Roma, faida familiare: dà fuoco al bar del fratello con dentro il guardiano notturno
Si è presentato davanti al bar poco prima delle 8, il volto coperto da un cappuccio, una tanica di benzina in una mano, un accendino nell’altra. E poi l’incendio, mentre dentro c’è il guardiano e le telecamere riprendono tutto. È successo domenica mattina a Roma.
“Aiuto, fammi uscire”
A ricostruire la vicenda, avvenuta in un bar di via Prenestina a Torre Angela, sono le telecamere di videosorveglianza. E il racconto del custode, che in quel momento era all’interno del locale. Il giovane arriva davanti al bar, versa cinque litri di benzina sull’ingresso del locale. Dentro c’è il guardiano notturno, che capisce subito cosa sta per accadere. Batte contro le vetrate, urla, implora. Inutilmente. L’incendio parte in pochi secondi. Le fiamme si alzano mentre l’aggressore si allontana a bordo di un’auto, dove ad attenderlo ci sarebbero almeno due complici.
A evitare il peggio è solo il caso. Un benzinaio vicino vede il fumo, chiama i vigili del fuoco. I pompieri arrivano in pochi minuti, domano l’incendio e tirano fuori il custode. È sotto choc, ma vivo. Ed è lui a fare il primo nome agli investigatori. «L’ho riconosciuto subito. È il fratello del mio capo», avrebbe raccontato agli agenti. «Negli ultimi mesi c’erano state liti e minacce. Quando l’ho visto con la benzina ho capito che non stava scherzando. Mi ha guardato. Poi ha dato fuoco». E questa testimonianza potrebbe trasformare l’incendio in un tentato omicidio.
Le indagini e la pista della faida familiare
Sul posto arrivano gli agenti del Commissariato Casilino, la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile, che passano al setaccio il locale. I rilievi confermano l’uso di benzina come accelerante. Gli investigatori parlano apertamente di una faida familiare dai contorni criminali, degenerata fino all’attentato incendiario. Il presunto autore è A. C., 29 anni, romano, con precedenti per spaccio e detenzione illegale di armi. Un profilo che spinge gli inquirenti a non fermarsi alla “semplice” lite tra fratelli. Perché qui il confine tra affari di famiglia e criminalità organizzata è sottile.
Le ricerche si allargano. Dal Prenestino a San Basilio, fino al Quadraro, zone legate al passato del fuggitivo. Gli agenti stanno visionando le telecamere di videosorveglianza lungo gli assi Prenestina-Casilina, alla ricerca dell’auto usata per la fuga. L’ipotesi è che i complici lo abbiano aiutato prima a sparire e poi a nascondersi. Intanto il titolare del bar, ascoltato a lungo, conferma un clima di tensione crescente con il fratello. Minacce, scontri, rancori mai risolti. Fino a quel gesto estremo.