alle telecamere che, a quanto pare, filmano tutto… ma non fermano nessuno.