Roma, doppio femminicidio a Villa Pamphilj: “Chiesto il giudizio immediato per Kaufmann”
Roma, Villa Doria Pamphilj: uno dei polmoni verdi più amati della Capitale che, all’improvviso, diventa il luogo dell’orrore. È qui che il 7 giugno sono stati trovati i corpi di Anastasia, 28 anni, e della figlia Andromeda, appena undici mesi. Una vicenda che non è solo cronaca nera: è una ferita pubblica, perché accade in pieno giorno, in un posto “di tutti”, e costringe la città a guardarsi allo specchio.
La svolta: la Procura accelera sul giudizio immediato
Ora il caso entra in una fase decisiva: la Procura ha chiesto il giudizio immediato per Francis Kaufmann, 46enne americano, accusato del duplice omicidio e anche di occultamento di cadavere. In parole semplici: per i magistrati gli elementi raccolti fin qui sarebbero sufficienti per puntare dritto al processo, saltando un passaggio intermedio.
“Sono innocente”, ma il quadro si stringe
Kaufmann continua a dichiararsi innocente. Ma l’accusa, intanto, mette in fila elementi che vengono considerati pesanti. In particolare il tema del Dna: sarebbe stato rinvenuto sul sacco nero con cui sarebbe stato nascosto il corpo di Anastasia e anche su un indumento intimo della donna. Per gli inquirenti non è un dettaglio “tecnico”: è il racconto di un contatto diretto, ravvicinato, e soprattutto di azioni che qualcuno avrebbe compiuto quando Anastasia non poteva più difendersi.
Il punto politico: com’è possibile che nessuno abbia fermato tutto prima?
È qui che la storia smette di essere solo un fascicolo e diventa un caso politico, nel senso più concreto: cosa non ha funzionato prima? Perché questa tragedia, secondo quanto emerso, non esplode dal nulla. Kaufmann sarebbe stato fermato tre volte tra il 20 maggio e il 5 giugno. Segnalazioni, controlli, episodi che descrivono tensione, alterazione, una situazione instabile attorno a una donna e a una bambina piccolissima.
L’ultima fermata: da solo con la piccola
Il passaggio che brucia di più, quello che lascia addosso la sensazione di “occasione mancata”, è l’ultimo controllo: Kaufmann sarebbe stato trovato da solo con Andromeda, e secondo la ricostruzione investigativa in quel momento Anastasia sarebbe già stata uccisa. Da qui nasce una domanda che chiunque, senza bisogno di essere esperto, si fa spontaneamente: se in quel momento fosse scattato un intervento diverso, Andromeda si sarebbe potuta salvare?
Verifiche interne e responsabilità: lo Stato sotto la lente
Su questo punto sono state avviate verifiche interne e accertamenti amministrativi. Ma intanto il caso è già diventato un simbolo: non solo per le accuse contro un uomo, ma per i buchi di rete tra controlli, tutela dei minori, servizi sociali e capacità di “prendere in carico” davvero una situazione di rischio. Perché quando gli allarmi sono ripetuti e non si traducono in protezione, il tema non è più solo giudiziario: è una questione di fiducia pubblica.
Povertà e solitudine: la linea sottile tra marginalità e tragedia
Sul fondo c’è un’altra fotografia impietosa, quella della marginalità. Kaufmann e Anastasia avevano una storia recente, nata a Malta. Poi l’approdo a Roma: pochi soldi, nessuna casa stabile, un appartamento lasciato perché l’affitto non era sostenibile, fino al bivacco nel parco. E quando una famiglia con una neonata dorme all’aperto, non è mai “solo sfortuna”: è il punto in cui fragilità economica, isolamento e possibile violenza privata possono sommarsi e diventare una miscela esplosiva.
La fuga all’estero e il sospetto che pesa nell’opinione pubblica
Infine la fuga: dopo i ritrovamenti, Kaufmann sarebbe scappato all’estero usando generalità fittizie, venendo poi fermato in Grecia. Nell’immaginario collettivo è un dettaglio che pesa quasi quanto le prove: perché la domanda, inevitabile, è sempre la stessa — chi è innocente scappa?
La domanda finale che resta a Roma
Ora la palla passa ai giudici. Ma la città, prima ancora di una sentenza, resta con una certezza amara: questa storia parla di sicurezza, sì, ma soprattutto di prevenzione e tutela. E lascia in eredità l’interrogativo più scomodo, quello che nessuno vorrebbe mai porsi davanti alla morte di una madre e di una bambina: quante “occasioni mancate” servono prima che un allarme diventi azione?