Roma, dopo migranti e clochard il Terzo Settore ‘sbarca’ nei Centri Sportivi: il Campidoglio sposa la linea Funari-Bonessio

Roma, dopo l’apertura ai migranti e ai senza fissa dimora attraverso gli avvisi pubblici per la gestione di nuovi spazi e progetti sociali, la Capitale allarga ancora di più i confini della sua ‘collaborazione politica‘ con il Terzo Settore. Prima di tutto è certamente utile chiarire che gli enti del Terzo Settore sono quelli che non hanno come obiettivo principale il guadagno, il cosiddetto lucro, sebbene possano svolgere attività di impresa: le imprese sociali. Ebbene, il perimetro politico di azione degli enti del Terzo Settore è stato ora allargato dal Campidoglio anche ai Centri Sportivi scolastici e Municipali, grazie a un nuovo regolamento.
Roma, sì del Campidoglio all’ingresso del Terzo Settore nel ‘settore’ Centri Sportivi
A portare il nuovo regolamento in aula Giulio Cesare, che ha subito detto ‘sì’ alla proposta, è stato Nando Bonessio, presidente della Commissione Sport capitolina in quota Verdi. La linea seguita dal Campidoglio sugli Enti del Terzo Settore, negli ultimi anni, sembra chiara: permettere un ingresso veloce nel welfare. E ora anche lo sport (sebbene di rango scolastico e municipale) diventa un’estensione delle politiche sociali (e di impresa) varate dall’assessore capitolina, Barbara Funari. Un altro tassello, insomma, della strategia politica di Gualtieri e la sua Giunta che intreccia, sempre di più, welfare, gestione degli spazi pubblici capitolini e impresa (sempre sociale, ci mancherebbe altro).

Il nuovo regolamento di Bonessio (e Funari) porta il Terzo Settore anche nei Centri Sportivi
L’Assemblea Capitolina, guidata dalla presidente Svetlana Celli, ha approvato così un provvedimento che riscrive le regole sull’affidamento degli impianti sportivi scolastici e municipali. Gli spazi sportivi scolastici, al di fuori dell’orario didattico, verranno messi a disposizione anche delle realtà del Terzo Settore.
Una scelta che sancisce una trasformazione radicale: la gestione della rete sportiva di base esce dalle mani degli operatori tradizionali e viene inglobata, per la prima volta nella storia millenaria della Capitale, nel perimetro della “governance condivisa”, varata dal Campidoglio, con il mondo del ‘no profit‘, ma ‘Sì impresa sociale‘. Esattamente come avvenuto, di recente, come accennato in apertura, per il settore dell’accoglienza di migranti e clochard.
La mano della politica di Roma nelle imprese sociali
Dietro il nuovo regolamento c’è, forse, la traduzione politica di un disegno più ampio: spostare l’asse della gestione sportiva dal classico ‘mercato associazionistico’ a quello di impresa sociale, agganciata alla rete di cooperative e associazioni protagoniste dell’accoglienza dei migranti e dell’assistenza ai clochard. Una sorta di alleanza con il Terzo Settore – tra l’altro appena prima delle elezioni politiche 2027 – che vede in prima fila la Commissione Sport e l’Assessorato alle Politiche Sociali.
La linea del Campidoglio
Il regolamento, del resto, si inserisce perfettamente nella traiettoria tracciata negli ultimi anni dal Campidoglio, anche grazie al recente ’avviso pubblico per l’accoglienza lanciato proprio dall’assessore Funari. L’assessore Funari ha prima varato il nuovo storico regolamento per gli Enti del Terzo Settore, poi ha inserito, sempre gli Enti del terzo Settore nel ‘circuito dell’accoglienza’. Un ‘circuito’ che oltre alle classiche finalità sociali, ha anche comunque un tornaconto di impresa. Sì, perché anche i migranti e senza tetto mangiano, si lavano, hanno bisogno di sostegno, etc. Due mesi fa, quindi, l’obiettivo del Campidoglio era ampliare i posti letto e i servizi per le persone fragili.
Oggi la partita si sposta anche sugli impianti sportivi pubblici. La logica politica, però, forse, resta la stessa: chiamare a raccolta il Terzo Settore per condividere la gestione di beni pubblici. Una governance “partecipata” che diventa cifra politica della Giunta, capace di consolidare un rapporto privilegiato con il mondo associativo e di consolidarne il ruolo anche in ambiti finora considerati estranei, come palestre e campi sportivi scolastici.
Oltre lo sport, un progetto sociale e… elettorale?
La retorica politica, certo, è quella della lotta all’abbandono scolastico e dei centri sportivi municipali, della promozione delle pari opportunità di genere, del contrasto alle discriminazioni. Tutto vero, ma resta l’interrogativo: è questa la strada per garantire di più lo sport di base? O questo è anche un modo per rafforzare il legame politico con il mondo del no profit, trasformandolo in un nuovo centro di potere sociale e politico-elettorale?
Perchè, inoltre, il recupero dei centro sportivi scolastici e municipali che non si è evidentemente sviluppato fin’ora con le associazioni sportive, dovrebbe invece decollare con il Terzo Settore? E chi controllerà davvero questo nuovo ‘potere diffuso’ delle imprese sociali? Speriamo presto di scoprirlo.