Roma, l’emergenza medici di famiglia si aggrava, ne mancano 500, da Ostia a Tor Bella Monaca

La Capitale affronta una crisi sanitaria senza precedenti. Oltre 500 medici di medicina generale risultano assenti: 300 solo a Roma, mentre il Lazio intero tocca quota 500. Questo vuoto rischia di crescere nei prossimi mesi con l’uscita di scena di numerosi professionisti ormai prossimi alla pensione.
Roma, periferie nel mirino dell’emergenza, da Ostia a Tor Bella Monaca
Le zone più colpite si estendono da Ostia, al Trullo a Dragona, passando per Tor Bella Monaca, Torrenova e Torre Angela. Qui la carenza pesa su centinaia di migliaia di cittadini, costretti a scegliere un medico lontano dal proprio quartiere, rinunciando di fatto a cure di prossimità e al diritto di scelta. La periferia si trasforma così in terreno fertile per un disagio sanitario crescente.

Cinquemila medici in meno nel Paese: un allarme nazionale
Il Lazio risente di una crisi che non è solo locale. In tutta Italia mancano oltre 5.500 medici di famiglia e nei prossimi due anni circa 7.300 professionisti raggiungeranno l’età pensionabile. Una professione che per i giovani appare sempre meno attrattiva, stretta tra burocrazia, carichi di lavoro insostenibili e stipendi poco competitivi.
Regolamenti fermi e bandi bloccati
A Roma la situazione è aggravata dall’assenza di bandi aggiornati. L’ultimo risale a oltre un anno fa e prevedeva pochissimi posti disponibili, un numero assolutamente insufficiente rispetto al fabbisogno reale. Senza bandi, i giovani medici non possono essere assegnati nei quartieri dove l’urgenza è più forte. Un paradosso che trasforma una carenza fisiologica in un’emergenza strutturale.
Soluzioni tampone non bastano
La risposta istituzionale è limitata e transitoria: incarichi provvisori, aumento dei massimali degli assistiti e richiami di medici in pensione. In alcuni casi un solo medico si trova a seguire fino a 1.800 pazienti, ben oltre il limite ideale di 1.000. Si tratta di soluzioni tampone che alleggeriscono momentaneamente la pressione, ma non risolvono la radice del problema.
Conseguenze immediate per i cittadini
Senza medico di base, aumenta il ricorso ai pronto soccorso, con conseguente sovraffollamento delle strutture ospedaliere. Saltano visite di controllo, cure croniche e servizi preventivi. La medicina di prossimità, pilastro del sistema sanitario, rischia di cedere il passo al caos. Le fasce più fragili, dagli anziani ai malati cronici, pagano il prezzo più alto.
Il quadro nel Lazio interno e nelle aree rurali
L’emergenza non si limita alla Capitale. In province come la Tuscia, decine di comuni sono rimasti privi di medici di famiglia, costringendo i cittadini a spostamenti lunghi e dispendiosi per ricevere assistenza. L’età media dei professionisti supera ormai i 60 anni e la sostituzione dei pensionamenti avviene con ritardi insostenibili.
Innovazioni e prospettive: la riforma in arrivo
Tra le soluzioni allo studio c’è la riforma che prevede l’inserimento dei medici di base nel Servizio Sanitario Nazionale, con orari e diritti equiparati ai colleghi ospedalieri. Centrale sarà l’organizzazione in equipe e l’apertura delle Case della Comunità, strutture finanziate dal PNRR che dovrebbero garantire un’assistenza diffusa sul territorio. Una prospettiva importante, ma ancora lontana dall’essere pienamente realizzata.
Conclusione
Roma è sull’orlo di una crisi sanitaria senza precedenti: mancano 500 medici di famiglia, con impatti devastanti sulla salute dei cittadini. Le periferie sono le più esposte, con migliaia di persone prive di cure vicine. Le misure temporanee limitano i danni, ma servono scelte strategiche e coraggiose: bandi immediati, incentivi ai giovani e infrastrutture sanitarie moderne.
L’appello è chiaro: senza un piano a lungo termine, il diritto alla salute dei romani rischia di rimanere lettera morta.