Roma, i costruttori ‘denunciano’ il Campidoglio all’Anticorruzione: dietrofront sull’appalto da 7 milioni

Roma, l’appalto da oltre 7 milioni di euro del Campidoglio relativo alla manutenzione di monumenti storici e siti archeologici appartenenti appartenenti al Patrimonio pubblico capitolino è stato annullato dal Dipartimento Centrale Appalti di Roma. Lo stop all’appalto(ne) segue un esposto presentato da Ance Roma – Acer, l’associazione dei costruttori romani, all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC). L’ANAC ha sostanzialmente accolto le richieste dei costruttori romani e ‘bacchettato’ il Campidoglio su alcune clausole contenute nel bando, ritenute “Non conformi – così scrive testualmente l’ANAC tra le carte – alla normativa vigente”.
Per tutta risposta, la Sovrintendenza Capitolina -è stata costretta ad annullare la gara, che verrà ripubblicata in seguito sulla base dei nuovi criteri imposti (con due nuove direttive) dall’ANAC stessa al Campidoglio.

Una mossa che segue l’invito esplicito dell’ANAC e che dimostra le contestazioni sollevate.
Roma, i criteri del bando contestati dai costruttori: l’ANAC non ha dubbi e bacchetta il Campidoglio
Il cuore della disputa risiede nei criteri di assegnazione dell’appalto, in particolare quelli relativi all’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV). Nello specifico, i costruttori hanno messo in discussione tre aspetti principali.
Primo: la richiesta di possedere attrezzature e mezzi di proprietà (come piattaforme aeree e “ragni”). Secondo: la necessità di avere un certo numero di operai con almeno sei anni di servizio continuativo all’interno dell’azienda. Terzo: l’esperienza pregressa con enti di tutela culturale, in particolare la Sovrintendenza Capitolina e le Soprintendenze statali.
Secondo Ance Roma e B. C. s.r.l., questi requisiti avrebbero favorito un numero ristretto di imprese.
Le clausole, infatti, premiavano il possesso di tali beni e personale alla data di pubblicazione del bando, rendendo di fatto impossibile per molte aziende, anche qualificate, competere.
La risposta del Campidoglio e la necessità di un dietrofront
Inizialmente, la Sovrintendenza Capitolina aveva difeso la sua scelta, argomentando che i criteri contestati fossero necessari per garantire la delicatezza e la complessità degli interventi sui beni culturali. Tuttavia, l’ANAC ha espresso un parere negativo, ritenendo che tali requisiti fossero eccessivamente stringenti e non proporzionati all’oggetto del contratto.
Le delibere dell’Autorità hanno invitato il Campidoglio a eliminare i requisiti premiali e a riformulare la lex specialis, cioè il corpo delle regole della gara, stabilendo che le imprese possono semplicemente impegnarsi a dotarsi delle attrezzature e del personale necessario solo in un secondo momento, cioè prima della stipula del contratto.
A seguito di questo parere vincolante, la Sovrintendenza ha dovuto fare un passo indietro, annullando la parte del bando relativa ai criteri e riavviando l’intera procedura per conformarsi alle disposizioni dell’ANAC.
Le conseguenze e i prossimi passi
L’annullamento della gara ha immediate ripercussioni. Non solo la procedura dovrà essere nuovamente pubblicata, ma anche la commissione giudicatrice, già nominata, viene di fatto sciolta. Tutta la documentazione amministrativa e le offerte già presentate dai dieci operatori economici che avevano partecipato dovranno essere rivalutate alla luce dei nuovi criteri.
La decisione del Campidoglio, pur se obbligata, apre un nuovo capitolo nella complessa gestione degli appalti pubblici a Roma, un settore spesso sotto la lente d’ingrandimento per le sue complessità e le delicate questioni che lo circondano.
La vicenda sottolinea l’importanza del ruolo dell’Autorità Anticorruzione nel garantire la regolarità e la trasparenza delle procedure, a tutela di una sana concorrenza e dell’interesse pubblico. Ora non resta che attendere la ripubblicazione del bando e la ripartenza di una gara che si preannuncia a dir poco complessa.
