Roma, ex militare dei carabinieri vittima di rapina: colpito e ferito al Quarticciolo finisce in ospedale
Un maresciallo dei carabinieri in pensione, volto noto del quartiere e stimato per la sua disponibilità, è stato brutalmente rapinato domenica mattina al Quarticciolo, periferia est della Capitale. Non un episodio isolato, ma l’ennesimo segnale del degrado che avvolge quella piazza di spaccio ormai fuori controllo. Il colpo è stato messo a segno da un pusher di 28 anni, già noto alle forze dell’ordine, che non ha esitato a usare violenza estrema per strappare al suo ex vicino di casa una catenina d’oro con le fedi nuziali. Un gesto tanto feroce quanto insensibile, che ha lasciato la vittima ferita e sanguinante.
Il furto delle fedi, simbolo di una vita
La collanina non cedeva. Il rapinatore ha tirato e strattonato fino a spezzarla, al quindicesimo strappo. I segni sul collo dell’ex militare parlano da soli: tagli profondi, il segno di un’aggressione spietata. Non contento, il giovane ha portato via anche le fedi nuziali che il maresciallo custodiva come reliquia della moglie scomparsa. L’uomo, disperato, lo ha implorato di restituirle. Una richiesta accorata, rimasta senza risposta. Il pusher è scappato a piedi, lasciandosi dietro una scia di sangue e indignazione.
L’inseguimento e l’arresto
La fuga è durata poco. Una pattuglia della polizia, allertata da alcuni testimoni che hanno chiamato il 112, lo ha intercettato lungo via Palmiro Togliatti. L’ex carabiniere, nonostante le ferite, aveva trovato la forza di inseguirlo. Nel giubbotto del giovane, gli agenti hanno ritrovato la collanina con le fedi. Un arresto immediato, seguito al rito per direttissima davanti al giudice di Piazzale Clodio. Nessuna attenuante: il pusher è stato inchiodato per rapina e sottoposto all’obbligo di firma mattina e sera in commissariato, in attesa del processo.
La giustificazione che non regge
Davanti al giudice, il rapinatore ha tentato la carta della “discriminazione”, sostenendo di essere stato trattato diversamente per le sue origini familiari. Parole senza fondamento, respinte con fermezza dal magistrato. In realtà, a parlare sono i suoi precedenti: spaccio, microcriminalità, violenze. Un percorso già tracciato, che lo inserisce in quella rete di manovalanza criminale che presidia il Quarticciolo e che rappresenta la linfa vitale del mercato della droga capitolino.
La beffa della riconoscenza tradita
La parte più amara della vicenda sta nel legame tra vittima e aggressore. I due si conoscevano. L’ex carabiniere aveva più volte aiutato quel ragazzo fragile e dipendente dalle sostanze. Anche quella mattina, alla richiesta di pochi spiccioli, l’uomo era pronto a donargli 20 euro. Un gesto di umanità trasformato in violenza. “Non è più lui – ha detto il maresciallo agli inquirenti – la droga gli ha cambiato il carattere. Lo ricordo bambino, ora è uno sconosciuto.”
Quarticciolo, piazza di spaccio e disperazione
Il contesto non è secondario. Il Quarticciolo è da anni sinonimo di spaccio e degrado. Una piazza in mano a bande organizzate, dove i piccoli pusher vengono arruolati come carne da macello. L’arrestato, secondo le prime indagini, era parte di quel meccanismo: semplice pedina al servizio dei narcotrafficanti locali. Ma ciò che preoccupa di più è il ritorno prepotente dell’eroina. Una sostanza che sembra aver riconquistato le strade, lasciando dietro giovani piegati, incapaci di camminare, ridotti a ombre umane lungo i marciapiedi del quartiere.
Il segnale da non ignorare
L’aggressione a un ex servitore dello Stato non è solo un fatto di cronaca nera. È un campanello d’allarme su un quartiere che si sta sgretolando sotto il peso della droga e della criminalità diffusa. Ogni episodio di violenza è il tassello di un mosaico sempre più inquietante. La ferita sul collo di quell’ex maresciallo non è solo fisica: è il simbolo di una città che rischia di perdere il controllo delle sue periferie.