Roma, il Tribunale ferma il Campidoglio: “La grande magnolia magniflora non si tocca”. Il sito del Comune resta ‘oscurato’
 
                    La grande Magnolia grandiflora di via Jacopo Peri, nel quartiere Pinciano, è salva. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato l’autorizzazione con cui Roma Capitale aveva concesso al condominio l’abbattimento dell’albero, dichiarando l’atto “assolutamente carente di motivazione” e censurando duramente l’amministrazione per l’approssimazione dell’istruttoria. Una decisione che va oltre il singolo caso e tocca un tema centrale per la città: la tutela del verde urbano e il rispetto delle regole che ne garantiscono la sopravvivenza.
Secondo i giudici, la sentenza è di oggi 31 ottobre, il Comune ha agito “supinamente” sulla base della relazione tecnica del condominio, senza verificare se le criticità potessero essere risolte con interventi di manutenzione. L’albero, con un tronco di 78,5 centimetri di circonferenza e in ottime condizioni vegetative, non rappresentava un pericolo per persone o cose.
La storia: anni di battaglie attorno a una pianta “scomoda”
La magnolia di via Jacopo Peri n. 1 è da tempo al centro di un contenzioso che ha attraversato aule civili e amministrative. Il condominio, lamentando danni alla pavimentazione e ai muri di confine causati dalle radici superficiali, ne aveva deliberato l’abbattimento. Una residente, P. R. di C., si è opposta sin dall’inizio, difendendo la pianta “per ragioni affettive e ambientali”.
Dopo due gradi di giudizio civile sfavorevoli, e una Cassazione che si avviava all’inammissibilità, la donna ha deciso di rivolgersi al TAR. E qui la svolta: i giudici amministrativi le hanno dato ragione, ribadendo che il Comune, prima di concedere un’autorizzazione così grave, avrebbe dovuto motivare in modo puntuale e verificare “l’impossibilità di risolvere le criticità attraverso interventi manutentivi, anche straordinari”.
 
    Il TAR: “Il Comune non ha fatto il suo dovere”
Nella sentenza, il collegio presieduto dal giudice Igor Nobile non risparmia critiche all’amministrazione capitolina. “L’abbattimento di un albero protetto – scrive il TAR – riveste carattere di extrema ratio e può essere disposto solo nei casi in cui l’intervento manutentivo non sia utile alla risoluzione della problematica”.
In questo caso, secondo il Tribunale, l’Ufficio Verde Privato del Campidoglio non ha fornito “alcuna autonoma valutazione” e ha rilasciato l’autorizzazione senza accertare la reale necessità del taglio.
Né la relazione tecnica condominiale – definita “assertiva e lacunosa” – né gli atti comunali indicavano la presenza di rischi per la sicurezza pubblica. Anzi, una perizia del Tribunale civile del 2022 aveva chiaramente sconsigliato l’abbattimento, proponendo invece potature mirate e una riduzione parziale dell’apparato radicale.
Una “bacchettata” al Campidoglio che vale per tutta Roma
La sentenza ha un peso che va ben oltre il singolo cortile del Pinciano. In un periodo in cui Roma fa i conti con migliaia di abbattimenti di alberi spesso poco documentati – e con la misteriosa scomparsa dal sito comunale della sezione dedicata proprio alle autorizzazioni per i tagli – il TAR mette nero su bianco un principio di legalità ambientale: ogni albero è un bene pubblico da tutelare, anche quando cresce su suolo privato.
Il giudice amministrativo, infatti, richiama il Regolamento del Verde Pubblico di Roma (delibera n.17/2021), secondo cui ogni abbattimento deve essere “motivato, documentato e reso pubblico”.
La decisione, dunque, suona come una sonora lezione di trasparenza per il Campidoglio: non si possono rilasciare autorizzazioni “sulla fiducia”, senza verifiche tecniche indipendenti e senza garantire che i cittadini possano conoscere e vigilare.
Il Comune condannato anche alle spese, che pagheranno i romani, non il Campidoglio
Oltre all’annullamento dell’atto, il TAR ha condannato Roma Capitale e il condominio a pagare le spese di giudizio – 2.500 euro in solido – in favore della ricorrente. Una cifra simbolica, certo, ma che assume il valore di una sanzione morale verso un’amministrazione accusata di leggerezza e mancanza di cura.
Nelle motivazioni, il Tribunale invita inoltre il Campidoglio a riesaminare il caso “con urgenza e attenzione”, valutando la possibilità di interventi manutentivi e persino l’ipotesi, più volte manifestata dalla cittadina ricorrente, di farsi carico personalmente dei costi di potatura e contenimento delle radici.
Un gesto di civismo che stride con l’indifferenza di chi, in Campidoglio, ha firmato l’autorizzazione senza verificare nulla.
Un segnale per il futuro del verde romano
La “magnolia del Pinciano” diventa così un simbolo. Non solo di resistenza ecologica, ma di un principio che troppo spesso Roma dimentica: il verde è patrimonio collettivo, anche quando cresce dietro un cancello privato.
Il TAR lo ha ricordato chiaramente: prima di abbattere, bisogna dimostrare che non esista alternativa.
In una città dove negli ultimi anni sono stati tagliati oltre 13.000 alberi e la trasparenza istituzionale è finita sotto indagine della Procura, la decisione dei giudici suona come un monito e una speranza.
La magnolia resta dov’è. E, con essa, forse, un’idea di città che non rinuncia alla sua ombra.
La trasparenza che non c’è: il sito del Comune ancora “oscurato”
Ma mentre il TAR richiama Roma Capitale a un dovere di chiarezza e responsabilità, il sito istituzionale del Comune resta muto, come accennato poco fa. Da settimane, la sezione “Abbattimenti alberi” del portale del Dipartimento Tutela Ambientale è scomparsa. Proprio quella pagina dove i cittadini potevano verificare le autorizzazioni e le motivazioni dei tagli, come previsto dal Regolamento del Verde, è ancora inattiva.
Un silenzio informatico che sa di paradosso: mentre un Tribunale impone trasparenza e motivazioni, la città è privata dello strumento principale per controllare proprio quelle decisioni.
Comitati, ambientalisti e semplici residenti hanno denunciato la “sparizione” come un grave vulnus democratico.
Roma, capitale del diritto, non può permettersi di oscurare la voce del verde. Finché quella pagina non tornerà online, la domanda resterà sospesa nell’aria, come un fruscio tra le foglie della magnolia: cosa ci stanno nascondendo?
