Roma, l’antenna nello storico parco ‘congelata’ fino a aprile, i comitati: “Mai convocati dalla Giunta al tavolo tecnico”

Roma, sullo sfondo una classica antenna, in primo piano l'assessore al Commercio Lucarelli

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Roma, l’antenna di telefonia mobile prevista in un parco storico della Capitale gestito da Roma Natura entra in una fase di “congelamento giudiziario”. Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha emesso un’ordinanza con cui, di fatto, rinvia ogni decisione al 14 aprile 2026. Fino ad allora il procedimento resta sospeso nei suoi snodi principali. Prima di pronunciarsi sul ricorso presentato da Iliad contro i ‘No’ della Soprintendenza Archeologia, i giudici vogliono capire come il Comune di Roma abbia gestito la Conferenza dei Servizi, ossia il tavolo tecnico chiamato ad approvare o bocciare il progetto. Un passaggio che pesa sia sulla copertura telefonica dell’area, sia sulle richieste di tutela avanzate dai residenti del quartiere. Purtroppo, ogni indicazione relativa alla localizzazione del parco di Roma coinvolto, è stata oscurata dai giudici e dal Comune di Roma.

Conferenza dei servizi di Roma sotto la lente del Collegio

Nel provvedimento il Tar chiede a Roma una “dettagliata relazione” sulla definizione della Conferenza dei Servizi, corredata dall’eventuale determina conclusiva. L’amministrazione ha novanta giorni di tempo per depositare gli atti. In giudizio, oltre a Roma, si sono costituiti il Ministero della Cultura e la Città Metropolitana. Mentre Arpa Lazio e l’ente regionale Roma Natura non hanno preso parte finora al processo. Solo dopo aver ricostruito l’intero iter – dai preavvisi di diniego di febbraio fino al provvedimento della Soprintendenza di marzo – il Collegio scioglierà il nodo sull’antenna.

Copertura telefonica vs tutela del quartiere storico

Al centro del contenzioso c’è l’equilibrio fra un servizio di pubblica utilità e la salvaguardia di un’area urbana delicata. Iliad rivendica il diritto a potenziare la rete in una zona abitata, dove la domanda di connettività è in costante crescita. Dall’altra parte, la Soprintendenza ha espresso più di una perplessità sull’impatto dell’impianto, fino ad arrivare al diniego impugnato dall’operatore. In mezzo restano i cittadini, che chiedono di non subire scelte calate dall’alto e di poter contare su un quadro di regole chiaro, valido per tutto il territorio comunale e non solo caso per caso.

I comitati: “Mai chiamati al tavolo tecnico del Campidoglio”

Il caso riaccende anche una ferita aperta: il mancato coinvolgimento dei comitati nel tavolo tecnico avviato dal Campidoglio sul tema antenne. La rete “Stop antenne senza pianificazione”, che riunisce realtà da San Saba al Marconi, dall’Infernetto al Giardino di Roma, denuncia di non essere mai stata convocata.

I referenti ricordano come nei mesi scorsi siano stati avviati incontri con tecnici e operatori telefonici, ma senza la presenza della cittadinanza organizzata. Da qui la domanda polemica: con chi si sta discutendo il futuro “piano” delle antenne, se chi vive nei quartieri interessati resta fuori dalla stanza delle decisioni?

Un piano delle antenne ancora sulla carta

Tale vicenda giudiziaria si intreccia con il più ampio vuoto di programmazione. Il nuovo regolamento comunale sulle antenne, che ha sostituito una delibera vecchia di anni, non ha introdotto un vero piano territoriale per la telefonia mobile. Le norme tecniche, approvate successivamente, hanno persino eliminato l’articolo che lo prevedeva.

Nel frattempo il Campidoglio lavora alla digitalizzazione dello sportello per le domande degli operatori e valuta soluzioni meno impattanti dal punto di vista paesaggistico. Ma per i comitati tutto questo non basta: senza partecipazione e senza una mappa chiara delle aree idonee, casi come quello del parco di Roma rischiano di replicarsi, tribunale dopo tribunale.