Roma, inferno a Rebibbia: detenuti in rivolta devastano il carcere

Roma, carcere di Rebibbia

Un’intera sezione del carcere di Rebibbia, a Roma, è stata distrutta durante una violenta rivolta scoppiata nel pomeriggio di ieri, lunedì 2 giugno 2025. I detenuti del reparto G11 hanno devastato tutto. Risse tra stranieri, agenti allo stremo costretti a rientrare in servizio anche dopo aver partecipato alla parata militare della mattina.

Lo denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE): “Abbiamo dovuto richiamare personale che era a casa, alcuni erano appena tornati da un servizio d’onore, per tentare di contenere una protesta esplosiva. Solo grazie alla professionalità dei nostri agenti, dopo ore di mediazione, la situazione è tornata alla normalità.”

SAPPE accusa l’amministrazione: nessun intervento, solo silenzio

Il SAPPE parla chiaro: “Avevamo previsto tutto. Avevamo segnalato il clima pericoloso e le continue tensioni. Nessuno ci ha ascoltato.” Secondo il sindacato, le condizioni all’interno del carcere romano sono fuori controllo, e la gestione dell’amministrazione penitenziaria regionale è del tutto inadeguata.

Somma chiede un sopralluogo urgente del PRAP e una verifica sanitaria dell’ASL: i luoghi di lavoro devono essere sicuri e igienicamente adeguati. E punta il dito anche contro la grave carenza di personale: “Chi partecipa agli interpelli per essere trasferito non viene sostituito, e chi resta è lasciato solo a gestire un inferno quotidiano.”

Caos nel carcere di Rebibbia, Capece: “Serve una svolta radicale”

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, rilancia: basta parole. Bisogna agire. Chiede più uomini, più mezzi e soprattutto strumenti di difesa non letali per tutelare chi lavora nelle carceri. Come il flash ball, fucile a proiettili di gomma già in dotazione alla Polizia Penitenziaria francese, o il bola wrap, che immobilizza i violenti con lacci bloccanti.

“Non possiamo più tollerare questa impunità. Serve la presenza concreta dello Stato. Serve tolleranza zero verso chi trasforma le carceri in zone franche. Non lasciate soli i nostri agenti.” conclude Capece.

Il carcere non può diventare un campo di battaglia. E la Polizia Penitenziaria non può più essere lasciata sola ad affrontare tutto questo.