Roma, dramma a Casalotti: “Conosci un medico per morire?” La chat che ha salvato una vita

“Conosci un medico che può aiutarmi a morire?”
È iniziata così la chat di Messenger tra una donna residente a Roma e una ragazza, che la donna non conosceva. “Per me – racconta la donna ai nostri microfoni – era una perfetta sconosciuta. Ma ho avuto con lei una chat febbrile, durata oltre un’ora. Durante il nostro scambio ho cercato in tutti i modi di carpire informazioni su di lei. Mi sono accorta che, in passato, aveva chiesto aiuto riguardo a un gattino. E questo è stato molto utile”.
La ragazza, infatti, non vuole dare le sue generalità. E su Facebook si nasconde dietro un nickname. La donna, però, capendo che non si trova davanti a una squilibrata che vuole scherzare o perdere tempo, insiste. Ma come può fare, senza sapere né chi è la donna, né dove abita?

Alla ricerca di una soluzione
“Mentre la tengo occupata in chat spulcio il suo profilo”, racconta la donna, una sessantacinquenne romana. “E vedo lei. La bimbetta in foto. Avrà sì e no dieci, undici anni.
Che posso fare per questa sconosciuta che chiede aiuto ma non mi dice chi è?, ho pensato. E poi, ovviamente, il mio pensiero inevitabilmente è andato ai corpi delle due vittime madre e figlia, ritrovate senza vita qualche giorno fa a Villa Pamphili”.
La situazione è drammatica, perché la ragazza potrebbe aver fatto la stessa richiesta ad altre persone con meno scrupoli. O aver deciso di altre “soluzioni”. Tutte tragiche.
“Ho guardato nuovamente l’immagine apparentemente spensierata della piccola. E allora ho deciso di mandare, senza aspettare altro tempo, la mia immancabile segnalazione tramite l’app YouPol. Dopo nemmeno dieci minuti gli agenti sono arrivati a casa mia. Hanno dato un’occhiata alla chat. E in cinque minuti l’hanno già rintracciata al telefono”.
Disperata richiesta di aiuto
La ragazza in realtà non voleva morire. Ma qualcuno che l’aiutasse. “Ha spiegato ai poliziotti che la ASL non la aiuta con le cure palliative. E chiede che si faccia qualcosa. Perché lei vuole vivere. I due agenti, un uomo e una donna, la trovano in zona Casalotti, non lontano dalla mia abitazione. Ricomincio a respirare. Ma solo dopo essermi fatta promettere che l’assistenza sociale si occuperà di madre e figlia”.
La donna ora è più tranquilla. Ma solo fino a un certo punto. “L’estate è appena iniziata: non chiudiamoci nella nostra comfort zone. Diamoci una mano…”