Roma, il tribunale spalanca la strada ai tavolini: vittoria per “La Zanzara”, il locale di Prati vince sul Comune

La zanzara Roma

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Da “fuori dalle regole” a clienti seduti in strada: per il celebre locale de “La Zanzara”, il TAR ha ribaltato la sentenza e riaperto la strada – o meglio, il marciapiede – all’occupazione di suolo pubblico a Roma. Tutto grazie a una battaglia legale condotta con meticolosità dall’avvocato Andrea Ippoliti, capace di trasformare un divieto in una norma, spingendo Roma Capitale a rivedere il proprio regolamento.

Quando vincere una causa può cambiare le regole

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha accolto il ricorso di In Prati s.r.l., titolare del locale, annullando il diniego di occupazione suolo pubblico ricevuto a luglio 2024. In pratica, il TAR ha riconosciuto che via Crescenzio non è una strada “principale” — come riporta il piano traffico comunale — ma di quartiere, aprendo così le porte a una nuova interpretazione normativa.

L’avvocato Ippoliti non nasconde la soddisfazione: “È un’enorme conquista, la materia era intricata. Ho prodotto argomenti che la giurisprudenza riteneva chiusi da anni; i giudici mi hanno dato ragione. Roma Capitale ha dovuto aggiornare il regolamento”.

Tavoli in strada: un trend che sta prendendo piede

“Caput Mundi”, il programma PNRR che finanzia ripristini urbani, citato anche dal TAR, è diventato la base operativa per ristoranti e caffè pronti a ripensare lo spazio urbano. Non è un caso isolato: a Firenze e Milano, locali storici hanno ottenuto provvedimenti simili, estendendo i dehors su piazze e vie a uso esclusivo dei residenti. Roma in questo senso aveva arrancato, ma ora la Zanzara può fare da apripista.

Regole (solitamente) ignorate

Il TAR ha smontato la solita retorica comunale: non basta definire ogni strada non “locale” come “principale” per vietare tavolini. Il vecchio Piano generale del traffico urbano, spiega la sentenza, ha fatto una classificazione per “comodità” ignorando le caratteristiche reali della via. Ora Roma dovrà verificare meglio, chiamare per nome le differenze tra itinerari di scorrimento, vie di quartiere e “isole ambientali”. Una lezione di grammatica urbana che viene da un caso che sa di paradosso citofonico.

Impatto e ironie social

La sentenza non è passata inosservata. I commenti oscillano tra l’elogio dello studio legale e la prevenzione: “Sarà un privilegio per chi può permettersi di combattere fino al TAR”, dice qualcuno. Altri scherzano fotografando i tavoli “che spuntano dove prima c’era solo una corsia”. Quel che è certo è che una legge può cambiare, ma il marciapiede rimane quello su cui si inciampa chi non conosce i codici. La “Zanzara”, intanto, può risedersi all’aperto: con stile e con il favore—giudiziario—della piazza.