Roma, esplosione alla stazione di GPL, indagato l’autista dell’autocisterna, la Procura: “Disastro, lesioni e omicidio colposo”

Un rifornimento di routine si è trasformato in una tragedia a Roma, nel quartiere Prenestino. Mercoledì mattina, un’esplosione devastante ha scosso l’area di via dei Gordiani 34, dove si trova una stazione di servizio GPL gestita dalla società Ecogasauto. A perdere la vita Claudio Ercoli, 67 anni, responsabile del distributore. Ricoverato con gravissime ustioni all’ospedale Sant’Eugenio, non ce l’ha fatta. Oltre cinquanta i feriti, tra cui carabinieri, poliziotti e vigili urbani accorsi per prestare i primi soccorsi.
L’inchiesta della Procura di Roma: il primo indagato, l’autista dell’autocisterna
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per disastro colposo, lesioni e omicidio colposo. Il primo nome iscritto nel registro degli indagati è quello dell’autista dell’autocisterna che stava effettuando il rifornimento di GPL al momento dell’esplosione. L’uomo, gravemente ustionato su circa il 25% del corpo, è ora ricoverato in isolamento nel reparto grandi ustionati dello stesso ospedale dove è morto Ercoli. Le sue condizioni restano serie, ma stabili. È assistito dal legale Francesco Romanini.

Secondo gli inquirenti, la dinamica dell’incidente potrebbe essere legata a un errore umano, ma al momento tutte le ipotesi restano aperte. Il numero degli indagati potrebbe salire nei prossimi giorni, mano a mano che le indagini proseguono e si acquisiscono nuove testimonianze.
La sequenza dell’incidente di Roma alla stazione di GPL
Dalle prime ricostruzioni effettuate da Squadra mobile e Vigili del fuoco, l’autocisterna sarebbe arrivata regolarmente sul piazzale del distributore. L’autista ha avviato le procedure di travaso del gas, ma qualcosa è andato storto: una valvola si sarebbe sganciata improvvisamente, provocando una copiosa fuoriuscita di GPL. L’autista ha tentato di chiudere le manopole di sicurezza per fermare la perdita, ma non è bastato. In pochi secondi è divampato un incendio, seguito da due esplosioni violentissime.
Ad amplificare la potenza della deflagrazione ha contribuito la presenza, all’interno della rimessa delle ambulanze adiacente, di numerose bombole di ossigeno. Queste sono esplose a catena, aumentando il raggio e la forza dell’onda d’urto. La scena, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, è ora al vaglio degli investigatori.
Le verifiche in corso della procura di Roma
Sotto esame ora ci sono i sistemi di sicurezza dell’impianto, le procedure seguite durante il rifornimento e l’integrità delle valvole di travaso. La Procura ha disposto una consulenza tecnica per chiarire eventuali responsabilità, verificare il funzionamento dell’impianto antincendio e accertare se le normative vigenti siano state rispettate. Oggi è previsto un nuovo sopralluogo congiunto da parte di magistrati, investigatori e periti.
In parallelo si stanno raccogliendo le testimonianze di dipendenti, tecnici e addetti alla sicurezza. Si cerca di capire se la valvola fosse difettosa o se l’intera procedura sia stata condotta in modo negligente. Non è esclusa nemmeno l’ipotesi di un malfunzionamento tecnico dell’impianto stesso.
L’impatto sul quartiere di Roma
L’esplosione ha avuto ripercussioni pesanti anche sul tessuto urbano. Venerdì scorso, per motivi di sicurezza, numerosi residenti di via Romolo Balzani sono stati evacuati dai propri appartamenti. La scuola adiacente al distributore ha riportato danni strutturali ingenti e resterà chiusa per almeno alcune settimane. Le autorità locali hanno già avviato un piano per la messa in sicurezza dell’intera area.
Dal punto di vista ambientale, l’Arpa Lazio ha rilevato valori elevati di diossina nelle prime ore successive all’incendio, ma fortunatamente nelle ultime rilevazioni i dati risultano in diminuzione. Tuttavia, non si esclude che la Procura possa estendere l’indagine anche a ipotesi di reati ambientali, qualora emergano ulteriori elementi.
Il dramma di Claudio Ercoli
Claudio Ercoli, il responsabile del distributore, è stato tra i primi a essere soccorso. Un carabiniere, arrivato pochi attimi dopo la prima esplosione, lo ha trovato riverso a terra e lo ha caricato sulla propria auto di servizio per trasportarlo d’urgenza al Sant’Eugenio. Pochi secondi dopo, una seconda esplosione ha investito l’area, ferendo decine di soccorritori. Ercoli ha lottato per due giorni tra la vita e la morte, prima di spegnersi nel reparto grandi ustionati.
Le indagini sono ancora in corso, ma la portata della tragedia è già chiara: un’intera comunità è stata colpita da un disastro evitabile. Ora spetta alla magistratura fare piena luce su responsabilità e omissioni.