Roma, la ‘super variante’ per il maxi hotel di lusso arriva in Campidoglio: intanto la Giunta prepara la stretta anti-B&B

Roma, sullo sfondo la location del nuovo hotel di lusso in centro in deroga, foto Google Maps, in primo piano, il sindaco Gualtieri, l'assessore Onorato e la presidente del Consiglio Celli

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Roma, l’esclusiva lanciata da Il Nuovo 7 Colli nei giorni scorsi trova ora conferma nei documenti del Campidoglio: la “super variante” che spalanca la strada a un maxi hotel di lusso nel cuore di via Cavour approda in Aula Giulio Cesare. Il progetto(ne) è stato inserito dalla presidente del Consiglio Comunale di Roma, Svetlana Celli, come primo punto all’ordine dei lavori dell’Assemblea Capitolina del 16 e 18 settembre prossimi. Una decisione che segna un passaggio cruciale nel ridisegno della mappa turistico-ricettiva della Capitale.

Mentre la Giunta Gualtieri, tra tutti in prima fila l’assessore al Turismo Alessandro Onorato, annuncia la linea dura contro affittacamere, B&B e case vacanza – ossia contro privati e piccoli imprenditori – nell’aula consiliare più prestigiosa della città si prepara il via libera definitivo a un’operazione urbanistica imponente, che concentra in un unico corpo edilizio più immobili storici tra via Cavour, Largo Visconti Venosta, via Sforza e via Giovanni Lanza, nel cuore del Municipio I.

La “super variante” in deroga di Roma, intanto la Giunta compie il giro di vite contro B&B, affittacamere e case-vacanze

La proposta n. 123 del 2025, così si chiama tecnicamente la proposta del nuovo maxi hotel, sarà sottoposta al voto dell’aula. Non parliamo però di un semplice permesso di costruire. Visto che il progetto rappresenta un’autentica variante urbanistica che riconosce un “interesse pubblico” tale da giustificare deroghe consistenti.

In termini pratici, il complesso potrà beneficiare dell’accorpamento di più edifici, dell’aumento della superficie lorda e di un cambio di destinazione d’uso a ricettivo. Un insieme di facilitazioni che consentiranno di dar vita a un albergo di oltre 60 posti letto, incastonato in una delle zone più delicate e strategiche della città, tra la stazione Termini e il Colosseo.

Quella che viene definita “riqualificazione” assume così i tratti di una vera e propria trasformazione urbana: da un insieme di immobili residenziali sparsi a un’unica struttura alberghiera di lusso, in grado di attrarre un flusso turistico ancora maggiore in un quadrante già congestionato.

Il contesto politico della stretta

Il tempismo appare eloquente: mentre l’aula capitolina guidata da Celli (e Gualtieri) si prepara ad approvare la nascita di un nuovo gigante dell’ospitalità, la stessa Giunta Gualtieri (in particolare l’assessore Onorato) sta limando il regolamento che imporrà un giro di vite senza precedenti sugli affitti brevi.

La misura, già annunciata e attesa entro settembre, mira a contenere l’esplosione di B&B, affittacamere e case vacanza, accusati di aver trasformato quartieri storici come Monti, Esquilino e Trastevere in dormitori turistici, svuotando i rioni della loro anima residenziale. La soglia ipotizzata dal Campidoglio è drastica: non più del 25-30% degli appartamenti in un condominio potranno essere destinati a uso turistico.

In nome della tutela del tessuto sociale, si preparano così limiti severi per migliaia di piccoli proprietari che hanno investito nel turismo diffuso. Una linea di rigore che, accanto alla “super variante” pro-alberghi, disegna un equilibrio tutto da decifrare.

La strategia politico-istituzionale a due velocità

L’apparente contraddizione diventa evidente. Da un lato si invoca il freno all’invasione dei turisti negli appartamenti privati, dall’altro si spalanca la strada a un nuovo hotel che otterrà cubature aggiuntive e un riconoscimento di “interesse pubblico”.

È la fotografia di una politica turistica a due velocità: restrittiva verso i piccoli, permissiva verso i grandi gruppi immobiliari? Un dualismo che alimenta interrogativi cruciali sul modello di sviluppo perseguito dal Campidoglio: contenere il turismo diffuso, ma favorire quello concentrato nelle grandi strutture ricettive?

La coerenza della strategia è messa in discussione proprio dal cortocircuito fra gli annunci e i provvedimenti concreti. La stretta sugli affitti brevi viene presentata come tutela delle famiglie romane, ma intanto si autorizza la trasformazione di interi isolati in un hotel di lusso.

La domanda inevasa

Chi trae realmente beneficio da questa doppia linea d’azione? Roma e i romani o chi controlla le operazioni immobiliari più rilevanti?

L’approvazione della proposta 123, con il suo corredo di deroghe e riconoscimenti speciali, proietta la Capitale verso un futuro turistico sempre più polarizzato: meno spazi per il turismo diffuso, più potere ai grandi investitori alberghieri.

Il tutto mentre i quartieri storici continuano a vivere l’assedio del turismo di massa, tra bus a due piani, strade congestionate e residenti in fuga.

Un bivio per la Capitale e il suo centro storico, il più prezioso al mondo

La “super variante” rappresenta dunque molto più di un semplice permesso edilizio: è il simbolo di una scelta politica precisa. Roma, ancora una volta, si trova al bivio tra due modelli di città. Da una parte, la tutela del tessuto residenziale e del piccolo patrimonio immobiliare. Dall’altra, l’apertura a operazioni di grande impatto, capaci di riscrivere interi pezzi del centro storico in chiave turistica.

Il voto in Aula Giulio Cesare chiarirà quale visione prevarrà. Ma già oggi il messaggio appare lampante: nel braccio di ferro tra turismo diffuso e grandi alberghi, il Campidoglio sembra aver deciso da che parte stare.

Roma, il documento che l’aula Giulio Cesare si appresta a votare – www.7colli.it