Roma, detenuto 19enne tenta il suicidio a Regina Coeli: trasportato in ospedale in codice rosso

Un ragazzo di 19 anni, di origine egiziana, ha tentato di togliersi la vita all’interno del carcere di Regina Coeli a Roma. Il giovane, arrestato appena due giorni prima, ha provato a impiccarsi nella sua cella.
L’allarme è scattato tempestivamente grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria che lo hanno trovato ancora in vita e hanno dato il via immediato ai soccorsi. Trasportato d’urgenza in ospedale in codice rosso, il detenuto si trova ora in condizioni molto gravi.

Emergenza suicidi nelle carceri
Il caso di Regina Coeli non è isolato. Dall’inizio del 2025, il numero dei detenuti che hanno deciso di togliersi la vita all’interno delle carceri italiane ha raggiunto quota 53.
Si tratta di un fenomeno che conferma la drammaticità della situazione nelle strutture penitenziarie, dove la solitudine, il sovraffollamento e la carenza di supporto psicologico continuano a rappresentare fattori determinanti. Alla lunga lista di suicidi tra i detenuti si aggiungono, purtroppo, anche quelli di alcuni operatori penitenziari, travolti da un contesto di crescente disagio.
Regina Coeli sotto i riflettori
Il carcere di Regina Coeli, nel cuore di Trastevere, è da anni una delle strutture più critiche del sistema penitenziario italiano. Ospita un numero di detenuti spesso superiore alla capienza regolamentare, in condizioni che favoriscono tensioni e disagio psicologico.
Le segnalazioni di atti di autolesionismo, aggressioni e tentativi di suicidio sono frequenti. La vicenda del giovane egiziano riporta ancora una volta l’attenzione sulle difficoltà di gestione di una struttura storica, ma ormai inadeguata a rispondere alle necessità attuali.
Un bilancio che preoccupa
I numeri parlano chiaro: nel solo 2025, la media di un suicidio ogni pochi giorni nelle carceri italiane conferma l’esistenza di una vera emergenza nazionale. Non si tratta soltanto di casi isolati, ma di un fenomeno diffuso che riguarda l’intero sistema penitenziario. Le conseguenze sociali sono rilevanti, perché ogni tragedia dietro le sbarre interroga l’opinione pubblica sul grado di civiltà e di tutela dei diritti fondamentali garantiti nelle carceri.
La richiesta di soluzioni
Di fronte a una sequenza così drammatica di eventi, il problema non può essere relegato a episodi di cronaca. Le carceri italiane, e Regina Coeli in particolare, richiedono interventi strutturali e urgenti: spazi più adeguati, un rafforzamento del personale e, soprattutto, programmi di sostegno psicologico rivolti ai detenuti più fragili.
La prevenzione del suicidio, infatti, non può essere affidata soltanto alla vigilanza degli agenti, ma necessita di un approccio complessivo che includa il potenziamento dei servizi sanitari e di ascolto.
Un campanello d’allarme per tutti
La vicenda del giovane 19enne non è soltanto la storia di un singolo gesto disperato, ma rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme per l’intero sistema penitenziario.
L’Italia si trova di fronte a una sfida che non può più essere rinviata: garantire condizioni di detenzione rispettose della dignità umana, capaci di prevenire tragedie che, troppo spesso, sembrano annunciate.