Roma, l’albero della rinascita distrutto con la benzina: “Ne pianteremo uno ancora più grande”

Un albero, piantato a Roma nel quartiere Tor Bella Monaca per Natale come simbolo di rinascita, è stato distrutto. Non da un fulmine o da un incendio accidentale. Qualcuno, intenzionalmente, ci ha versato sopra della benzina con lo scopo di distruggere un simbolo, fermare un messaggio. Ma la reazione è arrivata subito, chiara e netta: non ci fermerete.
Quel piccolo albero era stato piantato in via Santa Rita da Cascia dall’Associazione Luce Sia, formata da donne impegnate contro degrado e droga, per lanciare un segnale forte al quartiere. Rinascita, luce, speranza. Tre parole semplici, ma rivoluzionarie in una zona che da anni lotta contro l’abbandono e la criminalità.

Eppure, c’è chi ha visto in quell’albero un pericolo. Un gesto così piccolo e pacifico ha dato fastidio. Tanto da portare qualcuno ad agire nell’ombra, con un atto vile, distruggendo ciò che rappresentava un messaggio positivo e collettivo.
“Piantiamo un altro albero, ancora più grande”
Chi pensava di scoraggiare queste donne ha sbagliato i conti. Loro non solo non arretrano, ma rilanciano. “A Natale ne pianteremo uno ancora più grande” scrivono in un post su Facebook. E aggiungono: “Se qualcuno proverà a distruggerlo di nuovo, ne pianteremo un altro. E un altro ancora. La vera tenacia è la nostra forza”.
È evidente che il bersaglio non era solo un abete. Era un gruppo di donne determinate, che con onestà e coraggio si sono messe in gioco, rifiutando il ruolo di comparse in un quartiere dove spesso ci si arrende. Il messaggio era rivolto a loro. A chi osa costruire invece di distruggere, a chi parla di legalità senza interessi personali.
E proprio per questo, il gesto fa ancora più rumore. Perché non è stato solo un dispetto, ma un attacco simbolico a un percorso che va avanti, nonostante tutto.
La risposta, però, non è rabbia. È azione concreta. Un altro albero, più alto. Un altro gesto, più forte. Perché la rinascita non si brucia con un litro di benzina.