Roma lavora, ma non per tutte: la ripresa che dimentica le donne

Roma, lavoro donne

Nel 2023 Roma ha ripreso a respirare. Dopo la caduta verticale del 2020, i dati del Rapporto sul Mercato del Lavoro nell’Area Metropolitana Romana 2024 mostrano una città in lenta risalita: gli occupati hanno raggiunto quota 1,8 milioni, con un incremento del 2,8% rispetto al 2022.
Il tasso di occupazione (15-64 anni) è salito al 65,3%, e a Roma città arriva fino al 67,7%, superando la media nazionale (61,5%).

Dietro i numeri, però, si nasconde una realtà più fragile. Il lavoro stabile resta una chimera, e la crescita è sostenuta da contratti temporanei, part-time involontari e lavori intermittenti. Gli esperti del rapporto parlano di “ripresa contenuta e incerta”, soprattutto nel settore del terziario avanzato, un pilastro dell’economia romana che mostra segni di fatica dopo l’entusiasmo post-pandemico.

Lavoro femminile: cresce la partecipazione ma la parità è lontana

Se la Capitale torna a creare lavoro, le donne ne beneficiano solo in parte. Nel 2023, il tasso di occupazione femminile nell’area metropolitana è salito al 58%, un dato migliore rispetto alla media del Lazio (55,1%) ma ancora ben lontano dal 72,8% maschile.
In termini assoluti, le occupate sono 813.560, con un incremento dell’1,5% rispetto al 2022, a fronte di una crescita del 3,9% tra gli uomini.

Questa forbice non è solo numerica, ma qualitativa: le donne lavorano di più, ma in settori meno stabili e meno retribuiti. Il part-time — spesso involontario — continua a essere la forma dominante d’impiego femminile. Molte lavoratrici restano intrappolate in ruoli di servizio, nel commercio, nella sanità e nella scuola, con poche opportunità di carriera e retribuzioni inferiori.

Il Rapporto sottolinea che la ripresa post-pandemia ha favorito soprattutto gli uomini, grazie al rilancio dei comparti industriali e tecnici. Le donne, invece, si sono concentrate nei settori più colpiti dalla crisi — turismo, servizi alla persona e ristorazione — e faticano ancora a recuperare terreno.

Un mercato del lavoro dove la presenza femminile è ampia ma fragile, fatta di carriere discontinue e di un equilibrio sempre precario tra vita privata e professionale.
Solo il 44,7% degli occupati nella città metropolitana di Roma è donna, a fronte del 42,4% a livello nazionale. Numeri che raccontano una verità amara: la parità occupazionale resta un traguardo lontano.

Neet, inoccupati e cassa integrazione

Il tasso di disoccupazione nella Capitale si ferma al 6,4%, in calo rispetto agli anni precedenti, ma cresce il numero di chi rinuncia a cercare lavoro. Sono oltre 237 mila le persone nell’area romana che, pur potendo lavorare, non partecipano più al mercato: un dato che misura la sfiducia collettiva e una “mancata partecipazione” all’11,5%, contro il 14,8% nazionale.

A colpire più duramente è la generazione dei giovani Neet – coloro che non studiano, non lavorano e non si formano. Nella sola città metropolitana di Roma se ne contano oltre 72 mila, di cui 41 mila nella Capitale. Pur in calo rispetto al 2022, rappresentano ancora il 12,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni.
Non si tratta solo di ragazzi senza prospettive: il 62% ha un diploma, e quasi il 18% è laureato. Un dato che racconta un paradosso: a Roma, più si è formati, più è difficile trovare un lavoro adeguato alle proprie competenze.

Parallelamente, la Cassa Integrazione cala drasticamente (-60,1% rispetto al 2022), ma lascia dietro di sé oltre 12 mila lavoratori a zero ore, persone sospese tra occupazione e precarietà.
Si tratta di un’area grigia che sfugge alle statistiche ufficiali, ma che fotografa la nuova forma di vulnerabilità urbana: chi lavora senza garanzie, chi accetta meno pur di non uscire dal sistema.

Roma resiste, ma la vera sfida è sociale: dignità e parità nel lavoro

Roma resta una città piena di contrasti. Da un lato, la vitalità economica di un territorio che attrae competenze, turismo e innovazione; dall’altro, il prezzo sociale della ripresa, che si traduce in precarietà e diseguaglianze crescenti.

Gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) mostrano una Capitale con opportunità superiori alla media nazionale, ma con una qualità del lavoro ancora deludente: stipendi bassi, contratti instabili e una distanza crescente tra istruzione e mercato.

Per le donne, il nodo resta culturale prima ancora che economico: senza politiche concrete di conciliazione, welfare e valorizzazione delle competenze femminili, il rischio è che il mercato romano continui a crescere su basi diseguali.

Il rapporto del 2024 chiude con una nota amara ma lucida: Roma sta guarendo, ma non è ancora tornata in salute. Il vero obiettivo, oggi, non è solo creare occupazione, ma restituire senso, parità e dignità al lavoro.