Roma, l’albero di Natale di piazza del Popolo: il vero costo è 280mila €, non 127mila
Roma, un albero di Natale (l’erede di Spelacchio) alto almeno 20 metri, addobbi con sfere di “almeno 30 cm” e una fornitura “chiavi in mano”. Per l’albero di Natale che il Campidoglio prepara a piazza del Popolo — presentato come l’erede di Spelacchio — Roma Capitale ha affidato alla società Rattiflora (Como) l’intervento complessivo per 126mila e 915 euro. Risorse pubbliche indicate come legate agli eventi giubilari.
L’affidamento: tutto dentro le regole? Di sicuro non basta a raccontare il costo totale
La notizia è rimbalzata anche su diverse testate nazionali: l’importo è sotto la soglia dei 140.000 euro, quindi la normativa consente l’affidamento diretto per servizi e forniture. La procedura passa dal MePA, la piattaforma pubblica, tramite trattativa diretta. Tradotto: sul piano formale, nulla di anomalo.
Il “secondo assegno”: luci e basamento in un’altra determina
La storia, però, non finisce con i “127mila”. Per lo stesso allestimento in piazza del Popolo esiste una seconda determina separata, dedicata a luminarie e basamento: 100.000 LED color oro a luce calda, con affidamento a un altro operatore per 152.500 euro (IVA inclusa), più 35 euro di contributo ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione). (Inseriamo entrambi i documenti di pagamento alla fine di questo articolo, in formato scaricabile).
Il totale: 279.450 euro (solo per piazza del Popolo)
Somma alla mano, l’operazione arriva ad almeno 279.450 euro: 126.915 euro per l’albero “chiavi in mano”. 152.500 euro per luci e basamento. Un importo che, messo tutto insieme, cambia la percezione dell’intervento: non è solo “l’albero da 127mila euro”, ma un pacchetto che sfiora i 279mila.
Un Natale “a rate”: legittimo, ma perché raccontato a metà?
Alla fine in piazza si vedrà una sola cosa: un abete destinato a diventare sfondo di selfie, passeggiate, turisti e famiglie. Dietro quell’immagine, però, ci sono due atti amministrativi e due percorsi distinti: uno per l’albero, uno per luci e basamento. È tutto legittimo? Probabilmente sì. Ma la domanda resta politica e comunicativa: perché la narrazione pubblica si ferma alla cifra più “semplice” e il totale emerge solo a chi va a cercare le carte? Quando persino un simbolo natalizio così elementare viene “spacchettato” in più determine, la trasparenza non sparisce: si diluisce. E al cittadino resta la sensazione di un conto raccontato, ma solo a metà. E chissà se, prima della Befana, l’Autorità Nazionale AntiCorruzione avrà qualcosa da ridire su queste due ‘rate’?