Roma, la discarica di Malagrotta come un’ambasciata: sarà presidiata dall’esercito H-24

Roma, l'esercito presidia la discarica di Malagrotta

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La discarica di Malagrotta non è più soltanto un simbolo della gestione dei rifiuti di Roma. Da oggi assume lo status di “sito sensibile”, assimilabile a quello delle ambasciate e di altre infrastrutture strategiche. Il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, ha infatti disposto, in accordo con le autorità di pubblica sicurezza e i vertici militari, l’invio di un contingente dell’Esercito per presidiare l’area giorno e notte. A supportare questa scelta è stato anche il Commissario unico per la bonifica, il generale Giuseppe Vadalà, che ha sollecitato un rafforzamento della vigilanza, giudicato indispensabile per garantire la sicurezza delle operazioni in corso.

La più grande discarica d’Europa

Malagrotta non è una discarica qualunque. Nata nel 1973, per oltre quarant’anni ha rappresentato il principale bacino di smaltimento dei rifiuti della Capitale, arrivando a essere la più vasta d’Europa. Ogni giorno vi confluivano tra le 4.500 e le 5.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati provenienti non solo da Roma e dalla sua provincia, ma anche da realtà confinanti come Fiumicino, Ciampino e perfino lo Stato della Città del Vaticano. Con i suoi 230 ettari, di cui 161 interamente occupati da rifiuti, l’area si è trasformata in una vera e propria montagna artificiale di scarti urbani, un colosso che ha segnato la storia ambientale della città.

Chiusure tardive e lunghe emergenze

Già nel 2007 la discarica aveva raggiunto la saturazione. Le direttive europee vietavano ulteriori conferimenti di rifiuti indifferenziati non trattati. Eppure il sito è rimasto operativo fino al 1° ottobre 2013, quando si è arrivati alla chiusura ufficiale. Il percorso post-operativo, autorizzato solo nel 2018, si è rivelato complesso e travagliato, aggravato da incendi che hanno colpito gli impianti di trattamento nel 2022 e nel 2023. Questi eventi hanno reso ancora più urgente la bonifica e l’adeguamento del sito agli standard comunitari, un processo che dovrà concludersi entro il 2026-2027.

Il commissario e la sfida della bonifica

Il compito di guidare la transizione è stato affidato al generale Vadalà, nominato commissario straordinario. La sua missione è delicata: trasformare un colosso del passato in un’area messa in sicurezza, monitorata e conforme alla normativa europea. Attualmente sono in corso attività di monitoraggio chimico e fisico della massa di rifiuti, propedeutiche alle imminenti operazioni di trivellazione e di estrazione. Si tratta di fasi cruciali che, oltre a un imponente sforzo tecnico, richiedono un presidio costante per scongiurare rischi di sabotaggi o azioni criminali.

L’esercito in campo

Per garantire la sicurezza delle operazioni, il Raggruppamento Lazio e Abruzzo dell’operazione “Strade Sicure” ha già inviato circa 15 militari. Il loro compito non è solo sorvegliare, ma anche prevenire e contrastare qualunque minaccia che possa compromettere il delicato percorso di messa in sicurezza. I soldati pattuglieranno l’area, i cantieri collegati, le zone logistiche e i mezzi impiegati nei lavori. La loro presenza conferisce al sito un livello di protezione paragonabile a quello di una sede diplomatica o di un’infrastruttura critica dello Stato.

Protezione ad alta sicurezza

Gli uomini dell’Esercito opereranno con dispositivi di protezione individuale specifici. Maschere semifacciali con filtri, mascherine FFP3, occhiali, guanti in nitrile e tute speciali faranno parte dell’equipaggiamento standard. Nonostante i monitoraggi non indichino rischi ambientali immediati, la prudenza resta massima. La presenza militare h24 diventa così non solo deterrente contro possibili intrusioni, ma anche garanzia di tutela per il personale tecnico impegnato nella bonifica.

Una questione europea

La vicenda di Malagrotta non riguarda solo Roma. Sul sito pende un contenzioso con l’Unione Europea, avviato per il mancato rispetto delle normative ambientali sul trattamento dei rifiuti. L’Italia è obbligata a rispondere con interventi concreti e tempestivi. L’adeguamento della discarica non è quindi una scelta, ma una necessità imposta da Bruxelles per evitare pesanti sanzioni. Il presidio militare rappresenta un tassello di questa strategia complessiva: creare un contesto sicuro in cui le attività di risanamento possano procedere senza ostacoli né rallentamenti.

Malagrotta, simbolo di un passato da superare

La trasformazione della discarica in un sito sotto tutela militare ha un forte valore simbolico. Malagrotta incarna il passato di una città che per decenni ha affidato i propri rifiuti a una soluzione emergenziale, rimandando sistematicamente scelte strutturali. Oggi, l’area diventa il teatro di una sfida che unisce tecnologia, sicurezza e obblighi europei. La bonifica non è solo una questione ambientale, ma un banco di prova per la capacità di Roma e dell’Italia di chiudere definitivamente un capitolo ingombrante e di aprirne uno nuovo, fondato su sostenibilità e responsabilità.