Roma, ex Mercati Generali, residenti e comitati: “Poco spazio per cultura e tempo libero, progetto da rivedere”

Roma, sullo sfondo gli ex Mercati generali, in primo piano il sindaco Roberto Gualtieri e l'assessore Veloccia

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Roma, sugli ex Mercati Generali di Ostiense la miccia è già accesa: comitati di quartiere e semplici residenti accusano il Comune di aver progressivamente “diluito fino a perderlo” l’interesse pubblico del progetto, a tutto vantaggio degli investitori privati. Nelle recenti assemblee, definiscono il nuovo piano «l’ennesima operazione speculativa» e chiedono una «trattativa vera» sulla convenzione firmata il 10 novembre con il colosso immobiliare Hines, un documento che – sottolineano – non è ancora stato reso pubblico, nonostante lo attendano da oltre un mese.

Il piano – spesso preannunciato come una rigenerazione urbana – prevede nuovo cemento (come da noi raccontato l’estate scorsa) e numerosissimi nuovi studentati che potrebbe diventare addirittura B&B per due mesi all’anno.

Conferenze, volantini e mobilitazione di quartiere

La protesta non è più confinata alle chat di zona. Sabato scorso, al Caffè Letterario, si è tenuta la prima conferenza urbanistica e civica del Municipio VIII, organizzata dai comitati per mappare quella che definiscono la “speculazione nel quadrante”. In parallelo, il Comitato civico per la tutela dell’area degli ex Mercati Generali, il Centro sociale La Strada, Casetta Rossa, Villetta Social Lab, l’Onlus Giulia Parla e Legambiente Garbatella hanno prodotto un pieghevole che verrà distribuito in migliaia di copie nei palazzi attorno al Gazometro e al Porto Fluviale. «L’area degli ex Mercati deve essere un bene comune, non una merce da mettere a reddito», si legge nel testo.

Studentato di lusso e rendite milionarie

Al centro delle critiche c’è il maxi studentato di lusso previsto all’interno dei 9 ettari degli ex Mercati all’ingrosso: 2.000 posti letto per un investimento complessivo di 380 milioni di euro. Secondo le stime diffuse dai comitati, dal progetto Hines ricaverebbe una rendita annua di 32 milioni, di cui 21 solo dalla struttura per studenti, mentre al Comune andrebbe un canone di concessione di 165 mila euro l’anno. Una sproporzione giudicata inaccettabile, soprattutto a fronte di un’area pubblica oggi sprofondanta nel degrado dopo la dismissione di fine anni ’90.

Cultura e tempo libero, spazi ridotti al minimo

I cittadini contestano anche la sostanza urbanistica del piano: la parte dedicata a cultura e tempo libero – il vero cuore dell’interesse pubblico – sarebbe diventata minoritaria. Su 85 mila metri quadri complessivi, quelli realmente destinati a funzioni culturali e sociali sarebbero circa 24 mila, che scenderebbero a 6 mila considerando servizi già esistenti come il centro anziani e gli uffici comunali. Troppo poco, secondo residenti e associazioni, in un quadrante dove si cita spesso il modello “riuscito” dell’Università Roma Tre come esempio opposto di rigenerazione.

Venti anni di stallo e il nodo delle penali

La storia degli ex Mercati è lunga più di vent’anni. Nel 2004 l’area entra nei bandi internazionali, con una concessione di 60 anni al gruppo Lamaro Appalti e un progetto firmato da Rem Koolhaas, poi passato alla società Sviluppo Centro Ostiense. Le giunte Alemanno, Marino e Raggi intervengono a più riprese modificando il piano, fino all’apertura di un procedimento di vigilanza dell’Anac sulle molte varianti. La giunta Gualtieri rivendica di aver sbloccato l’impasse, ottenuto il nullaosta dell’Autorità e confermato l’interesse pubblico dell’opera, ma sostiene di non poter tornare indietro sulla convenzione per via delle penali, stimate in 350 milioni di euro.

Una ferita urbana ancora aperta

Intanto, dietro le recinzioni degli ex Mercati, restano solo vegetazione incolta, acquitrini e insetti che d’estate invadono le case della Garbatella e della Circonvallazione Ostiense. Il blocco dei lavori, che dura da oltre due decenni, è percepito dai residenti come una ferita aperta nella memoria collettiva: un luogo che per ottant’anni, dal 1922, ha scandito la vita di facchini e lavoratori, oggi trasformato nel simbolo di una partita decisiva tra interessi pubblici e rendite private. I comitati promettono ricorsi e una mobilitazione lunga: «La battaglia è appena cominciata e vogliamo vincerla».