Roma, fondi per la metro C (tratta Clodio-Farnesina): nella Finanziaria 2026 scatta il “salvataggio” bipartisan

Roma, la metro

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Roma, un taglio “da tabella” può trasformarsi in un terremoto per i cantieri. Nella Legge di Bilancio 2026, infatti, compare un definanziamento da 50 milioni di euro legato alla Metro C di Roma: una sforbiciata che, se confermata, rischia di rallentare (o complicare seriamente) il prolungamento della terza linea, soprattutto nella tratta più delicata e più discussa: da piazzale Clodio alla Farnesina.

Il taglio che ha fatto scattare l’allarme

L’allarme è esploso quando, il 23 ottobre, sono circolate le tabelle della manovra trasmesse al Senato. Dentro l’elenco dei definanziamenti è spuntato anche quello relativo alla Metro C: -50 milioni. Una cifra che, nel mare dei numeri della finanziaria, può sembrare limitata. Ma per un’opera già complessa e costosa, può essere la differenza tra “si parte” e “si rimanda”.

Perché la tratta Clodio–Farnesina è la più a rischio

Il punto è che la Metro C non è un singolo blocco unico: procede per tratte. E la porzione T1 (Farnesina–Clodio) è da tempo una delle più esposte a stop e rinvii. Il prolungamento complessivo verso Farnesina viene valutato intorno ai 900 milioni di euro: per questo, togliere fondi proprio adesso significa mettere in discussione passaggi tecnici decisivi.

C’è poi un altro scenario che preoccupa comitati e cittadini: le “talpe”, cioè le grandi frese meccaniche che scavano i tunnel, potrebbero essere chiamate in causa a Prati Fiscali/Clodio e restare operative (o comunque “ferme” in attesa di avanzare) per anni, con il rischio di trascinarsi dietro tempi lunghissimi. Secondo questa prospettiva, l’attesa potrebbe arrivare anche a un decennio, finché non sarà completata la tratta successiva T2 (Clodio–Venezia).

Emendamenti a raffica: maggioranza e opposizione fanno fronte comune

Davanti al taglio, però, la politica sembra essersi mossa in modo insolito: arriva un pacchetto di emendamenti bipartisan per rimettere i 50 milioni nella manovra. A segnalarlo è anche il comitato “Metro X Roma”, secondo cui decine di senatori eletti a Roma, tra maggioranza e opposizione, hanno depositato proposte per rifinanziare le metropolitane della Capitale.

Non solo Metro C: nei testi si parla anche di Metro A e della necessità di investire su nuovi treni e materiale rotabile, un tema che per i pendolari non è teoria ma quotidianità.

Il “minimo comune denominatore”, però, resta uno: ripristinare i 50 milioni. Senza quella quota, spiegano i promotori, la commissaria straordinaria Maria Lucia Conti rischierebbe di non poter completare i passaggi amministrativi necessari per approvare il tracciato e affidare i lavori.

Tra i firmatari spiccano soprattutto emendamenti provenienti da PD, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra, ma compaiono anche iniziative dalla maggioranza: una porta la firma del senatore Claudio Lotito, un’altra è riconducibile a Fratelli d’Italia.

La mossa di Fratelli d’Italia: non solo Metro C

I parlamentari di FdI De Priamo, Mennuni e Pellegrino avrebbero presentato un ordine del giorno che punta a far riconoscere al Governo il “fabbisogno crescente” di mobilità pubblica a Roma e la necessità di soluzioni di trasporto di massa. Nel testo si chiede anche un confronto con Roma Capitale sui prolungamenti delle linee A, B, B1 e C, sulla realizzazione della Metro D, oltre all’estensione della rete tramviaria, con parcheggi di scambio e migliori collegamenti con le stazioni ferroviarie. Sul tavolo finirebbero anche ipotesi come l’allungamento della Metro B verso Castel di Leva e della filovia Laurentina fino a Trigoria.

Cosa succede adessoOra la partita è tutta parlamentare: gli emendamenti dovranno essere valutati e, soprattutto, trovare coperture e consenso. Ma il segnale politico è chiaro: sulla Metro C, almeno per una volta, Roma prova a non dividersi. E quei 50 milioni sono diventati il simbolo di una domanda semplice: la città può permettersi un altro stop?