Roma, i cittadini fermano il traliccio telefonico su area archeologica a un passo da Trigoria: “È guerra con il Campidoglio”

Roma, i cittadini fermano il traliccio telefonico su area archeologica a un passo da Trigoria: “È guerra con il Campidoglio”. Una vittoria storica per i residenti di Via Ceppaloni hanno fermato tra l’altro in pochi mesi l’installazione di un nuovo traliccio telefonico su un’area di significativo interesse archeologico e paesaggistico.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha dato ragione proprio ai cittadini, accogliendo il loro ricorso e mettendo in discussione le procedure adottate da Roma e da una società di telefonia mobile. La sentenza segna un punto cruciale in quella che i residenti hanno definito una vera e propria “guerra” contro le decisioni del Campidoglio, accusato di aver proceduto con ‘leggerezza’ su un’area delicata.

La battaglia dei residenti di Roma contro il traliccio
La vicenda ha avuto inizio nell’ottobre 2024, quando i residenti di Via Ceppaloni, una zona residenziale caratterizzata da abitazioni a bassa densità, si sono trovati di fronte all’improvviso avvio di scavi per l’installazione di una Stazione Radio Base (SRB) da parte di tre colossi del settore telefonico: I., V. e T.. La sorpresa è stata totale, per tutti loro.
Le loro preoccupazioni sono subito balzate in primo piano: i potenziali rischi per la salute derivanti dalle emissioni elettromagnetiche, la svalutazione dei loro immobili e la totale assenza di trasparenza – a loro dire – nel processo autorizzativo. Di fronte a quello che percepivano come un sopruso, i cittadini non hanno esitato, presentando il ricorso iniziale il 20 dicembre 2024, dando il via a una complessa battaglia legale per difendere il loro quartiere.
Il Silenzio-Assenso del Campidoglio sotto accusa dei residenti
Al centro del contenzioso, il meccanismo del “silenzio assenso“, che avrebbe consentito alle società di ottenere l’autorizzazione all’installazione dell’impianto. L’istanza unica era stata presentata da I. il 17 aprile 2024.
Nonostante i pareri favorevoli di ARPA Lazio, rilasciati il 19 aprile 2024, e l’indizione di una conferenza di servizi da parte di Roma il 22 aprile 2024, la Soprintendenza e altri enti non si erano espressi nei termini previsti.
Questo aveva portato I. a dichiarare, il 14 ottobre 2024, il perfezionamento del titolo abilitativo per silenzio assenso. Tuttavia, la sentenza odierna ha ribadito un principio fondamentale: il silenzio assenso non può e non deve essere un lasciapassare per ignorare le normative sostanziali e l’obbligo di un’istruttoria approfondita.
Vincoli archeologici e paesaggistici calpestati?
Uno dei punti cardine della vittoria dei residenti riguarda la mancata considerazione dei vincoli archeologici e paesaggistici che gravano sull’area. La zona di Via Ceppaloni rientra infatti nel “Paesaggio degli insediamenti Urbani”, come definito dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) approvato con delibera del Consiglio Regionale del Lazio il 21 aprile 2021.
Le norme tecniche di attuazione del P.T.P.R. sono chiare: l’installazione di tralicci è consentita solo se non diversamente localizzabile in altri contesti e previa documentazione dell’impossibilità di alternative, oltre a proposte di mitigazione dell’impatto.
Il Tribunale ha rilevato come la documentazione presentata da I. fosse carente proprio su questo aspetto cruciale, non dimostrando l’assenza di siti alternativi né contestualizzando le esigenze tecniche rispetto alle caratteristiche paesaggistiche della zona.
Siti alternativi e co-siting: un obbligo mancato per il Campidoglio sul traliccio
La sentenza ha inoltre censurato la totale assenza di una seria valutazione di siti alternativi, come previsto dall’articolo 3 del Regolamento per la localizzazione degli impianti di telefonia mobile di Roma. Questa norma impone ai gestori di privilegiare aree di proprietà comunale, zone già servite da viabilità, o perfino il co-siting su strutture esistenti.
I residenti avevano evidenziato la presenza di numerose aree “preferenziali” nelle vicinanze, inclusi immobili pubblici come il Cimitero Laurentino o il centro sportivo di Trigoria, situato a circa 1,5 km di distanza. Oltre a una SRB già esistente a soli 400 metri di distanza, che avrebbe potuto ospitare l’impianto in co-siting. Il Tribunale ha stabilito che l’istruttoria condotta non ha minimamente esplorato queste opzioni, limitandosi a una superficiale richiesta di disponibilità di aree comunali senza alcun seguito.

La sentenza: vittoria dei cittadini, sconfitta del Campidoglio
La decisione del Tar, pronunciata oggi 26 maggio 2025, rappresenta un duro colpo per Roma e per la società I. Il ricorso dei cittadini è stato giudicato “fondato” proprio sui punti che evidenziano una grave lacuna istruttoria e il mancato rispetto delle normative a tutela del paesaggio e del territorio.
La sentenza sottolinea che la pubblica amministrazione non può esimersi dai suoi doveri di verifica e approfondimento, anche in presenza di un silenzio assenso. È una vittoria significativa per la partecipazione civica e per la tutela del patrimonio archeologico e ambientale della Capitale, che dimostra come la determinazione dei cittadini possa effettivamente fermare progetti calati dall’alto senza il dovuto rispetto delle regole e del territorio.