Roma, Gualtieri ‘licenzia’ la dipendente del suo Staff: il Tribunale lo bacchetta: “Poca Trasparenza”

Roberto Gualtieri, sindaco di Roma

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Roma, Gualtieri ‘licenzia’ la dipendente del suo Staff, il Tribunale lo bacchetta: “Poca Trasparenza”. Una (ormai ex) dipendente del Gabinetto del Sindaco della città eterna impiegata fino all’8 settembre 2024 è stata al centro di un contenzioso giudiziario che ha messo in discussione la trasparenza che investe la gestione del personale dello Staff del sindaco di Roma da parte dell’amministrazione capitolina.

Dopo essere stata esclusa dal team di staff diretto dal primo cittadino, Roberto Gualtieri, dopo una lunga (e certificata) malattia, la dipendente ha tentato invano di ottenere dal Campidoglio l’accesso ai documenti relativi alla valutazione delle performance dei colleghi di Staff per l’anno 2022, sulla base della quale è stata esclusa dallo stesso Staff.

Nello specifico di quelli che – come lei – avevano vissuto lunghi periodi di assenza dal servizio per infortunio o malattia professionale. Un diritto, questo, che trova pieno fondamento nell’articolo 49 del Contratto Collettivo Integrativo del 2021.

Roma e Gualtieri costretti a consegnare i documenti alla ex dipendente di Staff

Il Tribunale ha stabilito che l’amministrazione capitolina dovrà consegnare alla ricorrente la documentazione richiesta entro 30 giorni, quindi entro il prossimo 22 giugno. In caso di ulteriori ritardi, sarà il Prefetto di Roma, nominato Commissario ad acta della vicenda, a sostituirsi a Roma Capitale per garantire l’accesso agli atti alla ex dipendente, affinché sia fatta piena luce sulle causa che hanno portato al suo ‘licenziamento‘.

La sentenza ha inoltre imposto all’amministrazione la condanna al pagamento delle spese processuali, per un totale di 2.000 euro oltre al contributo unificato, quindi un totale di circa 3mila euro. Per il Tar, la trasparenza rappresenta un diritto autonomo e inderogabile, anche in presenza di un giudizio civile in corso.

La vicenda chiarisce che il diritto all’accesso agli atti non può essere bloccato dall’amministrazione con argomentazioni generiche, specie quando a rischio ci sono tutele lavorative previste da contratti collettivi. La donna ha anche avviato una causa di Lavoro contro il Campidoglio, in pieno corso di svolgimento presso il locale Tribunale Civile.

Il ‘No’ di Roma e di Gualtieri e la posizione del Tribunale

Il Campidoglio aveva respinto la richiesta della ex dipendente di Staff, sostenendo che si trattasse di una forma di “controllo generalizzato” e invocando la necessità di tutelare la privacy dei dipendenti coinvolti. Il Tar del Lazio ha però sconfessato questa lettura del campidoglio, riconoscendo che la richiesta della ricorrente fosse pienamente legittima e ben delimitata.

La sentenza ha stabilito che l’amministrazione non può negare l’accesso a documenti rilevanti per la difesa in giudizio, specialmente quando esiste un interesse concreto, diretto e attuale. In questo caso, tale interesse era strettamente connesso alla possibilità di dimostrare un’eventuale disparità di trattamento, in violazione dei principi di equità previsti per i dipendenti pubblici in casi di assenza per malattie professionali.

Le tutele previste dall’articolo 49 del CCI ignorate da Roma e Gualtieri?

Il riferimento normativo principale è l’articolo 49 del CCI 2021, che disciplina le tutele per i lavoratori colpiti da infortuni o malattie professionali riconducibili a causa di servizio. Il testo stabilisce il diritto alla conservazione del posto di lavoro fino a guarigione clinica certificata, entro un limite massimo di 18 mesi, prorogabili in casi gravi.

La norma garantisce inoltre la retribuzione nel periodo di comporto e obbliga l’amministrazione a informare i dipendenti sullo stato di avanzamento di tale periodo. È proprio questo quadro che ha spinto la dipendente a richiedere l’accesso alle schede di valutazione dei colleghi assenti per le stesse motivazioni: una mossa mirata a verificare l’uniformità dei criteri applicati nella valutazione del personale.

Un campanello d’allarme per il Campidoglio, ma anche per Gualtieri

Il caso non è solo una vicenda di burocrazia mal gestita. È un segnale d’allarme per l’amministrazione Gualtieri, che deve ora fare i conti con una gestione evidentemente poco trasparente delle tutele contrattuali del proprio personale. La sentenza del Tar solleva interrogativi profondi sul rispetto dei diritti dei lavoratori pubblici, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di fragilità sanitaria.

L’uso distorto della presunta riservatezza come scudo per evitare verifiche interne rischia di minare alla base la fiducia dei dipendenti nella correttezza delle valutazioni e nella trasparenza dei processi decisionali. Roma (e Gualtieri) saranno ora obbligati, con le buone o con le cattive, non solo a consegnare gli atti, ma anche a riconsiderare radicalmente la propria linea amministrativa.