Roma, la consigliera Tempesta lascia l’aula Giulio Cesare: promossa capo segreteria di Gualtieri

26 giugno 2025, in apertura di Consiglio Comunale, Giulia Tempesta, presidente del Pd capitolino, ha annunciato le sue dimissioni dall’Aula Giulio Cesare. Dopo dodici anni passati sui banchi del Campidoglio, la ormai ex consigliera del Partito Democratico non si ritira dalla scena: ma sale un gradino più in alto. Diventa capo della segreteria politica del sindaco Roberto Gualtieri, un ruolo strategico e operativo. Nominata dallo stesso primo cittadino.
Il passaggio, già nell’aria da giorni, è l’ennesimo tassello nel risiko del potere targato Pd in vista della creazione della maggioranza politica in vista del ‘miraggio’ verso il Gualtieri bis alle prossime elezioni amministrative 2027. Tempesta è una fedelissima Pd, cresciuta nella macchina interna del partito. Eletta giovanissima con Ignazio Marino, sopravvissuta alla giunta Raggi, confermata con Gualtieri, ha presieduto la Commissione Bilancio. Un curriculum tutto interno, costruito dentro il sistema Pd. Oggi quel sistema la premia.

Roma, la consigliera Tempesta promossa capo segreteria di Gualtieri
La promozione di Tempesta a ridosso di un un’altra nomina che si preannuncia molto calda. Un nuovo ingresso in Giunta, di cui si parla nei corridoi del Campidioglio: quello di Pino Battaglia, vecchio esponente del centrosinistra romano, da anni lontano da incarichi ufficiali, torna alla ribalta con la delega alle Periferie.
La sua nomina servirebbe a riequilibrare le tensioni tra correnti interne al Pd: AreaDem da un lato, Rete Democratica dall’altro. Una “pax” tra capicorrente orchestrata a livello nazionale, ben più vicino a Montecitorio che ai problemi quotidiani della città.
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Tornando alla nomina di Tempesta non sembra un’anomalia, ma una prassi. È così che funziona la macchina capitolina da tempo: si gira in tondo, si premiano i fedeli, si escludono gli outsider. La porta d’ingresso resta chiusa a chi non appartiene al cerchio magico? Sì, forse. Di sicuro, cambiano le poltrone, restano gli stessi inquilini. E i cittadini? Sempre più lontani.