Roma, ipotesi Zona Rossa attorno alla Torre dei Conti: la Procura indaga con un pool di PM e due tecnici
Una ferita nel cuore di Roma. La Torre dei Conti, simbolo millenario ai Fori Imperiali, è oggi epicentro di un’inchiesta delicata e complessa. Dopo il crollo che ha provocato la morte di un operaio e il ferimento di altri due, la Procura di Roma ha deciso di muoversi con il passo pesante delle grandi emergenze. Per determinare le cause del crollo, sul fascicolo aperto per disastro colposo e omicidio colposo lavorano due squadre di magistrati: il pool dei reati colposi e quello specializzato in infortuni sul lavoro.
A coordinare il lavoro ci sono i procuratori aggiunti Antonino Di Maio e Giovanni Conzo, insieme ai sostituti Mario Dovinola e Fabio Santoni. È stato disposto l’incarico a un ingegnere e un architetto per una superperizia che dovrà stabilire se il collasso sia stato causato da errori umani o da fattori esterni. Le prime verifiche sembrano escludere il solaio come causa del disastro: “un effetto, non l’origine”, sottolineano fonti giudiziarie.
Una “zona rossa” nel cuore archeologico
Attorno alla torre medievale è in corso la creazione di una zona rossa permanente. L’intera area, da largo Corrado Ricci fino a via dei Fori Imperiali, sarà chiusa finché non verrà garantita la completa sicurezza strutturale. I sensori dei Vigili del Fuoco restano attivi giorno e notte per rilevare anche il minimo movimento delle facciate lesionate.
Il crollo ha travolto la normalità di una delle zone più visitate al mondo. Il 4 novembre, perfino il tradizionale sorvolo delle Frecce Tricolori è stato cancellato per non interferire con le operazioni di soccorso. Roma si ritrova così a vivere l’assurdo paradosso di una città che, mentre si prepara a diventare “Caput Mundi” grazie ai fondi del PNRR, si scopre fragile fino al punto di vedere cadere a pezzi un suo monumento.
L’inchiesta: nel mirino appalti e responsabilità
Il restauro della Torre dei Conti, fermo da quasi vent’anni, era stato finalmente inserito nel pacchetto dei lavori finanziati con 6,9 milioni del PNRR. Ma l’appalto, affidato in via diretta a due ditte romane — Edilerica e Picalarga —, è ora al centro dei controlli. La Procura vuole capire se vi siano state negligenze, carenze nei protocolli di sicurezza o addirittura omissioni nei collaudi preliminari.
Sotto la lente anche le vibrazioni causate dai lavori della Metro C, che passa a poche decine di metri dalla torre. Le scosse ripetute potrebbero aver indebolito strutture già compromesse da decenni di abbandono. Ma gli inquirenti non si fermano qui: nel mirino c’è anche il sistema di vigilanza del Campidoglio, che avrebbe dovuto monitorare da vicino un cantiere tanto delicato nel cuore della Capitale.
La voce dei testimoni: “Sembrava un terremoto”
Chi era lì, quella mattina, racconta scene da film apocalittico. Claudio Barbato, dipendente di una libreria sotto la Torre, dice: “Le mura hanno iniziato a vibrare, sembrava il terremoto”. Gli fa eco un cameriere del ristorante “Iari The Vino”: “Un boato, poi la polvere, la gente che correva. Tutto tremava”.
È proprio quella libreria nei sottopassi capitolini — la stessa che pochi mesi fa il Campidoglio voleva “premiare” con un maxi-sconto sull’affitto per rilanciare la cultura nei sotterranei di Roma — a essere ora chiusa e transennata, travolta dal crollo. Un paradosso che lascia l’amaro in bocca: da una parte l’amministrazione che sostiene le librerie “eroiche” nei sottopassi, dall’altra un disastro che ne cancella una in modo tanto improvviso quanto evitabile.
Campidoglio sotto accusa
È inevitabile che i riflettori si accendano ora su Palazzo Senatorio. Il sindaco Roberto Gualtieri e la presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli dovranno rispondere a una domanda semplice: chi controlla i controllori? Perché, mentre Roma si riempie di cantieri PNRR, la città sembra non avere ancora un piano vero di sicurezza per i suoi monumenti.
La Torre dei Conti non era un rudere abbandonato, ma un edificio sotto tutela, con lavori in corso e verifiche strutturali “positive”, come assicurava la Sovrintendenza. Se tutto era in regola, perché allora un operaio è morto e una parte della torre è venuta giù come fosse di sabbia?
La ferita di Roma
Il dramma della Torre dei Conti non è solo una questione tecnica, ma una ferita simbolica. Una città che celebra la cultura nei sottopassi e la perde nei suoi monumenti non può continuare a vivere di contraddizioni. Roma, oggi, è chiamata a scegliere se vuole davvero essere capitale della memoria o solo capitale delle emergenze.
La Procura avrà sessanta giorni per fare luce con la superperizia. Ma la domanda politica resta, pesante come i blocchi di travertino caduti a terra: chi doveva vigilare? E perché non lo ha fatto?
Fino a quando quelle risposte non arriveranno, la Torre dei Conti resterà chiusa. E con essa, un pezzo di credibilità della Capitale.