Roma e il caffè: la leggenda del Papa che ha cambiato l’Europa

Roma, leggenda del caffè benedetto dal Papa

Non so voi, ma certe storie sono talmente assurde che ti chiedi come sia possibile non metterle subito nella lista delle cose che devi raccontare al bar, preferibilmente mentre sorseggi un espresso troppo bollente che ti ustiona l’anima. La leggenda del Papa e del caffè è una di queste: un racconto così iconico che ormai fa parte del folklore romano quasi quanto il tassista che ti spiega la geopolitica nel tragitto fino a Termini.

Secondo William H. Ukers, il super-storico del caffè che nel 1922 ha scritto All About Coffee (praticamente il Vangelo dei caffeinomani) fu proprio lui, Papa Clemente VIII, a dare la sua benedizione alla bevanda. Letteralmente.

La leggenda del caffè “benedetto” dal Papa

Quando il caffè arrivò in Europa nel XVI-XVII secolo, approdando a Venezia grazie ai commerci mediterranei, i religiosi storsero il naso: “bevanda degli infedeli”, “diabolica”, “sospetta”. C’era chi voleva perfino vietarla. È in questo clima che nasce l’aneddoto più celebre: il Papa assaggia il caffè, lo trova delizioso e, sempre secondo Ukers, decide di non bandirlo. Anzi: benedirlo.

Una scena che piace ai divulgatori e agli storici del caffè, anche se non abbiamo nessun documento d’archivio a confermare l’episodio. Ma come accade spesso con Roma, la forza della storia supera la forza della carta.

E il risultato è indiscutibile: mentre l’Europa cominciava a familiarizzare con questa bevanda esotica, l’Italia cattolica si trasformava nella sua incubatrice ideale. Venezia lo vendeva, Roma gli dava un’aura, e in pochi decenni nacquero caffè, botteghe, riti sociali e discussioni che contribuirono a modellare la nascente rivoluzione del caffè in Occidente. Una rivoluzione culturale, economica e perfino religiosa: un chicco, mille significati.

Mito o realtà?

Oggi quella leggenda resta uno dei capitoli più raccontati della storia del caffè. Non è verificabile, certo, ma è solida quanto basta per entrare tra le curiosità storiche della Capitale. Roma vive di narrazioni, di tradizioni stratificate, di miti che resistono anche quando gli archivi restano muti.

E il bello è che, in questo caso, poco importa se la frase “peccato lasciarlo solo agli infedeli” sia davvero uscita dalla bocca di Clemente VIII: ciò che è certo è l’impatto. Da quel momento, documentato o no, il caffè ha smesso di essere un sospetto e ha iniziato il suo viaggio verso il culto quotidiano che conosciamo oggi.

In fondo, la storia del caffè a Roma è un po’ come la città stessa: nasce da un intreccio di fatti, paure, intuizioni e leggende che, mescolati insieme, danno vita a qualcosa di più grande della somma delle parti.
Ed è per questo che questa vicenda, tra mito e realtà, resta uno dei tasselli più significativi della rivoluzione del caffè in Occidente. Un sorso di storia che merita sempre di essere raccontato.