Roma, il cartello sull’auto parcheggiata diventa virale: “Non mi fate la multa, è Natale”
A Roma anche il giorno di Santo Stefano riesce a diventare una prova di resistenza civile. Altro che pace, digestione e buoni propositi: il 26 dicembre 2025 la Capitale regala ai suoi cittadini l’ennesima lezione di filosofia urbana applicata. Il tutto condensato in un foglio A4 scritto a penna, poggiato su un parabrezza e destinato a diventare virale.
Il messaggio è chiarissimo, umano, disperato quanto basta: “Macchina ferma in panne, non mi fate la multa. È Natale. Sono andata a lavoro, non mi parte.”
Traduzione simultanea dal romano all’italiano istituzionale: non sono una criminale, ho provato a essere una persona responsabile, ma la macchina ha deciso di abbandonarmi come fanno tutti prima o poi.
La foto, condivisa da The Roman Post, ha iniziato a girare sui social più velocemente di un vigile quando vede una doppia fila. Ed è subito diventata simbolo di Roma stessa: una città dove puoi accettare di lavorare a Santo Stefano, ma non aspettarti comprensione se l’auto decide di scioperare.
Il miracolo mancato dell’auto parcheggiata
Il cartello non minaccia, non offende, non accusa. Implora con educazione. Chiede una cosa semplice, quasi ingenua: buonsenso. Una parola che a Roma ha lo stesso status degli unicorni e degli autobus puntuali.
“Non mi parte” è la frase chiave. Non è filosofia, non è polemica: è meccanica pura. Hai girato la chiave, hai sentito il vuoto cosmico e hai capito che oggi non è giornata. Ma a Roma il destino dell’automobile non interessa a nessuno. L’unica cosa che deve funzionare sempre è la sanzione.
Roma spiegata in quattro righe a penna
Quel foglio è più efficace di qualsiasi editoriale. Racconta una città che ti chiede sacrifici continui ma non concede deroghe emotive. Una città che ti ricorda che puoi essere onesto, stanco, in panne e pure educato, ma non abbastanza.
È satira involontaria, ed è la più potente. Nessun comico avrebbe potuto scrivere meglio quelle righe. Perché a Roma non serve inventare: basta parcheggiare, spiegare e sperare.
E sperare, a Santo Stefano, è già un atto rivoluzionario.