Roma, i terreni del Giubileo dei Giovani occupati abusivamente, il Tribunale: “Strade e parcheggio a rischio demolizione”

Roma, una vicenda di mala amministrazione pubblica che affonda le sue radici nei fasti del Giubileo del 2000, all’epoca il primo cittadino era Francesco Rutelli, oggi 10 ottobre 2025 – dopo 25 anni – torna a ‘mordere’ la giunta capitolina guidata dal sindaco Roberto Gualtieri e rischia di creare non pochi danni. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto difatti il ricorso di alcuni proprietari di terreni di Tor Vergata dove venticinque anni fa si tenne la storica XV Giornata Mondiale della Gioventù, con papa Giovanni Paolo II. Stabilendo che Roma ha illegittimamente occupato quelle aree senza mai concludere la procedura di esproprio e su cui sono stati edificati strade, parcheggi e parchi pubblici. Un verdetto pesante, che impone al Campidoglio – attualmente guidata da Gualtieri – di chiudere entro novanta giorni l’iter amministrativo sospeso da oltre due decenni. Con un avvertimento chiaro: in caso di ulteriore inerzia, interverrà un commissario ad acta nominato dal Prefetto di Roma per risolvere il caso. Le opere pubbliche realizzate dal Comune su quei terreni rischiano di dover esser demolite.
Il ricorso di maggio 2025 e la lunga ombra del silenzio di Roma Capitale: 25 anni di silenzi
Il ricorso, presentato lo scorso maggio 2025 dai proprietari di quei terreni, non riguarda mancanze recenti dell’amministrazione Gualtieri. Ma l’inerzia accumulata nel tempo da una macchina capitolina che, dal 2006, non ha mai formalizzato il trasferimento dei terreni. All’epoca, la zona fu oggetto di interventi pubblici per collegare via del Fosso di Santa Maura a via dei Romanisti, opere strategiche per la viabilità della capitale e funzionali all’area di Tor Vergata, ancora segnata dai ricordi dell’enorme spianata che accolse milioni di giovani e Giovanni Paolo II. I proprietari, deceduto il capofamiglia originario, avevano diffidato il Comune chiedendo – come prevede l’articolo 42 bis del Testo Unico sulle Espropriazioni – che si procedesse o all’acquisizione formale con indennizzo, o alla restituzione dei terreni. Da Palazzo Senatorio, però, nessuna risposta. Solo silenzio. In silenzio è rimasto anche Gualtieri.

Il giudice: “Il Campidoglio inadempiente, area ancora occupata illegalmente”
La sentenza della Sezione Seconda del Tar Lazio non lascia margini interpretativi: Roma Capitale è inadempiente. L’amministrazione – si legge nella decisione – “ha appreso e materialmente destinato all’uso pubblico” le aree, ma “permane una situazione di illecita occupazione”, poiché non è stato mai emanato alcun provvedimento di esproprio né stipulata alcuna transazione con i proprietari.
In pratica, il Comune di Roma ha costruito e utilizzato strade e parcheggi su terreni rimasti di proprietà privata, trasformandoli di fatto in beni pubblici “sine titulo”, cioè senza titolo legittimo. Il Tar ha quindi imposto a Roma di pronunciarsi entro 90 giorni: o procedere con l’acquisizione sanante ex post e il pagamento degli indennizzi previsti dalla legge, o restituire le aree ai legittimi titolari, sostenendo persino le spese di demolizione delle opere pubbliche realizzate su di esse.
Commissariamento dietro l’angolo per Roma
L’elemento politicamente più esplosivo della decisione è la previsione di un commissario ad acta.
Se il Comune di Roma non si muoverà nei tempi fissati, la gestione passerà direttamente nelle mani del Prefetto di Roma, che agirà “a spese dell’amministrazione resistente”.
Un’eventualità che suona come una sonora umiliazione istituzionale per il Campidoglio, già travolto da ritardi e contenziosi su piani urbanistici e opere pubbliche.
Il rischio di commissariamento, sottolineano fonti giudiziarie, è concreto: il TAR ha fissato tempi certi e stringenti, e la mancata ottemperanza potrebbe aprire un nuovo capitolo di scontri tra magistratura e amministrazione comunale.
Rutelli, la radice del problema
Le origini della vicenda risalgono ai tempi dell’amministrazione Rutelli, che nel 2000 promosse la maxi-operazione di urbanizzazione dell’area di Tor Vergata in vista del Giubileo dei Giovani.
Il collegamento stradale e le infrastrutture furono dichiarati “di pubblica utilità” solo nel 2006, ma il procedimento di esproprio non venne mai completato. Da allora, nessuno – né Rutelli, né i successivi sindaci – ha provveduto a chiudere formalmente la questione. Oggi, a distanza di quasi vent’anni, l’amministrazione Gualtieri eredita il nodo mai sciolto, e dovrà scegliere se pagare, restituire o lasciare che intervenga il commissario.
Una bomba a orologeria amministrativa che, di fatto, riporta a galla un antico peccato capitale della burocrazia romana: costruire prima, sanare poi.
Nessun risarcimento, nonostante 25 anni trascorsi invano: ma un precedente pesante
Il TAR ha respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata dai ricorrenti, ritenendo che non siano stati provati gli elementi del pregiudizio economico subito. Ma la decisione crea un precedente di rilievo: riconosce che l’occupazione è tuttora illecita, e che l’amministrazione è obbligata ad agire.
In caso di mancato intervento, i proprietari potranno rivalersi in sede civile, aprendo un fronte potenzialmente milionario. Un verdetto che – pur senza effetti immediati sul bilancio – rappresenta un “schiaffo politico” pesantissimo al Campidoglio.
L’eterna inerzia romana
Venticinque anni dopo la folla oceanica del Giubileo dei Giovani, i terreni di Tor Vergata tornano a essere terreno di contesa. Non più per motivi spirituali, ma per l’incapacità cronica della Capitale di chiudere i conti con il proprio passato amministrativo. Il Tar ha dato al Comune novanta giorni per scegliere tra la legalità e l’ennesimo rinvio. Se Roma Capitale resterà ancora ferma, sarà lo Stato – per mano del Prefetto – a sostituirla. Un epilogo amaro per una città che, a forza di rinvii e carte dimenticate, rischia ora l’ennesimo commissariamento per inerzia.