Roma, la pensilina di Via Cola di Rienzo costa 60.000 euro e scatena polemiche: “Troppo grande e inutile”

A Roma, in Via Cola di Rienzo, è comparsa una pensilina dell’autobus nuova di zecca. Moderna, trasparente, geometrica… e già odiatissima per un “piccolo dettaglio”: il costo di 60.000 euro. Sì, sessantamila. Per una sola fermata della linea 81.
Il caso è diventato di dominio pubblico attraverso un video circolato sui social condiviso da Daniele Giannini, in cui si documentano la struttura e le conseguenze della sua installazione. Le immagini mostrano uno stallo autobus di lunghezza eccessiva, tale da occupare uno spazio sufficiente ad accogliere almeno due mezzi, in un punto dove transita un’unica linea urbana con frequenza non particolarmente elevata.

60.000 euro e ti bagni lo stesso: la pensilina di Prati fa discutere
A far discutere non è solo il prezzo, ma anche l’impatto sulla viabilità locale. Il nuovo assetto ha comportato la scomparsa di numerosi posti auto, aggravando la già difficile situazione della sosta. Secondo molti residenti, le doppie file sono aumentate, così come il traffico. La modifica, dicono, non ha tenuto conto delle reali necessità del quartiere, né dell’equilibrio tra trasporto pubblico e mobilità privata.
Chi ci passa ogni giorno non sa se ridere o arrabbiarsi. La tettoia trasparente, tutta triangoli, sembra uscita da un catalogo di design scandinavo, ma a quanto pare ripara poco. Se piove, ti bagni. Se c’è vento, ti bagni lo stesso. Se c’è il sole, ti fai un’abbronzatura geometrica. Un capolavoro estetico, forse. Ma come copertura funziona peggio di un ombrello rotto.
Al centro della polemica anche il confronto con altre città, dove il costo medio di una pensilina simile si aggira tra i 15.000 e i 20.000 euro. Qui, invece, si è arrivati al triplo, sollevando dubbi sull’efficienza della spesa pubblica e sulla reale necessità di un intervento così invasivo.
Per molti romani, questa pensilina rappresenta l’ennesima scelta calata dall’alto, scollegata dai bisogni quotidiani di chi vive e lavora in zona. Un’opera che, anziché migliorare il servizio, viene vista come un ulteriore ostacolo alla vivibilità urbana.