Roma, “Il vero Grab è quello sul Tevere”: le nuove piste ciclabili peggiorano traffico e vivibilità

“Il Grab ve lo siete inventati per sprecare soldi. A Roma già esisteva ed era la ciclabile sul Tevere, che collega decine di quartieri. Una ciclabile tutta in pianura, fruibile e già utilizzata”. Con queste parole, affidate a un post social, Daniele Giannini, dirigente regionale della Lega, torna ad attaccare il progetto del GRAB – Grande Raccordo Anulare delle biciclette, il tracciato ciclabile ad anello pensato per attraversare la Capitale. Secondo Giannini, non è la realizzazione di nuove piste ciclabili a migliorare la mobilità sostenibile, bensì una pianificazione urbana armonizzata, dove trovino spazio non solo le bici, ma anche parcheggi e marciapiedi funzionali.
Le ciclabili “sbagliate”
Il dirigente leghista porta alcuni esempi di piste ciclabili considerate fallimentari.

Ciclabile Gregorio VII
Via Gregorio VII è una di queste. “Una ciclabile continuamente interrotta da fermate degli autobus, benzinai, passi carrabili, parcheggi disabili e cassonetti. Un tracciato poco funzionale che crea più problemi che benefici”.
Ciclabile Pineta Sacchetti
Stessa situazione alla ciclabile di via Pineta Sacchetti. “Qui la situazione è ancora più critica, soprattutto davanti al Policlinico Gemelli. La ciclabile, costruita al centro della carreggiata, restringe la strada e provoca imbottigliamenti. Non di rado le ambulanze restano bloccate: una scelta urbanistica assurda che mette a rischio la viabilità d’urgenza”.
Ciclabile via Marco Antonio Colonna
Terzo esempio, quella di via Marco Antonio Colonna dove “basta un autobus fermo per bloccare la circolazione. È successo di recente: si è dovuto istituire un senso unico alternato perché la carreggiata, ridotta, non consentiva il deflusso del traffico”.
Balduina-Monte Ciocci e via Andrea Doria esempi virtuosi
Non tutto però viene bocciato. Giannini cita anche tratti ciclabili giudicati “ben fatti” e in grado di coniugare vivibilità e sostenibilità. Balduina-Monte Ciocci, è un esempio virtuoso. “Un percorso immerso nel verde, che conduce fino al Vaticano. Qui si pedala a ridosso di un parco: un angolo che sembra un paradiso urbano, molto frequentato e senza intralci al traffico”. Via Andrea Doria, zona mercato Trionfale un esempio di equilibrio. “La ciclabile è integrata nel tessuto urbano, c’è il verde, il parcheggio delle auto è stato mantenuto, i marciapiedi restano ampi e c’è anche un parcheggio sotterraneo. Una realizzazione intelligente che tiene conto delle esigenze di tutti”.
“Il vero Grab è sul Tevere”
“Il vero Grab è già a Roma, ed è la ciclabile sul Tevere – conclude Giannini – Qui non ci sono smog, traffico, passi carrabili, fermate dei bus o parcheggi per disabili che intralciano. È un percorso naturale, sicuro e già fruibile. Insistere su progetti che restringono carreggiate e complicano la mobilità significa peggiorare la qualità della vita nei quartieri e penalizzare anche il commercio locale”.
Criticità urbanistiche e della viabilità esistente
Il dibattito sulle piste ciclabili a Roma resta acceso. Da un lato, l’amministrazione spinge verso una città più sostenibile e ciclabile, dall’altro emergono le critiche legate a una pianificazione che non sempre tiene conto delle criticità urbanistiche e della viabilità esistente. Il confronto tra esempi positivi – come Monte Ciocci e via Andrea Doria – e casi problematici come Gregorio VII e Pineta Sacchetti mostra come la sfida non sia tanto “fare o non fare ciclabili”, ma realizzarle in maniera integrata e funzionale, evitando conflitti con traffico, trasporto pubblico e servizi essenziali.
