Roma, dietrofront sui diesel euro 4 e euro 5 in ZTL: il Campidoglio verso l’ok alla proroga

Sembrava tutto deciso, da sindaco Gualtieri e assessore alla Mobilità Patanè. Dal 1° novembre 2025, Roma avrebbe dovuto dire addio ai diesel euro 5 e alle vecchie benzina euro 2. I varchi della ZTL fascia verde erano pronti a trasformarsi in sentinelle dell’aria pulita, vietando l’accesso ai motori più inquinanti. Ma a sorpresa, il Campidoglio ha tirato il freno a mano. Nessun blocco, nessuna “rivoluzione ecologica”, così avevano sostenuto Gualtieri e Patanè. Solo un nuovo compromesso all’italiana: la “cristallizzazione” della situazione attuale. Tradotto, niente cambia — almeno per ora. Dietro la retromarcia, c’è la mano della Regione Lazio e dell’Arpa, impegnate in un tavolo tecnico con il Comune di Roma per studiare “misure alternative”. Una formula burocratica che nasconde una realtà semplice: Roma non è pronta.
La proroga ‘mascherata’
Il passo indietro non è un semplice rinvio, ma una proroga implicita dei divieti già in vigore. Quelli che, sulla carta, fermano i diesel euro 3 e le benzina euro 2. Nella realtà, però, non li ha mai fatti rispettare nessuno. Una sorta di “legge fantasma”, utile a Bruxelles per dire che la Capitale si muove verso la transizione ecologica, ma ignorata nei quartieri soffocati dal traffico. Ora si replica lo stesso copione. Il Comune parla di prudenza amministrativa, ma la verità è che le proteste dei cittadini, il malcontento dei commercianti e le difficoltà logistiche hanno pesato più delle polveri sottili.

Un’aria che resta irrespirabile
Eppure, i numeri raccontano un’altra storia. Nonostante il 45% delle auto in circolazione siano già euro 6, tra il 2023 e il 2024 le giornate di sforamento dei limiti di PM10 sono aumentate. L’aria di Roma resta pesante, soprattutto nelle zone più trafficate: Prenestina, Magliana, San Giovanni. Solo la centralina di Tiburtina mostra qualche segnale di miglioramento, ma è un’eccezione in un mare di smog. Il dossier Arpa parla chiaro: il tasso di biossido di azoto e particolato resta sopra le soglie europee. In parole povere, Roma continua a respirare male, anche senza i divieti “mancati”.
Le nuove idee del Campidoglio
Per compensare lo stop ai nuovi divieti, il Comune cerca soluzioni alternative. Tra le ipotesi sul tavolo c’è la modifica agli orari di accensione delle caldaie — un provvedimento che, da solo, difficilmente cambierà il destino dell’aria. Ma la vera novità potrebbe arrivare sul fronte della mobilità: un sistema di “tetti di percorrenza” gratuiti, monitorati via GPS, per controllare i chilometri percorsi senza imporre blocchi totali. In sostanza, una versione “sociale” del discusso Move-In lombardo, il carnet di ingressi a pagamento nella ZTL. Ma la Regione Lazio lo ha già bollato come una misura “sbagliata”: «Non si può pagare per inquinare», ha tuonato l’assessore all’Ambiente, chiedendo un modello che premi chi inquina meno invece di tassare chi usa l’auto.
L’eterno compromesso romano
Roma, ancora una volta, sceglie la via del compromesso. Troppo grande, troppo complessa, troppo lenta per una rivoluzione ecologica vera. Ogni volta che si annuncia una svolta green, arriva un rinvio, una deroga, una trattativa. Il risultato è un immobilismo che pesa come lo smog che soffoca i viali del centro. Intanto, le centraline continuano a lampeggiare rosso e l’Unione Europea prepara nuove sanzioni per il mancato rispetto dei limiti ambientali. Ma dalle parti del Campidoglio, la priorità sembra un’altra: evitare lo scontro con i romani, sempre più esasperati dal traffico, ma anche diffidenti verso divieti calati dall’alto.
Una città sospesa tra passato e futuro
A meno di tre settimane dall’entrata in vigore dei nuovi divieti, Roma sceglie la prudenza. Una prudenza che, in realtà, sa di resa. I varchi elettronici restano spenti, le auto continuano a invadere le strade e la “transizione ecologica” resta un titolo buono per i convegni. La Capitale si muove così, a passo lento, tra le ambizioni del Green Deal e la paura di paralizzare una città già al limite. Nel frattempo, il cielo resta grigio. E ogni respiro ricorda che le proroghe non purificano l’aria.