Roma, giardini di piazza Dante all’Esquilino chiusi ai cittadini ma non al degrado: ‘abusivi’ ubriachi, che defecano e urinano all’interno
Da domenica 7 dicembre il Giardino di Piazza Dante, all’Esquilino, resta chiuso. Non per lavori, non per sicurezza, ma per l’ennesimo cortocircuito tra Comune di Roma, I Municipio e chi quel piccolo spazio verde lo tiene in piedi da anni: i volontari. E proprio loro, ormai stremati, hanno affisso un cartello che è un atto d’accusa più che un annuncio: “Questa situazione doveva essere temporanea. Continueremo ad occuparci del giardino anche con i cancelli chiusi”. Ma non è solo una chiusura di un cancello. È la fotografia di un quartiere che si è stancato di chiedere aiuto e di non ottenere nulla.
“Lasciati soli dal Comune”: cosa è successo
Il cartello lo firmano i volontari del Comitato Giardino Piazza Dante, da mesi in “battaglia” con le istituzioni per evitare il collasso dell’area giochi. “Da settembre – spiegano – l’associazione incaricata di aprire e chiudere il giardino non è più venuta. Il contratto non è stato rinnovato e ci siamo offerti noi, due volontari, per tenere aperti i cancelli. Ma non poteva durare”.
A ricostruire la vicenda è una residente dell’Esquilino, esasperata come gran parte di chi abita qui. “Prima il giardino veniva chiuso dall’Associazione Ex Carabinieri Volontari di Nassiria – racconta – credo fossero pagati con dei buoni pasto, ma non ho certezze. Da quando il Comune non ha rinnovato quel contratto, il servizio si è fermato. Sei mesi fa già non aprivano più”. Il risultato è una gestione affidata, di fatto, a cittadini che non hanno mezzi né competenze per reggere un servizio pubblico: “A loro spetta la manutenzione orizzontale, ma si sono presi pure la potatura dei melograni. È evidente che non possono continuare gratis. L’emergenza va bene, ma non può diventare la normalità”.
“Dentro dormono, si ubriacano, urinano e defecano. E nessuno interviene”
Il giardino, piccolo e con l’area giochi per i bambini, è diventato tutt’altro. “È il giaciglio dei senza fissa dimora. Gli alcolizzati ci stanno dentro tutto il giorno, sdraiati sulle panchine nell’area bimbi. A sinistra poi ci sono dei bengalesi che passano la giornata a bere”.
E il paradosso? “È chiuso per noi, ma aperto per loro. Tanto scavalcano. Lo fanno davanti alle finestre del Palazzo delle Casse di Risparmio Postali, che affacciano sul giardino. Ci sono guardie, ma possono intervenire solo per la sicurezza interna. Così assistono allo stesso spettacolo che vediamo noi: gente mezza nuda, che si spoglia e urina o defeca per terra. Quando non si droga, non spaccia o non rapina”.
La residente spiega esasperata. “Sono anni che denunciamo. Anni. E non cambia nulla. È come parlare al vento. Quello che sconvolge non sono solo le situazioni che si creano, ma è il protrarsi negli anni di situazioni pericolose, indecorose, illegali, che i cittadini denunciano. È come se parlassero al vento. Né il Municipio né il Comune sembrano rendersi conto dell’entità del problema. C’è chi si arrabbia, chi si chiude in casa, chi sta pensando di andarsene”.
“Ti spaccano la faccia per 10 euro”: un quartiere in trincea
Eppure i controlli all’Esquilino negli ultimi mesi sono aumentati. Carabinieri, polizia, polizia locale. Blitz, pattugliamenti: si cerca di far sentire la presenza delle forze dell’ordine per contrastare i reati. Ma il punto, per chi abita qui, è un altro: la giustizia che annulla gli sforzi.
“Anche se li arrestano, il giorno dopo sono di nuovo qui. E il degrado resta. Con la scusa dell’accoglienza ci ritroviamo persone di cui non si sa nulla, senza documenti, senza controlli, che delinquono e ci fanno vivere nella paura”. Una paura concreta. “C’è gente che fa i bisogni davanti ai negozi. Altri che ti accoltellano per rubarti dieci euro. Senza contare i danni alle auto, le risse, lo spaccio a tutte le ore. E quello che succede al mercato non lo commento nemmeno. Con la scusa dell’accoglienza e del buonismo ci ritroviamo tutta questa gente di cui non si conosce la provenienza, che delinque, che ci fa vivere nel degrado. Ma sembra che a nessuno importi o che, nella migliore delle ipotesi, non ci si renda conto dell’effettiva entità del problema”.
La situazione oggi all’Esquilino è questa: cancelli chiusi, residenti fuori, abusivi dentro. E volontari costretti comunque a occuparsi del verde, con le chiavi in mano ma senza più un mandato. “Continueremo a occuparci del giardino anche con i cancelli chiusi”, scrivono nel cartello. È la frase più amara: racconta un quartiere che prova a non arrendersi, mentre aspetta, da mesi, una risposta che non arriva.