Roma, la “vendetta del cilecca”: arrestato rapinatore seriale di prostitute, le derubava dopo i rapporti andati male
Quando il giudice ti sta per condannare per le stesse rapine che hai già fatto, forse non è proprio il momento giusto per “riprovare”. Ma Luca (nome di fantasia), 42 anni, di Roma, non dev’essere tipo da consigli. Già noto alle forze dell’ordine per una serie di colpi ai danni di prostitute, tutte eseguite con lo stesso copione, il 42enne ha infatti deciso di riprovarci andando a cercare una nuova preda.
“Non ci sono riuscito, dammi i soldi”
La storia dell’uomo sembra uscita da da un film. L’uomo, un habitué delle prostitute della Capitale, sopratutto in via Salaria, a causa dell’abuso di sostanze stupefacenti non riusciva a portare a termine l’atto sessuale. E, ogni volta che il suo “bene più prezioso” non collaborava, dava di matto e se la prendeva con la malcapitata di turno, pretendendo almeno la restituzione dei soldi, visto che la “dignità” ormai era persa. Ma le donne, che comunque avevano perso il loro tempo con lui, volevano essere pagate. A quel punto l’uomo le rapinava, portando via anche l’incasso della giornata. Le denunce hanno portato a dei procedimenti, per i quali l’uomo ora è in attesa di una condanna.
Ma l’uomo ha deciso di “ingannare l’attesa” alla sua maniera: andando sulla Salaria, in cerca di una prostituta. E andandoci usando l’auto della madre, senza dirle dove si stava recando. E portandosi appresso lo spray al peperoncino, forse già con l’intenzione di riprendersi i soldi della prestazione, magari temendo che pure stavolta avrebbe fatto cilecca.
La rapina sulla Salaria
È la sera dell’8 ottobre scorso, intorno alle 22, quando Simone si ferma in una stazione di servizio sulla via Salaria. Lì incontra una prostituta romena, che attende i clienti. Trattativa veloce: 100 euro per un’ora di compagnia, pagati con due banconote da 50 euro. Tutto sembra filare liscio. Stavolta, contrariamente alle precedenti, riesce nell’intento. Ma invece di festeggiare l’avvenimento, anche questa volta rivuole i soldi indietro.
Lei, comprensibilmente, si rifiuta: “Ho lavorato, i soldi sono miei”. E lì lui perde completamente la testa. Prima le urla contro, poi la minaccia di morte se non gli consegna subito la borsa. Quando la donna resiste, l’uomo estrae lo spray al peperoncino, glielo spruzza in faccia e le strappa di forza la borsa a tracolla. Dentro, oltre ai 100 euro appena guadagnati, c’erano altri 300 euro, un iPhone 16 e vari effetti personali.
La fuga rocambolesca
La donna, in preda al panico, si lancia fuori dall’auto urlando aiuto. Un vigilante che si trova lì vicino capisce subito che qualcosa non va e prova a bloccare la macchina, mettendosi davanti. Ma il 42enne riesce a sfuggire e a imboccare la Salaria, sparendo nel traffico. Fortuna vuole che il vigilante, pur tra le urla e la confusione, riesca a leggere e annotare la targa. La notte del 9 ottobre, la vittima sporge denuncia. Bastano pochi controlli al Pubblico Registro Automobilistico per risalire al proprietario della vettura, che risulterà intestata a un’anziana donna, residente a Roma, in zona Labaro.
Due giorni dopo, i carabinieri bussano alla porta della signora, che ammette imbarazzata: “La macchina la usa mio figlio”. E così i pezzi del puzzle si incastrano: Luca, recidivo e già più volte arrestato per rapine a prostitute extracomunitarie, viene identificato senza ombra di dubbio anche grazie al riconoscimento fotografico della vittima.
L’ordinanza del Gip: “Un recidivo seriale, incapace di fermarsi”
Nessun dubbio per il Gip Battinieri, che quattro giorni giorni fa ha deciso di tenere il 42enne sotto controllo, per evitare che se ne vada nuovamente “a spasso” e commettere altre rapine. Quella dell’uomo, infatti, per il Gip non è stata una “discussione sul rimborso”, ma una rapina in piena regola, aggravata dall’uso dello spray urticante. Per il giudice Luca è “un soggetto recidivo, con inclinazione stabile alla violenza e all’abuso di sostanze”, già condannato per rapine aggravate commesse con lo stesso metodo. Secondo il Gip, l’uomo non si è limitato a una lite, ma ha messo in atto “una rapina aggravata dall’uso di un’arma impropria (lo spray al peperoncino)”, agendo con piena coscienza e con modalità che “denotano pericolosità sociale elevata”.
Da qui la decisione di disporre gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, misura che rappresenta – scrive il giudice – “un compromesso tra prevenzione e libertà personale”. Se però dovesse rifiutare il braccialetto, scatterebbe il carcere immediato. Al 42enne la serata è costata molto più dei 100 euro pattuiti. E, invece del solito rimborso forzato, ha guadagnato un braccialetto elettronico. E forse anche un record personale: essere riuscito a collezionare più “fallimenti” che rapine riuscite.