Roma, i colossi dei bus ‘piegano’ il Campidoglio: ok alle linee da e per Fiumicino e Civitavecchia

Roma è stata ‘costretta’ a cedere il passo ai giganti del trasporto su gomma. Dopo mesi di veti, rinvii e carte bollate, i colossi privati dei collegamenti su bus verso l’aeroporto di Fiumicino, Fiumicino-città e il porto di Civitavecchia incassano il doppio via libera dalla Città Metropolitana di Roma ai loro collegamenti da e per via Crescenzio, nel quartiere Prati. Una decisione che non nasce da un improvviso cambio di rotta del Campidoglio e della Città Metropolitana, ma dall’ennesimo diktat dei giudici amministrativi.
Il Tar del Lazio aveva imposto lo scorso 21 luglio all’Amministrazione (Città Metropolitana di Roma, guidata sempre dal sindaco Gualtieri) di ‘dialogare’ con gli operatori. Esattamente come acaduto per il Campidoglio. Più volte, la Giunta Gualtieri e la Città Metropolitana da lui guidata sono finite, negli ultimi mesi, in una sorta di ‘muro contro muro’ giudiziario con i colossi del settore trasporti, come da noi ricostruito. Quello di cui parliamo ora, quindi, è solo l’ennesimo capitolo di un conflitto che da tempo lacera la gestione del trasporto privato nel centro di Roma città. Solo che stavolta l’Ente guidato da Gualtieri, anziché ricorrere al Consiglio di Stato, ha deciso di eseguire quanto richiesto dai giudici di primo grado. Senza ulteriori lungaggini e strascichi giudiziari.

La resa di Roma dopo i ricorsi giudiziari
Il cuore della vicenda è semplice: le società private chiedevano da tempo a Gualtieri e all’assessore Patanè (mobilità) di ampliare e rimodulare i collegamenti dei bus Gran Turismo tra Termini e Fiumicino e Fiumicino-aeroporto e tra Civitavecchia e la Capitale. L’amministrazione avrebbe risposto – a loro dire – con silenzi, dinieghi e cavilli. Poi la svolta: i giudici del Tar, con una sentenza di due mesi fa, hanno imposto all’Ente di pronunciarsi. Così, Roma – per il tramite della Città Metropolitana – ha ‘dovuto’ firmare le autorizzazioni, ribadendo che le prescrizioni di sicurezza restano vincolanti. Ma riconoscendo di fatto la piena operatività delle linee.

Un braccio di ferro lungo anni
La partita si gioca su un terreno che vale milioni di euro: i collegamenti da e per i due poli strategici del turismo laziale, l’aeroporto internazionale di Fiumicino e il porto di Civitavecchia, scalo privilegiato delle navi da crociera. Bloccare queste linee significava congelare la concorrenza e lasciare spazio a pochi operatori già insediati.
Con le nuove autorizzazioni, invece, il Campidoglio-Città Metropolitana è stata sostanzialmente ‘costretta’ a condividere gli stalli strategici di via Crescenzio con più soggetti, imponendo solo distanziamenti minimi tra le partenze per evitare ingorghi.
Il ruolo del Tar: schiaffo istituzionale
Il via libera non è dunque un atto di “governo” della mobilità, ma l’esecuzione ‘forzata’ di una sentenza. Un dettaglio che cambia tutto: il Campidoglio non ha scelto, ha dovuto. I giudici hanno chiarito che la pubblica amministrazione non poteva più rinviare né inventare ostacoli procedurali. Un’amministrazione che si era intestardita nel dire “no” si è ritrovata costretta a dire “sì”. Una resa che mette in discussione l’intera strategia di gestione della mobilità turistica romana, già pesantemente criticata dagli operatori del settore.
Tra monopoli e accuse di immobilismo
La vicenda si inserisce in un quadro più ampio. Da tempo le imprese private accusano il Campidoglio di alimentare posizioni dominanti, rinviando senza fine la gara pubblica per l’assegnazione delle linee. Una strategia che, di fatto, ha congelato il mercato. Ora i giudici hanno smontato questo sistema, almeno per queste due linee, riconoscendo il diritto delle aziende a operare nel rispetto delle regole. La rinuncia ad attuare i propri provvedimenti appare come l’ennesimo segnale di immobilismo istituzionale. Un atteggiamento che penalizza non solo gli operatori, ma anche i milioni di turisti e cittadini che ogni anno attraversano Roma.
La Capitale in ostaggio del caos trasporti
Dietro le carte bollate c’è un nodo politico enorme: Roma non riesce a gestire il proprio sistema di mobilità extraurbana. Ogni decisione si trasforma in un braccio di ferro con i privati, ogni ricorso si conclude con una sconfitta per l’amministrazione. A pagare, però, non sono i dirigenti del Campidoglio, bensì i viaggiatori, costretti a convivere con incertezze, disservizi e tariffe instabili. La Capitale si conferma ‘ostaggio’ di un sistema in cui le regole valgono solo quando vengono imposte da un Tribunale.
Roma piegata, cittadini in attesa
Le autorizzazioni concesse non sono una vittoria politica, ma l’ennesima resa giudiziaria. I giganti dei bus hanno piegato il Campidoglio, imponendo il rispetto delle regole attraverso i tribunali. La città resta sospesa, stretta tra un turismo che chiede servizi efficienti e un’amministrazione che arranca, sempre un passo indietro. A uscire sconfitti, ancora una volta, sono i cittadini e i viaggiatori, spettatori di un braccio di ferro infinito che trasforma ogni decisione in una battaglia legale.