Roma, incubo a Primavalle: 52enne filippino minaccia moglie e figlio con una mannaia

Roma, incubo a Primavalle 52enne filippino minaccia moglie e figlio con una mannaia

Minacce di morte con una mannaia in mano, urla e paura tra le mura domestiche. È successo a Roma, nel quartiere Primavalle, dove un 52enne filippino è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. L’uomo, in preda a un evidente stato di alterazione psicofisica, probabilmente per l’assunzione di sostanze stupefacenti, ha seminato il panico tra i suoi familiari.

Armato di mannaia e in stato alterato, terrorizza la famiglia

I Carabinieri sono intervenuti dopo una richiesta di aiuto giunta al 112. Arrivati nell’appartamento di via Simone Mosca, hanno trovato la moglie, 51 anni, e il figlio, 30 anni, visibilmente scossi. I due hanno raccontato che, poco prima, l’uomo aveva fatto irruzione in casa brandendo una mannaia, minacciandoli ripetutamente di morte.

Ma il dramma andava avanti da tempo. Madre e figlio hanno riferito che episodi di violenza domestica e minacce si verificavano già da mesi, anche se fino a quel momento non avevano mai avuto il coraggio di denunciarlo. Solo l’escalation di violenza ha spinto la famiglia a chiedere aiuto.

Arrestato e trasferito a Regina Coeli

I Carabinieri hanno trovato il 52enne ancora armato e lo hanno immediatamente bloccato. Dopo l’arresto, l’uomo è stato portato nel carcere di Regina Coeli, dove rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il giudice ha convalidato l’arresto e disposto la sua permanenza in carcere, vista la gravità dei fatti e il concreto pericolo di reiterazione del reato.

Ancora una volta, un caso di violenza familiare che poteva finire in tragedia è stato scongiurato grazie al tempestivo intervento delle forze dell’ordine. Un episodio che riaccende i riflettori sulla necessità di denunciare subito situazioni di abuso, per evitare che la violenza esploda in tutta la sua brutalità.

Il 52enne ora dovrà rispondere davanti alla legge di un quadro accusatorio molto pesante, aggravato anche dall’uso di un’arma per intimidire i suoi familiari. La giustizia farà il suo corso, ma resta forte l’amarezza di una violenza consumata dentro le mura di casa.