Roma, “Il ripostiglio della villa di Totti è abusivo”: il Campidoglio di nuovo contro l’ex capitano

Roma, da sinistra, il sindaco Giualtieri, l'ex capitano giallorosso Francesco Totti

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La villa di Totti all’Axa nel ciclone giudiziario: non c’è stato nemmeno il tempo di archiviare la lite mediatica tra Francesco Totti, Gualtieri e Tony Effe che è già tempo di aprirne un’altra, tutta giudiziaria, ma stavolta ‘solo’ tra Totti e il primo cittadino Gualtieri, senza terzi ‘incomodi’. Una lite che avrà luogo l’8 luglio 2025. È questa la data decisiva per il nuovo capitolo della vicenda giudiziaria che coinvolge Francesco Totti e il Comune di Roma. Al centro dello scontro, una struttura di 60 metri quadrati situata nel giardino della maxi villa dell’ex capitano giallorosso, all’Axa.

Per il Campidoglio non si tratta di una semplice dependance, ma di un abuso edilizio vero e proprio. E nonostante il Tar del Lazio si fosse espresso a favore di Totti, il Comune non intende arretrare: ha presentato ricorso al Consiglio di Stato.

Un braccio di ferro che parte da lontano. Dal 2016, gli uffici tecnici capitolini hanno messo nel mirino il ripostiglio accanto alla piscina. Da allora, tra ricorsi, notifiche e carte bollate, la questione ha preso i contorni di una telenovela giudiziaria, tutt’altro che conclusa.

Roma, la vittoria al Tar di Totti e l’errore procedurale

La prima svolta era arrivata due anni fa, quando il Tar del Lazio aveva accolto le ragioni di Totti, annullando le contestazioni del Comune. Tuttavia, la vittoria dell’ex calciatore era stata figlia anche di un’anomalia procedurale. Il passaggio dalla gestione cartacea a quella telematica del processo aveva creato un cortocircuito giudiziario: l’avvocatura capitolina, pur avendo depositato tutta la documentazione necessaria, non era stata regolarmente convocata e quindi non aveva potuto partecipare al giudizio.

Un errore non da poco, che ha spinto ora il Campidoglio a rilanciare. L’obiettivo non è solo ottenere una sentenza favorevole, ma anche rimettere in discussione il giudizio del Tar, chiedendo eventualmente un nuovo processo dinnanzi al tribunale amministrativo.

Nuove verifiche del comune di Roma e le accuse ri-confermate dal campidoglio a guida Gualtieri

Il Comune non si è fermato alla sconfitta formale. Dopo il pronunciamento del Tar, gli uffici hanno riaperto il fascicolo. Nuove verifiche, nuovi sopralluoghi. Il verdetto non cambia: il ripostiglio resta abusivo. È un manufatto non autorizzato, costruito in violazione delle norme urbanistiche. Una struttura autonoma, secondo i tecnici, che va ben oltre la semplice funzione accessoria dichiarata.

Il 27 febbraio 2025, Francesco Totti ha ricevuto ufficialmente la nuova contestazione. Nessuna replica, almeno pubblicamente, da parte dell’ex calciatore. Silenzio anche dai suoi legali, ma il contropiede è già partito: il Campidoglio, assistito dall’avvocato Andrea Magnanelli, ha portato il caso davanti al Consiglio di Stato.

Un processo che si allunga all’infinito, tra Totti e Roma?

Il caso del ripostiglio dell’Axa rischia di diventare l’emblema di una giustizia amministrativa lenta e farraginosa. A quasi dieci anni dalla prima segnalazione, si è ancora al punto di partenza. E intanto Totti, già coinvolto in diverse vicende legali – su tutte la burrascosa separazione da Ilary Blasi – si ritrova nuovamente in tribunale.

Il Comune, dal canto suo, non molla la presa. Vuole fare chiarezza su ogni singolo metro quadro. Anche a costo di un procedimento lungo, impopolare e mediaticamente esposto. La struttura contesa potrà pure sembrare marginale in un contesto immobiliare da 460 metri quadrati e 30 vani, ma per il Campidoglio resta una violazione grave delle regole edilizie.

La posta in gioco

La partita, dunque, si giocherà su un terreno che va oltre la dimensione fisica del ripostiglio. In gioco c’è l’autorevolezza dell’amministrazione pubblica nella gestione delle regole urbanistiche. Da una parte, un ex simbolo del calcio italiano. Dall’altra, un’amministrazione che rivendica il diritto-dovere di controllare e sanzionare.

L’8 luglio sarà il Consiglio di Stato a dire l’ultima parola. O forse solo la prossima. Perché la vicenda, tra cavilli, ricorsi e rinvii, sembra avere ancora molti supplementari da giocare.