Roma, l’ex compagno la rapisce e la violenta per due volte in sei mesi: arrestato per stupro e sequestro
Roma, due rapimenti, due violenze sessuali, lo stesso aguzzino. È la storia di Giulia – nome di fantasia – una giovane donna di 27 anni che nel giro di pochi mesi ha vissuto l’incubo più terribile: essere sequestrata e stuprata due volte dall’ex compagno. Il suo carnefice, T.M., 30 anni, è già stato condannato in primo grado a 6 anni di carcere per il primo episodio di violenza, e ora rischia un nuovo processo per un secondo sequestro, ancora più brutale. Una vicenda che scuote Roma e riporta al centro del dibattito pubblico la questione, sempre più urgente, della protezione delle donne vittime di violenza.
Il rapimento nella periferia est di Roma
Era la sera del 23 novembre 2023 quando Giulia, ospite di un centro antiviolenza, è stata nuovamente raggiunta dal suo ex in un parco di Tor Sapienza, nella periferia est della Capitale. L’uomo, sotto l’effetto di alcol e droga, l’ha costretta con la forza a salire in macchina, minacciandola di picchiarla se avesse rifiutato. Da quel momento per la ragazza è iniziata una notte di orrore. Portata prima in una baracca abbandonata e poi in un casale isolato, è stata picchiata, minacciata e violentata più volte.
Nonostante lo shock, Giulia ha trovato la forza di chiedere aiuto: ha inviato messaggi alla sua avvocata e alla direttrice del centro antiviolenza. Quelle poche parole, “Aiuto, mi ha rapita di nuovo”, hanno permesso di attivare immediatamente la macchina dei soccorsi. La notizia è stata riportata dal quotidiano Il Messaggero.
La liberazione e le ferite
Le ore successive sono state una corsa contro il tempo. Gli agenti del commissariato Prenestino, allertati dalle segnalazioni, hanno rintracciato il casale dove la donna era trattenuta contro la sua volontà. All’alba, la liberazione. Giulia è stata trovata in stato di shock, con evidenti segni di percosse sul volto e sul corpo.
Il referto del pronto soccorso parla chiaro: contusioni ed ematomi guaribili in quindici giorni, ma le ferite psicologiche saranno molto più difficili da curare. Ora la donna è di nuovo sotto protezione, accolta in una struttura protetta. Per il suo aggressore, già detenuto a Regina Coeli, si attende l’udienza preliminare di marzo, dove dovrà rispondere delle accuse di violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona.
Il primo sequestro: la condanna a sei anni
Il nome di T.M. era già noto alle forze dell’ordine. Pochi mesi prima, il 6 giugno 2023, aveva rapito la stessa donna in circostanze analoghe. Quella volta l’aveva fermata in strada, in zona Testaccio, insieme a un complice mai identificato. L’aveva afferrata per un braccio, trascinata in auto, incappucciata e portata in un edificio abbandonato.
Lì l’aveva picchiata e minacciata con un coltello, costringendola a subire rapporti sessuali non consenzienti. Solo la mattina dopo, approfittando di un momento di distrazione, la vittima era riuscita a fuggire.
Per quell’episodio l’uomo è stato condannato a 6 anni di carcere con rito abbreviato per violenza sessuale e sequestro di persona. Ma la condanna non è bastata a fermarlo.
Il grido di allarme dei centri antiviolenza di Roma
Il nuovo caso di Tor Sapienza riaccende l’attenzione sulla tutela delle donne che denunciano abusi. Le associazioni che operano sul territorio, come i centri antiviolenza, sottolineano ancora una volta l’importanza di garantire percorsi di protezione più efficaci.
Molte vittime, come Giulia, vivono sotto costante minaccia anche dopo la denuncia, in un clima di paura e precarietà. Il rischio di nuove aggressioni, come dimostrano i fatti, resta altissimo se non accompagnato da misure di sicurezza immediate e concrete.
Un dovere collettivo
La vicenda mette in luce anche il ruolo fondamentale delle istituzioni e della società civile nel contrastare la violenza di genere. Non bastano leggi e condanne: servono risposte rapide, sostegno psicologico, protezione continuativa e soprattutto un cambio culturale.
Ogni denuncia deve essere ascoltata e seguita con la massima attenzione. Perché nessuna donna debba più scrivere, come ha fatto Giulia quella sera, “Aiuto, mi ha rapita di nuovo”.