Roma, il Centro Sportivo di Torre Angela torna sul mercato (dopo il rosso da 4,2 milioni): ok al bando (ma in stile ‘cambiale in bianco’)
Roma, Centro Sportivo di Torre Angela, in via Aspertini n. 78: nei documenti resi pubblici dal Campidoglio, la promessa dei vertici dell’Amministrazione Gualtieri è quella “rilanciare” l’impianto grazie all’aiuto del privato con la solita formula del project financing. Ma ci sono vari dettagli nel bando che fanno sorgere più di un dubbio sulla sua efficacia. Il bando pubblico, difatti, non indica né la durata della concessione, né un canone già fissato, né un investimento minimo richiesto al privato stesso per riportare in vita il Centro Sportivo. In pratica, si chiede ai privati che parteciperanno al bando del Campidoglio (della durata di 90 giorni) di presentare un progetto completo e un piano economico-finanziario . Solo dopo il Campidoglio valuterà. Tradotto: sembra quasi una ‘cambiale in bianco’ consegnata a chi si candida a gestire un pezzo sportivo di città.
Il buco da 4,2 milioni e la domanda che nessuno evita
Il centro sportivo di via Amico Aspertini arriva a questo passaggio con un’eredità pesantissima: oltre 4,2 milioni di morosità accumulata negli anni. Dentro ci sono un mutuo non pagato da circa 3,2 milioni e canoni arretrati per oltre un milione. Così ha rivelato lo stesso Campidoglio a mezzo stampa a inizio 2025. Il punto politico, però, non è solo che una parte di quel buco, di fatto, ricade già sul Comune e quindi sulle spalle dei cittadini. Ma, soprattutto, che alla luce di una voragine di questa dimensione come può un privato far ripartire un centro pubblico senza trasformarlo in una sorta di ‘bancomat’ per rientrare dei costi di investimento iniziali?
Che cosa vuole il Campidoglio, in parole povere
L’impianto, circa 21mila metri quadri, l’equivalente di circa quattro campi da calcio di serie A, oggi è un mosaico di campi da calcio, calcetto, tribune, spogliatoi, parcheggi e locali di servizio. Il Comune chiede una riqualificazione che non sia una semplice ‘mano di vernice’. Ma interventi di manutenzione e ristrutturazione profondi, con aggiornamento degli spazi, miglioramento dell’efficienza energetica, impianti tecnologici rinnovati, etc. Ossia interventi costosissimi. All’interno del Centro Sportivo di via Amico Aspertini (Torre Angela) sono presenti diversi impianti. Un campo da calcio a 11. Uno da calcio a 8. Infine un campo da calcio a 5. Oltre a un’area sportiva all’aperto che in passato era stata adibita a padel. A servizio delle attività ci sono anche una tribuna (con spazi di servizio sotto-tribuna) e le aree poli-funzionali collegate.
Project financing: occasione o rischio per chi abita lì?
La formula di rilancio scelta dal Campidoglio, come anzidetto, è quella del project financing: il privato anticipa risorse e poi rientra con la gestione nel tempo. Sulla carta, è una soluzione “furba” per evitare di mettere soldi pubblici diretti. Nella pratica, però, è una scelta che apre un rischio evidente. Se non indichi fin dall’inizio paletti chiari (anni, canone, investimenti minimi), l’operazione diventa una partita dove il pubblico parte forse indebolito. Per convincere qualcuno a investire, il Comune potrebbe essere tentato di accettare proposte al super ribasso. Più anni, più libertà gestionale, più margini su attività collaterali, canone bassissimo, oppure costi futuri per gli utenti salatissimi, ossia ciò che non serve a Torre Angela?
Il precedente che fa paura: concessioni lunghe e canoni “leggeri”
A Roma il tema è esplosivo perché i precedenti non mancano. In diverse vicende cittadine, anche recenti, quando si è scelto di “salvare” impianti con capitali privati, si è finiti con concessioni lunghissime e canoni percepiti come bassi o bassissimi (addirittura, in un caso, a zero euro), rispetto al valore complessivo della gestione. Anche la proposta a zero euro si è rivelata, poi, comunque inutile per il fine che si pretendeva di perseguire: così il Campidoglio è dovuto ricorrere al solito mutuo.
Il project financing è, in ogni caso, uno schema economico che divide. Da una parte chi dice “meglio aperto che chiuso”. Dall’altra chi teme la privatizzazione di fatto del patrimonio pubblico. E a Torre Angela, con una morosità così grande alle spalle, la paura è ancora più concreta: la rinascita rischia di diventare un affare per pochi, mentre il quartiere paga con tariffe più alte o servizi meno accessibili e ‘aperti’?
La prova politica: non “trovare un privato”, ma proteggere l’interesse pubblico
Se il Campidoglio vuole davvero convincere i cittadini della bontà del rilancio, deve fare forse l’opposto del lancio del bando in stile “cambiale in bianco”: fissare paletti comprensibili e controllabili. Durata massima ragionevole della concessione, canone trasparente, investimenti verificabili, penali rapide in caso di mancati pagamenti, clausole sociali per garantire davvero l’accesso a giovani, anziani, scuole e associazioni del territorio. Altrimenti l’ennesimo bando rischia di essere solo un ‘giro di giostra’: cambiano i nomi, cambiano le carte, ma il finale resta lo stesso: costi alle stelle e servizi sportivi solo per chi può permetterseli, il contrario di quello che serve a un quartiere di periferia come Tor Bella Monaca. E Roma i romani, in tal caso, ancora una volta, si ritroverebbero a inseguire i danni invece di prevenirli.