Roma, Leonardo Fiorini precipitato dal B&B, il caso si trasforma in un giallo, la famiglia: “Non si è suicidato”

Carabinieri

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Roma, martedì 18 novembre, nella basilica di San Domenico Abate a Isola del Liri, la comunità saluterà Leonardo Fiorini, 27 anni, morto dopo un volo di dodici metri dal balcone di un B&B a Monteverde. La bara arriverà in chiesa alle 14, i funerali saranno celebrati alle 15.30. Ma insieme al dolore, resta un interrogativo che riguarda non solo la famiglia, ma l’opinione pubblica: cosa è davvero accaduto quella notte tra giovedì 13 e venerdì 14 novembre in via di San Calepodio? I familiari sono categorici: «Leonardo non si è suicidato». Da qui parte una richiesta forte di verità, che chiama in causa la qualità delle indagini e la fiducia nelle istituzioni.

Autopsia e accertamenti: perché sono decisivi per tutti

Oggi all’Istituto di Medicina legale di Roma si sono conclusi gli accertamenti sul corpo del giovane. L’autopsia, a cui ha assistito il consulente di parte Vincenzo Caruso insieme all’avvocato di famiglia Danilo Iafrate, è uno snodo cruciale: non è un atto formale, ma lo strumento che deve chiarire lesioni, tempi, eventuali sostanze in circolo.
Per ogni cittadino è un diritto sapere che, davanti a una morte violenta o sospetta, lo Stato agisce con strumenti tecnici seri e indipendenti. Le prossime settimane diranno se fratture, traumi e analisi tossicologiche confermeranno o smentiranno le prime ricostruzioni. È da questi dati che passa la credibilità dell’inchiesta.

Il mistero del balcone e il ruolo dei testimoni

Secondo le prime informazioni, Leonardo soggiornava da alcuni giorni in quel B&B insieme all’amico David Stojanovic. Intorno alla mezzanotte, vicini e ospiti sentono urla provenire dalla stanza, poi vedono i due sul balcone. Le testimonianze divergono: per alcuni ci sarebbe stata una colluttazione prima della caduta, per altri Stojanovic avrebbe tentato di afferrarlo per una gamba, nel tentativo di impedirgli di precipitare.
Questo punto è centrale non solo per la vicenda di Leonardo, ma per capire quanto il contributo dei testimoni sia determinante: ogni dettaglio, ogni secondo ricostruito può cambiare il destino processuale di una persona e la risposta che lo Stato offre ai familiari.

La famiglia: «Escludiamo il suicidio». Il diritto a pretendere verità

«Escludiamo in maniera categorica il suicidio. Era un ragazzo pieno di vita e interessi, non aveva mai manifestato disagi», ribadisce l’avvocato Iafrate. È più di una dichiarazione emotiva: è l’affermazione di un diritto. Le famiglie delle vittime hanno il diritto di vedere esplorate tutte le piste, senza soluzioni sbrigative né etichette facili.
In un Paese dove spesso i congiunti sono costretti a diventare “investigatori di sé stessi”, il caso Fiorini riporta al centro un tema di interesse generale: la necessità di indagini accurate, comunicazioni trasparenti, possibilità di nominare consulenti e di partecipare al percorso verso la verità, non solo formalmente ma in modo effettivo.

Indagini su telefoni e droga: perché non è un dettaglio da cronaca nera

La Procura di Roma ha disposto il sequestro e l’analisi dei telefoni dei due ragazzi, oltre all’esame dell’hashish rinvenuto nel B&B. Non è morbosa curiosità: capire cosa sia successo nelle ore precedenti – messaggi, ricerche, eventuali chat – aiuta a ricostruire lo stato mentale e le dinamiche tra i due.
Anche l’ipotesi, richiamata dal giudice, di una possibile reazione psicotica legata all’uso di cannabinoidi, se confermata, aprirebbe un tema di forte impatto pubblico: l’illusione che certe sostanze “leggere” siano sempre innocue, specie nei consumatori occasionali e giovanissimi. È un terreno su cui informazione, scuola e sanità dovrebbero fare di più.

L’amico indagato ma libero: cosa significa davvero

David Stojanovic, inizialmente arrestato e posto ai domiciliari, è stato rimesso in libertà: il gip non ha ritenuto sufficienti, allo stato, gli indizi per applicare una misura cautelare per omicidio. Nelle testimonianze è riconosciuto il tentativo di trattenere Leonardo per una gamba, mentre restano contraddittori i racconti su come il 27enne sia salito sul parapetto.
Questo non significa che il caso sia chiuso: significa che le misure restrittive non possono sostituire il lavoro di indagine. Saranno l’autopsia e gli esami tossicologici a dire se si è trattato di incidente, gesto volontario o responsabilità altrui. E da quella risposta dipenderà non solo il destino di un indagato, ma la fiducia di tutti nella giustizia.