Roma, il M5S fa squadra con FdI, FI, IV e Lega sul decentramento municipale: “Gualtieri venga in aula a spiegare”

Roma, sullo sfondo il campidoglio, in primo piano i consiglieri Raggi, Meleo, Rocca, Carpano e Sartori

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Roma, una fronda politica trasversale scuote le fondamenta politiche del Campidoglio. Sul tema del decentramento municipale che si propone di delegare ai singoli municipi questioni ora in mano al Campidoglio, storicamente divisivo, si è formato un fronte inedito che unisce forze ideologicamente distanti. Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e persino esponenti di Italia Viva. Insieme, chiedono conto al sindaco Roberto Gualtieri di una riforma fin troppo pre annunciata ma rimasta sostanzialmente lettera morta. E lo fanno con una richiesta di Consiglio comunale straordinario sottoscritta da 10 consiglieri capitolini.

A Roma M5S con Fdi, FI, FdI, Lega e IV sul decentramento municipale

Il messaggio dei 10 consiglieri capitolini è chiaro: il sindaco Gualtieri venga in aula e spieghi alla città perché, dopo anni di promesse, i Municipi romani restano meri esecutori di decisioni centrali.

Una rete di firmatari ampia, da Meleo e Raggi (M5S) a Barbato, Rocca e Quarto (FdI), da Carpano e Mussolini (FI) a Sartori (Lega) fino a Leoncini e Casini (Italia Viva), ha sottoscritto la richiesta di un consiglio straordinario che possa rimettere il tema al centro dell’agenda politica capitolina. La seduta quindi si svolgerà entro luglio in aula Giulio Cesare, in Campidoglio.

Un’architettura istituzionale bloccata

La ‘denuncia’ politica dei consiglieri è netta: Roma continua a essere governata con un impianto centralistico che ignora la vastità del suo territorio. Nonostante i proclami sulla “città policentrica” e la necessità di “avvicinare l’amministrazione ai cittadini”, la realtà è immobile.

Un marciapiede rotto, una potatura urgente, una lampadina fulminata: tutto passa ancora per il Campidoglio. I Municipi – che dovrebbero essere l’equivalente delle amministrazioni comunali nelle altre città – restano privi di strumenti decisionali e di risorse autonome.

Una condizione che rende Roma un’anomalia nel panorama italiano ed europeo. Nella capitale, il governo dei servizi quotidiani sarebbe – secondo i 10 consiglieri capitolini – ancora appannaggio della macchina centrale, mentre in altre metropoli europee le competenze sono diffuse e gestite a livello locale.

Il grande assente: il centrosinistra

L’attacco, pur rivolto al sindaco Gualtieri, chiama in causa tutto il centrosinistra romano. Dove sono finiti – si chiedono i promotori del consiglio straordinario – i volti che nel recente passato sostenevano con forza l’idea dei “comuni urbani”? Silenzio da parte di figure come Enzo Foschi, Roberto Morassut o gli attuali presidenti di Municipio del PD, che oggi sembrano aver abbandonato la battaglia per un’autonomia reale dei territori.

Anche Andrea Catarci, ex assessore al Decentramento, viene tirato in ballo. Un tempo tra i più convinti sostenitori di una riforma profonda dei poteri municipali, oggi appare defilato. “La coerenza – scrivono i 10 consiglieri – sembra aver ceduto il passo all’opportunismo politico”.

Roma, città troppo grande per essere gestita da un solo centro

Al centro della protesta c’è una questione strutturale: Roma è troppo estesa e complessa per essere governata come un comune qualsiasi. La Capitale ha un’estensione paragonabile alla somma di Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Verona.

Eppure, la gestione resta centralizzata come in un piccolo centro urbano. La promessa di un’amministrazione di prossimità, efficiente e partecipata, si è scontrata con la realtà di una macchina burocratica ingessata e autoreferenziale.

Per il sindaco Gualtieri, spezzettare Roma equivarrebbe a compromettere l’efficienza dei servizi. Un’affermazione che ha suscitato polemiche, soprattutto per il paragone – giudicato infelice – con il modello istituzionale di Bruxelles, definito “non molto funzionante”. Una posizione che per molti nasconde la volontà politica di mantenere il controllo centralizzato delle leve del potere amministrativo.

Il consiglio straordinario, banco di prova per il futuro

Il consiglio comunale straordinario chiesto dalle opposizioni trasversali rappresenta più di una provocazione politica. È un momento di verità per la maggioranza capitolina. Gualtieri sarà chiamato a chiarire una volta per tutte quale visione ha per il futuro della città: proseguire nella gestione verticistica o aprire davvero alla partecipazione municipale?

In gioco non c’è solo una riforma amministrativa, ma l’idea stessa di democrazia locale. In una città dove la distanza tra istituzioni e cittadini è ormai cronica, restituire ai Municipi poteri reali può essere il primo passo per ricostruire fiducia, efficienza e senso civico. La sfida è aperta. E il tempo per le promesse sembra ormai scaduto.

I firmatari della richiesta di Consiglio comunale in aula Giulio Cesare – www.7colli.it