Roma, le mani della criminalità sull’asfalto, ma anche su verde e trasporti: al via 31 nuove interdittive antimafia

Nel cuore di Roma, la criminalità organizzata continua a tessere le sue trame. Anche il 2024 ha confermato la presenza pervasiva delle mafie nei gangli vitali dell’economia romana. Dall’asfalto ai trasporti pubblici, dai ristoranti alle imprese che si occupano di verde pubblico, le mafie sono riuscite a infiltrarsi nelle attività economiche più strategiche, mimetizzandosi in un mercato apparentemente sano. Un fenomeno che non conosce battute d’arresto e che si autoalimenta grazie a sofisticati meccanismi di riciclaggio e reinvestimento.
Roma, 31 interdittive in un solo anno
Nel solo anno in corso, il Prefetto di Roma ha già emesso 31 provvedimenti interdittivi antimafia, frutto delle risultanze investigative delle operazioni “Tritone”, “Eureka” e “Assedio”. Un’azione mirata a colpire aziende attive nei settori dell’edilizia, della ristorazione, del noleggio auto, del turismo e persino del trattamento delle acque.

Settori vitali, dove si intrecciano appalti pubblici, fondi europei e flussi di denaro difficilmente tracciabili. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dalla relazione semestrale appena resa pubblica dalla DIA, Direzione Investigativa Antimafia.
Operazioni e date chiave per Roma e provincia
Le operazioni che hanno portato alle interdittive sono il risultato di anni di indagini complesse. La più significativa, “Assedio”, ha visto il suo epilogo il 9 luglio 2024, con l’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di 18 soggetti indagati per estorsione, usura e riciclaggio, aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta ha svelato due associazioni criminali radicate sul territorio e collegate a potenti consorterie extraregionali. Il sequestro preventivo ha colpito tre società e beni per oltre 120 milioni di euro.
Precedentemente, l’operazione “Tritone”, condotta nella zona di Anzio e Nettuno, aveva già evidenziato, con un’ordinanza del 14 febbraio 2022, la presenza di ‘ndrine calabresi perfettamente integrate nel tessuto criminale locale. L’inchiesta “Eureka”, con un’ordinanza del 13 marzo 2023, ha invece messo a nudo un sistema transnazionale di fittizie intestazioni societarie tra Italia e Portogallo, a scopo di traffico di droga, armi e riciclaggio.
Una criminalità multiforme e radicata, che ha messo le mani su Roma
Nel primo e secondo semestre del 2024, l’andamento dei reati di matrice mafiosa a Roma si è mantenuto stabile rispetto alla seconda metà del 2023. Una stabilità che cela una presenza ormai sistemica. Le mafie, oggi, non si limitano più al controllo territoriale attraverso violenza e intimidazione. Prediligono l’infiltrazione silenziosa, quella che passa per gli appalti, le imprese, le Amministrazioni locali. E colpiscono soprattutto lì dove il turismo e gli investimenti pubblici creano un fertile terreno per la speculazione.
Questa strategia di mimetizzazione rende le attività mafiose difficili da distinguere dalle normali dinamiche di mercato. Le cosche si adattano, si evolvono, sfruttano le debolezze del sistema, inquinando il tessuto socioeconomico della Capitale e trasformandolo in un laboratorio criminale a cielo aperto.
Le province e l’estensione del fenomeno
Il contagio mafioso non si ferma alla Capitale. Anche le prefetture di Latina e Viterbo hanno reagito con determinazione. Il Prefetto di Latina ha disposto 17 interdittive antimafia contro imprese attive nei trasporti pubblici, nella ristorazione, nell’agricoltura e nelle costruzioni. A Viterbo, invece, sono 7 le aziende colpite, operanti nei settori agricolo, turistico e della logistica.
Meno dinamica, ma ugualmente preoccupante, la situazione a Rieti, dove nel primo semestre del 2024 si contano 75 segnalazioni, un dato stabile da almeno un anno. Anche qui, la criminalità non si espone apertamente, ma lavora nell’ombra, pronta a cogliere ogni occasione utile per insinuarsi.
Mafia e impresa, un connubio ormai strutturale
Dalla relazione semestrale al Parlamento emerge una realtà inquietante: le mafie tradizionali, con l’aiuto della malavita romana, hanno stabilito un connubio consolidato tra crimine e impresa. La fusione tra interessi mafiosi e dinamiche economiche legali ha prodotto un sistema ibrido, difficile da decifrare, ma perfettamente operativo. I gruppi autoctoni si radicano nei quartieri, mentre le mafie esterne investono risorse e know-how per acquisire controllo e potere decisionale.
Il 14 novembre 2024, la Banca d’Italia ha pubblicato un’analisi sull’economia del Lazio, segnalando un aumento della spesa pubblica in opere infrastrutturali. Una dinamica che, pur positiva per lo sviluppo del territorio, rappresenta una potenziale porta d’ingresso per le mafie, pronte ad approfittare di ogni spiraglio offerto da gare d’appalto e fondi pubblici.
Roma, centro nevralgico di un sistema criminale
Roma continua a essere il centro nevralgico di un sistema criminale fluido e trasversale, dove le mafie si adattano, si nascondono, si rinnovano. La risposta dello Stato, seppur decisa, deve affrontare una rete sempre più sofisticata e invisibile. Le 31 interdittive antimafia del 2024 rappresentano solo la punta dell’iceberg. Il vero pericolo è nella capacità delle mafie di confondersi con l’economia reale, trasformando strade, cantieri, ristoranti e autobus in strumenti di potere e profitto illecito.