Roma invasa da nord a sud dalle opere di Lòpez Cuenca: “A quel paese”…

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Retrospettiva di Lòpez Cuenca a Roma. Nell’attesa della riapertura al pubblico alla Real Academia de España en Roma e alla Fondazione Baruchello, non appena la normativa vigente lo permetterà, la mostra A quel paese, prima retrospettiva in Italia dell’artista Rogelio López Cuenca, a cura di Anna Cestelli Guidi, pervade le strade della città di Roma. Nell’augurio di poter presto accogliere i visitatori nelle due sedi. Grazie alla collaborazione con il Comune di Roma, l’opera Golden Visa, composta da 10 manifesti, è installata fino a domenica 28 marzo, in 250 dispositivi pubblicitari della città. Dal centro alla periferia, da via delle Botteghe Oscure al Colosseo, da largo Brancaccio a via Panama, da via Appia a Viale San Paolo, da via Aurelia Antica a Lungotevere Flaminio, da Viale Palmiro Togliatti a via Prati Fiscali, da Viale Jonio a via Vasco de Gama.

Lòpez Cuenca e le sue provocazioni

Saranno poi esposti, sempre in 250 esemplari, dal 22 aprile al 1° maggio e altrettanti tra il 4 e il 13 giugno. Copiando la struttura iconografica di una campagna pubblicitaria, l’artista in Golden Visa modifica il significato originale con l’inserimento di messaggi che ne cortocircuitano la lettura. Si tratta di una manipolazione verbo-visiva per mostrare le contraddizioni esistenti tra la realtà della migrazione e la sua rappresentazione mediatica. Un’operazione di sabotaggio nei confronti degli stereotipi visivi relazionati alla pubblicità, ai mezzi di comunicazione e ai sistemi bancari.

L’ironia latente in “Icarus” di Cuenca

Passeggiando sul Gianicolo, poi, ci si può affacciare dalla terrazza di San Pietro in Montorio ammirando l’opera Icarus (1994-2020). Ossia una raffinata ed ironica lettura del paesaggio contemporaneo installata sotto forma di segnale urbano sulla piazza davanti l’Accademia dove si può godere della splendida vista sulla città. Icarus è una rilettura contemporanea del quadro omonimo di Peter Brueghel il Vecchio. Come in molti lavori di López Cuenca, anche qui l’ironia è latente e subliminale. Come nel quadro di Brueghel, il paesaggio è più importante del mito. Infatti Icaro è oramai sparito del tutto davanti alla spinta del paesaggio contemporaneo, definitivamente antropizzato e urbanizzato. L’opera di López Cuenca diventa così metafora della disumanizzazione che ha portato con sé l’incontrollato intervento umano nel paesaggio.